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Numero 3 del 2011

Professione donna


Foto: Professione donna
PAGINA 7

Testi pagina 7

do un’altra Cristina. La prima Cristina è ormai nonna, ma
non cessa l’impegno: fonda un giornale di impianto euro-
peo, “L’Italie”, e continua a pubblicare cose intelligenti; fino
al 1871.

La finiamo qui, senza aggiungere il conteggio di quante
donne hanno approfittato della rivoluzione risorgimentale
per alzare anche la bandiera della “loro” libertà, ma so—
prattutto per “fare” l’Italia con le idee, il contributo per-
sonale, le azioni. Ricordiamo solo che nel 1861 in Italia
circolava un centinaio di riviste e rivistine femminili. Gran
parte delle prime notti erano stupri. Se una restava vedova

“ ‘Vogיִano k donne feיִaî
ed ano/zate dei tempi
armeni/le ati/09m matto
matto ilpemùyzo ai a’ob/a’
delle a’alme che

lep/zecea’ette/zo nella Vita,
e albo/zda/ze con qualche
g/zaa'aaù'ne
15 nome a’i quel/e che [0/20
game/10 e p/zepa/za/zono
a Via alla non maip/zima
goduta, fo/Me appena
day/mia felicità! ”

(Ou'atina di Begioiodo)

ed era incinta, si ritrovava la tutela di un “curatore al ven-
tre” perché la legge la riteneva inaffidabile per natura. Se
studiava la ritenevano strana e, comunque, le vietavano le
cattedre e il potere. Se condivideva le lotte del lavoro, i
sindacati la mettevano davanti a tutti perché si presumeva
che il regio esercito non avrebbe sparato sulle donne.
Chiesero il voto (e la Repubblica romana lo aveva accolto
nella sua Costituzione): lo ebbero dopo la seconda guerra
mondiale. La storia, infatti, non ricorda mai che non è
fatta solo dai maschi. I

LE DONNE
INVISIBILI ‘
DELL'UNITA
D'ITALIA

AI MARGINI

diAl ida Castelli



nche ricordare i 150 anni dell'Unità d'Italia diventa
un'occasione utile per far uscire dal silenzio le donne,
non solo quelle che sono intervenute nel periodo ri-
sorgimentale, ma anche tutte quelle che nei 150 anni
successivi hanno lottato per fare dell'Italia un Paese libero e
democratico.
Di molte non riusciremo a dire i nomi: sono le operaie delle
fabbriche tessili dell'ottocento, che hanno lottato per condi-
zioni più dignitose di lavoro, sono le mondine, le partigiane,
le antifasciste, le braccianti e tante altre.
Sono le donne che giorno dopo giorno hanno permesso a
questa nazione di crescere, e non c'è nessuna retorica in
questo ricordo.
Mi sarebbe piaciuto che dopo 150 anni ci fosse però un po'
più di visibilità per le tante donne che lavorano nel nostro
Paese, per la metà di noi che desiderano un lavoro, che lot-
tano ancora per i diritti nel mondo del lavoro, negati spesso
alla prima maternità. Ma le donne non fanno mai notizia. Con
poche eccezioni.
Se un extraterrestre ci osservasse attraverso i mass media,
potrebbe tranquillamente credere che in Italia ci sono solo
due tipi di donne: quelle che vengono, quasi ogni giorno, uc-
cise da un marito, ex marito fidanzato, ex fidanzato ecc., di
cui tutti, vicini di casa, parenti e amici confermano che si
trattava di un uomo gentile, educato e perbene, a volte
anche buon lavoratore.
La seconda categoria, è rappresentata da donne giovani,
molto simili nell'aspetto, anzi quasi uguali (labbra e seni pro-
minenti, capelli lunghi e fianchi stretti) che tengono occu-
pate, da non pochi mesi, le prime pagine e non solo, di
quotidiani, settimanali, televisioni ed internet. Spesso svol-
gono un lavoro non contenuto nel repertorio delle profes-
sioni e dei mestieri e tutte dipendono da un solo uomo.
Altre sono passate al livello successivo: sono retribuite per
gli incarichi politici che ricoprono, anche di grande rilievo,
con fondi pubblici, ma sempre e comunque dipendenti dal
solito uomo.
Ma se il nostro extraterrestre guardasse un po' meglio si ac-
corgerebbe, che non molto visibile ma sicuramente più inte-
ressante, c'è un ultimo gruppo: quelle che si sono definite,
per opera di una di loro “le non disponibili". Sono di aspetto
fisico e di età varia, le uniche, (ma sono veramente tante)
che non “dipendono" dal solito uomo e che svolgono lavori
e professioni che, invece, sono elencati nel repertorio delle
professioni e dei mestieri.

noidonne | marzo | 2011
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