Noi Donne Home La Nostra Storia Archivio Materiali Contatti

Ricerca nell'Archivio

Numero 3 del 2011

Professione donna


Foto: Professione donna
PAGINA 13

Testi pagina 13

pacità. Per non parlare della raffigu-
razione delle donne manager, dise—
gnate come nevrotiche, pessimi capi,
infelici e incapaci di relazioni. Ci
concentriamo anche sugli stereotipi
perchè sono causa ed effetto della di-
scriminazione. Abbiamo scelto di
proporre un’Autority contro le di—
scriminazioni di genere che vigili sul
rispetto del principio di uguaglianza
tra uomini e donne e rafforzi l’effet-
tiva parità; deve essere un soggetto
‘terzo’ con autonomia e potere di san-
zione. Sul versante della rappresen—
tazione lesiva della donna, nell’intento
di incidere sulla cultura, abbiamo pro-
posto un ‘Manifesto per un utilizzo re-
sponsabile dell’immagine femminile’
che è stato già sottoscritto da impor-
tanti aziende multinazionali (Accen—
ture, Kroll, Johnsonécjohnson, Mi-
crosoft, L’Oreal, Unilever/ Dove, Vo-
dafone). Bisogna mettere fuori moda
i comportamenti cretini, ecco pun-
tiamo a fare in modo che pubbliciz-
zare un termosifone con una donna
nuda sia considerato ‘da cretini’.

In Italia sono state conquistate tan-
te leggi a favore delle donne, ma o
sono poco applicate o aggirate.
Qual è la ragione secondo lei?

Mi faccia fare l’avvocato del diavolo:
mica tanto disattese, una donna in-
cinta è un problema per un’azienda,
specie se piccola. Domandiamoci
anche perchè la percentuale delle gra-
vidanze a rischio delle donne dipen—
denti è molto più alta che tra le arti-
giane ole professioniste. Inoltre se il
principio è ‘mantenere il posto di la-
voro’ per un tempo spesso assai pro-
lungato, anche in posizioni di alta re-
sponsabilità, il sistema reagisce sem—
plicemente espellendo le donne. Un
eccesso di protezionismo ha come ef-
fetto che non ti assumono...e non è un
grande risultato. Credo che sarebbe
più efficace una maggiore dinamici-
tà del lavoro e un diverso welfare,
quindi metterei i fondi più nella pro-

tezione della persona invece che nel-
la protezione del ‘posto’. Il tema
centrale, per quanto riguarda la ma-
ternità, è comunque la clamorosa
carenza di servizi che rende la gestione
dei figli estremamente gravosa.

La flessibilità nel lavoro c'è, ma si
è tramutata in precarietà e stipen-
di bassissimi. Perchè?

Sono disegni perversi e vanno cambiati:
chi non è garantito dovrebbe guada-
gnare di più. È inoltre importante
differenziare i lavori a bassa e ad alta
professionalità, e deve esserci propor-
zione tra salari e costi dei servizi, aven-
do attenzione per le differenti situa-
zioni. L’esempio più classico di queste
distorsioni è il quoziente familiare, il cui
effetto — se mai dovessero essere trovati
i fondi per applicarlo - sarebbe quel-
lo di incentivare le donne a basso
reddito a stare casa, uscendo dal mon-
do del lavoro, in un ruolo di cura non
rispettato né riconosciuto o retribuito,
ruolo che non crea reddito né pensio—
ne. Oppure a lavorare in nero!

Lei per lavoro ha viaggiato molto e ha
visto le donne nel mondo del lavoro
in varie realtà.

Al di là dei numeri, che certificano i
ritardi italiani, che situazioni vivono,
come sono viste?

Nelle aziende degli altri Paesi (par-
liamo dei grandi paesi europei o de-
gli Stati Uniti) la condizione femmi-
nile non è che sia così facile, ma più
facile che in Italia. La differenza più
significativa è che lì essere maschili-
sti non è un vanto, in Italia ancora sì.
Escludere le donne dalle carriere è di-
ventato indifendibile, mentre in Ita-
lia persiste una cultura molto ma—
schilista: la percentuale di uomini che
pensa che una donna dovrebbe sta-
re a casa è ancora elevatissima. Da noi,
diversamente da quanto accade al-
l’estero, ad un capo che non pro-
muove le donne non vengono chieste
spiegazioni oppure lui si può rifugiare

negli stereotipi: ‘le donne fanno figli
e quindi non si dedicano con abba—
stanza fervore alla carriera’. In Spa-
gna la legge de Igualedad ha cambiato
le cose, in Italia si parla molto ma si
agisce poco. In compenso, però, nep-
pure le donne sembrano avere mol-
ta voglia di cambiare. Tanto per co—
minciare il loro voto è indifferente e
non risulta che puniscano chi agisce
pro o contro di loro. Inoltre le don-
ne richiedono alle donne in politica
la perfezione, ma non lo fanno di tut-
ta evidenza con gli uomini. Un altro
aspetto molto italiano è la pressione
sociale e psicologica che subiscono le
donne che fanno carriere alta pro-
fessionalità: quando hanno un figlio
e si organizzano per gestirlo sono
guardate come madri degeneri. D’al—
tra parte le mamme italiane delegano
poco e niente ai loro compagni.

Quali i prossimi obiettivi di Pari o Di-
spare?

Contando sulle nostre risorse e sulle
tante competenze che abbiamo al no-
stro interno (avvocate, economiste, di-
rigenti d’azienda, esperte di comu-
nicazione) consolideremo una pro-
posta di legge sull’istituzione di un
‘Authority per l’Equiparazione di
genere e vigileremo che i risultati con-
seguiti sulla protezione dei fondi de-
rivati dalla equiparazione e sul nuo-
vo contratto di servizio Rai siano
confermati. Inoltre stiamo proget-
tando eventi per promuovere il con—
senso intorno alle nostre proposte e
cercheremo di utilizzare tutti i net-
work possibili e immaginabili, inte-
ragiremo con le associazioni di tipo
professionale e con quelle specializ-
zate in diversi ambiti. Oltre a soste—
nere le questioni su cui ci siamo già
impegnate puntiamo ad estenderci sul
territorio nazionale e, in vista della
prossima tornata elettorale, stimole-
remo i candidati (almeno nelle città
principali) ad esporsi sui problemi di
genere. I

noidonne | marzo | 2011


©2017 - Noi Donne - Iscrizione ROC n.6292 del 7 Settembre 2001 - P.IVA 00906821004 - Privacy Policy