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Numero 3 del 2011

Professione donna


Foto: Professione donna
PAGINA 6

Testi pagina 6

a
ATTUALITÀ “hg.

I





4

150 ANNI

ANCHE
NOI CREDEVAMO

"LA STORIA NON RICORDA
MAI CHE NON È FATTA
SOLO DAI MASCHI".
RIFLESSIONI A MARGINE
DI UNA RICORRENZA

di Giancarla Codrignani

na donna, vedendo il film di Martone
sul volto nascosto del Risorgimento,
si accorge di aver memorizzato solo
idee e figure maschili. Certo, ci sono
due donne “protagoniste”, Cristina
di Belgioioso e Giuditta Bellerio, che
dicono cose intelligenti, ma vengono ricor-
date soprattutto per il loro ruolo: la donna li-
bera che dispone di sé e governa anche gli
amanti e la consolatrice.
Quest’ultima è la baronessina Giuditta Belle—
rio, andata sposa giovanissima al ricco patriota
carbonaro Sidoli, che, morto precocemente, le
lasciò quattro figli, immediatamente sottratti
dal suocero austriacante ad una madre inaffi-
dabile, perché sostenitrice della sovversione.
Incarcerata a Modena, poi sfuggita a Radetz—
ky, è lei che ha consegnato alla guardia civica
di Reggio Emilia il tricolore ed e lei che, esule a Lugano e
a Marsiglia, ha ospitato gli esuli e tra essi Mazzini. Con lui,
divenuto suo amante e padre di un ultimo figlio, ha fondato
la Giovane Italia e, dopo la fine della relazione, ha conti-
nuato la campagna di sostegno, in Europa e in Italia, al Ri—
sorgimento. Stabilitasi infine a Torino, aprì un salotto po-
litico risorgimentale in cui si preparavano le vie dell’unità.
Quanto alla figlia di Gerolamo Trivulzio, semplicemente Cri-
stina - nonostante i dodici nomi datile nel 1808 al fonte bat-
tesimale e nonostante l’enorme patrimonio di cui divenne

noidonne I marzo I 2011





a quattro anni erede universale - per ribellione al matrimonio
con il figlio del tutore sposò il principe di Belgioioso, bel-
lo e corrotto che le trasmise la sifilide. Quando il marito le
propone un ménage a trois, Cristina ha diciotto anni: scan—
dalizzando i benpensanti, lascia il marito e Milano. Tra-
scorrerà un paio d’anni di viaggi in Italia, incontrando pa-
trioti e rivoluzionari e, quando la polizia austriaca l’obbli—
gherà al rientro, fuggirà in Francia, dove continuerà ad im-
pegnarsi per la causa. Recuperata parte del patrimonio, nel
1840 ritorna in Italia dove, senza abbandonare l’interesse
per la politica, si dedica al riformismo sociale. Vive con la
sua bambina “illegittima” a Locate, nel feudo Trivulzio, a
contatto con la povertà dei contadini lombardi. Rifacendosi
alle teorie di Saint-Simon e del Fourier, crea un asilo esem-
plare (secondo il giudi-
zio di ferrante Aporti),
poi scuole elementari
maschili e femminili,
contestata dal perbeni—
smo borghese di chi - lo
stesso Manzoni - rite-
neva che i contadini non
hanno bisogno di cul-
tura. Pubblica libri (un
“Saggio sulla formazio-
ne del dogma cattolico”), traduce in
francese il Vico, ha contatti con le
grandi personalità del risorgimento
da Cavour a Cattaneo, si impegna
nell’editoria liberale e collabora con
contributi propri, critici anche del—
le contrapposizioni litigiose dei pa-
trioti, a sostegno della necessità di
una mediazione monarchica. Tutta—
via, quando scoppiano le “cinque
giornate di Milano” porta alla città
i200 volontari della “divisione Bel—
gioioso”. Dopo il cedimento di Car-
lo Alberto torna a Parigi, ma, quan-
do anche i francesi “tradiscono”, va
a sostenere la Repubblica romana, or-
ganizzando anche un corpo di infermiere. Dopo la fine tra-
gica della Repubblica, Cristina torna alle peregrinazioni, da
Malta ad Atene, alla Turchia (in Cappadocia compera un
terreno per fondare una colonia per gli esuli italiani), alla
Terrasanta; pubblica le sue esperienze in “Ricordi” e arti—
coli che, contro l’esotismo di moda, registrano le piaghe del-
la povertà e dell’ignoranza in Oriente. Passano gli anni, mol-
ti amici ormai sono morti, l’Unità è vicina e reale. Nel 1860
finalmente ottiene che per legge il nome Belgioioso venga
riconosciuto alla figlia che così si sposerà e metterà al mon-

Immagini tratte dal film "Noi credevamo" di Mario Martone
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