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Numero 3 del 2011

Professione donna


Foto: Professione donna
PAGINA 39

Testi pagina 39

IMMAGINI AMICHE
A SCUOLA

Nelle scuole sono conti-
nuati dialogo e collabo-
razione avviati con la Staf—
fetta di donne contro la
violenza sulle donne.
Molte classi hanno rea-
lizzato laboratori e video
reperibili su youtube.

È il caso del יִlmato “Gio-
chiamo aIIa pari!” che _ .
l’UDI di Ferrara ha pro- '
mosso insieme al Comu-
ne e al Liceo Classico “L.
Ariosto”. Il filmato è stato proiettato per la prima volta in
apertura della seduta solenne congiunta dei Consigli co—
munale e provinciale del 25 novembre 2010 e in seguito in
altre iniziative pubbliche.

A Modena l’UDI ha tenuto dei laboratori di decostruzio-
ne degli stereotipi di genere. Se ne e occupata Serena Bal-
lista, della quale proponiamo una breve intervista.

4' I

Come si sono svolti i laboratori?

Siamo partite dal concetto di cittadinanza attiva e poi ab-
biamo sperimentato un percorso di “formazione parteci-
pata”: abbiamo cioè costruito insieme con le classi i concetti
fondanti del nostro progetto, confrontandoci sul tema del-
le differenze di genere e le discriminazioni sessuali, so—
prattutto sul funzionamento degli stereotipi. Abbiamo pre-
sentato alcuni esempi di immagini nemiche e altre di im-
magini “neutre” nel senso che per lo meno non riflettono
un’immagine negativa delle donne. Su questo abbiamo av-
viato una riflessione in aula, poi a casa ognuno ha continuato
individualmente la propria ricerca. Successivamente a
scuola abbiamo lavorato insieme in sottogruppi compilando
delle schede di catalogazione delle immagini.





Avete anche realizzato un video...

Si, il video è stato ricavato dalle attività di laboratorio ed è
stato ripetutamente trasmesso dalle TV locali. Insieme con
le schede prodotte dai ragazzi e le delibere dei comuni co-
stituisce il materiale del nostro Quaderno bianco.

Chi ha aderito ai laboratori?

Abbiamo lavorato con classi delle scuole medie superiori:
la IV D dell’istituto Selmi, e la VM e la III F dell’istituto Ven-
turi, che seguono rispettivamente il corso di educazione vi-
siva e quello di grafica pubblicitaria.

Cosa hai trovato di inaspettato, sorprendente in questa tua espe-
rienza?

Il fatto che pur conoscendo molto bene i sistemi di comu-
nicazione internet, TV, pubblicità, media, gli studenti non
si fossero praticamente mai posti il problema che l’imma-
gine pubblicitaria potesse veicolare stereotipi lesivi della di-
gnità non solo della donna, ma anche degli uomini, giacché
lo stereotipo sessuale colpisce entrambi.



Qual è stato allora il vostro obiettivo?

Quello di aiutarli a scovare dentro di sé degli strumenti cri-
tici, una sorta di antidoto alla Violenza culturale di genere,
coinvolgendoli non solo come cittadini e cittadine ma an-
che come futuri professionisti di una comunicazione re—
sponsabile.

E per te cosa ha significato?

L’Udi mi ha insegnato a trovare le parole per dare voce al
senso di disagio e frustrazione che, come giovane donna, so
di aver provato in completa solitudine durante tutta la mia
adolescenza. Un malessere derivato da un bombardamen-
to mediatico quotidiano rispetto alla necessità di adegua-
re il mio corpo a canoni estetici obbligati e di utilizzare que-
sto corpo perfetto, o perfettamente modificato, come pas-
se-partout a seconda delle occasioni della vita, in sostituzione
alla complessità intellettiva ed interiore propria di ogni es—
sere umano. I

noidonne | marzo | 2011

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