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Numero 3 del 2011

Professione donna


Foto: Professione donna
PAGINA 42

Testi pagina 42

LA RESISTENZA

MEMORIA
VIVA

di Marcello Marchesini



È BELLO VIVERE LIBERI,
OVVERO 'TEATRO CIVILE'
DIE CON MARTA CUSCUNÀ

os’e stata la Resistenza dal punto di vista storico,
forse, lo sappiamo. I martiri, i nomi delle Briga-
te, le date, i luoghi degli scontri e degli eccidi. Co-
nosciamo anche le motivazioni che spinsero tan—
ti giovani a pronunciare il loro no, opponendosi
al Regime. Note le testimonianze di chi allora non ha ac-
cettato il ruolo di semplice spettatore ma ha deciso, scen—
dendo in strada, di essere attore. I racconti hanno riempi-
to gli archivi. Questi si sono poi sedimentati, cristallizzan-
dosi in Memoria. Ora, forse, a più di sessant’anni di distanza,
quel che a molti giovani resta di quei giorni in cui tutto pa-
reva terribilmente possibile, è la necessaria ma poco co-
municativa freddezza delle statistiche. Se lo spettacolo di ‘tea—
tro civile per un’attrice, cinque burattini e un pupazzo’ di
e con Marta Cuscunà - vincitore del Premio Scenario per
Ustica 2009 — ha un pregio, è quello di guidarci per mano
nel percorso inverso: dalla nozionistica alla memoria viva,
necessaria, urgente. Dalla rigidità delle statuine comme-
morative alla freschezza dello sguardo di Ondina Petenai,
che nel ’42 decise di riversare tutta la spontaneità e l’alle-
gria dei suoi 17 anni nel “folle” proposito di cambiare
l’Italia. Un’ora circa di spettacolo, sette capitoli per
raccontare di una crescita civile e morale. Dai ‘ro-
manzetti per signorine delle biblioteche fasciste’ ai te-
sti “seri” di ‘Jack London e Victor Hugo’, dal ‘cucina—
re e lavorare a maglia’ al ‘saper riparare un motore, cam-
biare una lampadina’, portare i pantaloni oltre che la gon-
na. Una consapevolezza che crebbe in molte giovani don—
ne in quell’epoca di scelte ardue, rischi incalcolabili e gran-
di speranze. Coscienza che ‘non si può essere giudicate per






























noidonne I marzo I 2011












la razza o per il sesso’, ma come individui unici. Dall’orga—
nizzazione del Soccorso Rosso, alla formazione della Brigata
Garibaldi - la prima composta solo di italiani - agli scontri
con inazifascisti, la vicenda di questa giovane friulana che
già a 14 anni era operaia nei cantieri navali di Monfalcone
si snoda attraverso le parole e i gesti di Marta, giovane an-
che lei. Entusiasta, felice di far rivivere questa storia, e si vede.
“È bello vivere liberi” è anche uno spettacolo fatto di nomi,
quelli che scandiscono la formazione di Ondina: Petenai,
brava signorina fascista, distrattamente allegra; Natalina, pri—
ma staffetta partigiana della Resistenza; 81676, numero a cui
viene ridotta, dopo la cattura e deportazione ad Au-
schwitz. E qui la narrazione in prima persona si interrom-
pe. Mancano le parole per esprimere l’Orrore. Dove prima
c’era un torrente di sillabe resta soltanto la brutalità dei ge-
sti e il rumore del vento. Un pupazzo pallido e scheletrico
che due mani guantate spogliano, rasano, piegano. Ma non
spezzano: Ondina sopravvive, ritorna come testimone. Que-
sta vicenda — ispirata alla biografia scritta da Anna Di Gia—
nantonio - commuove, fa sorridere, incanta. Mostra, so-
prattutto, come una volta pronunciata quella parola - libertà
— è impossibile che la voce si spenga.

LOTTE CUNTADINE IN SICILIA

LA MEMORIA SMARRITA.
Antonietta Profita dal feudo alla zolfara

(di Giuseppe Oddo, ed Salvatore Sciascia,
Studi dell'Istituto Gramsci siciliano - pp286, Euro 20,00)

È un titolo appropriato, che denuncia il rischio della perdita di
memoria dell'unica epopea popolare della Sicilia moderna:
le lotte contadine. La Profita, classel928, era una contadina
comunista di Castellana Sicula, uno dei comuni capofila
nella lotta. Basta pensare a Maria Domina e Mimì Cara-
f pezza. || libro si aggiunge alla bibliografia che documenta
i le gesta di donne e uomini in lotta per i diritti e la libertà.
Emerge l'attualità della Riforma agraria, per meglio com-
prendere il presente e agire per iI futuro. Diede un no-
tevole contributo al movimento delle donne, fondando
nel1950, I'UDI madonita, oggi perduta. I| testo contestua-
lizza il ruolo di Antonietta e di altre donne. La contadina visse sulla
sua pelle le ingiustizie dei padroni e fa parte di una generazione pre-
ziosa che capì che la via dei diritti era nella lotta, anche col rischio
della vita.
Mirella Mascellino


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