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Numero 3 del 2011

Professione donna


Foto: Professione donna
PAGINA 25

Testi pagina 25

Modelli educativi, divergenze possibili

di Simona Napolitani

J 4, I genitori, specie se implicati in un procedimento di separazione, a volte si trovano in
SENTIAMO L’AVVOCATA

disaccordo sui modelli educativi, ideologici, culturali e religiosi: se battezzare o meno
il figlio, se iscriverlo ad una scuola pubblica o privata, se educarlo secondo principi re-
ligiosi o meno, oppure quale culto religioso scegliere. || contrasto tra genitori su deci-
sioni di particolare interesse per i minori non ha, in genere, ricadute sulle modalità di
affidamento e sulla permanenza del figlio con il genitore non collocatario, a meno che
dalle modalità educative o dai modelli culturali dell’uno o dell’atro genitore non discenda
un pregiudizio rilevante per il minore. Pertanto il giudice non può esprimere una pre-
ferenza e deve rimanere estraneo alle dispute dei genitori, tranne nell'ipotesi in cui il
comportamento del padre o della madre rechino danno alla crescita del figlio.

Scrivi a: simonanapolitani@Iibero.it





O
1 E di Catia lori

QUANDO IL SILENZIO È SOTTOMISSIONE



uando una donna alza la voce perché si
Qsente calpestata le si dice che forse è
stanca, esaurita, fuori di testa. Quando una
donna esprime il suo dissenso o vuole ra-
gionare con la sua testa senza nulla dare per
scontato le si aggiunge che è persona sco-
moda, sgradita al consorzio civile, sociale e
maschile. E sono spesso anche altre donne
omogeneizzate al contesto a farle notare
quanto sia aggressiva, ostile e difficile da ge-
stire. Stiamo attente care donne quando v0-
gliamo essere noi stesse perché il prezzo da
pagare è davvero alto. E fa soffrire. Tutto si
paga con la solitudine, con la diffidenza, con
un malcelato fastidio. Ciò che certi uomini
sembrano apprezzare, per intenderci alla
Berlusconi, non è la capacità di pensiero, o
una sensibilità delicata ma l'avvenenza e la
giovane età. Requisiti di ben altro spessore
sono considerati pericolosi perché vissuti
come attacchi di lesa maestà. Le notizie di
questi giorni sembrano avvalorare proprio

questo limite, ancor meglio poi se a certe
curve si accompagnano palese immaturità,
compiacenza e totale disponibilità ad abdi-
care al proprio spirito critico. Mi sono venuti
in mente i due classici stereotipi, la donna
madonna e la donna maddalena che da sem-
pre penalizzano ogni donna. Certo oggi al-
meno verbalmente ci siamo affrancate
perché siamo manager, creative, donne au-
tonome e indipendenti. Ma il consenso col-
lettivo pare aver generato un terzo tipo di
donna, la modella baby, tutta moine e fragi-
lità che rendono vulnerabili le nostre psico-
logie creando esistenze e false identità.
Donne non si nasce, si diventa, diceva Si-
mone De Beauvoir. Ma è uno slogan e come
slogan ha un sacco di limiti. Allora aldilà
delle classi culturali e del desiderio di ribel-
lione più 0 meno sopito cerchiamo la nostra
essenza perdi più misteriosa e in perenne
evoluzione. Facciamoci forti della nostra di-
gnità e consapevolezza di valore-senza dl-

stinzione di età, credo politico, provenienza
geografica, per esprimere ad alta voce lo
sdegno che questa mentalità suscita, ne
sono sicura nella stragrande maggioranza di
noi. Recuperiamo i nostri valori più profondi,
diamo ali al sogno di tradurre concreta-
mente la nostra autonomia di pensiero. Noi
siamo alle prese ogni giorno con problemi
pratici e indifferibili. Ce la possiamo fare,
credetemi. E davanti alle povere Ruby stiamo
a fronte alta, schiena diritta ribaltando il mo-
dello e spiegando che il nostro sacrificio è
utile e sa di buono. Siamo scelte e premiate
in base al merito, alla professionalità, all'im-
pegno, all'intelligenza. E non in relazione al
grado di stupida compiacenza alle voglie
perverse di un vecchio satiro. Credo che
molti uomini continueranno a invidiare e a
emulare il Silvio nazionale ma le donne non
possono che averne abbastanza.

noidonne | marzo | 2011


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