Numero 3 del 2011
Professione donna
Testi pagina 50
MARIA GRAZIA
CALANDRUNE
il primo messaggio veicolato da una nuova lingua è in
fonemi in forma di parole è subito verso, canto, preghiera;
contemporanea, sembra mirare costantemente a questo pri-
::" ,' mordio del linguaggio, quasi che l’incanto del suono della ì
,‘o’ I‘I poesia possa avvicinare l’essere umano ad una condizione
edenica, vicina a quella animale dalla quale proveniamo.
immagini, come un’amigdala di selce o una scheggia d’ossi-
ci porta ad una funzione simbolica, prima che estetica, del
è facile entrare nella poesia di Maria Grazia Calandrone.
Lo si deve fare con accortezza, ascoltando e riascoltando,
intanto seguire quel filo lirico, che è insieme un filo logico,
versi che hanno una tensione lirica frastagliata, a tratti
silenzio, un continuo lavorio sul materiale sonoro del lin-
poetessa a Noidonne. Sono testi scritti per la lettura pubblica,
che declama le parti in sardo logudorese e latino e che rap-
presenta la terra.
Maria Grazia Calandrone (Milano, 1964, vive a Roma):
poetessa, performer, autrice e conduttrice per Radio 3,
dagia†(2003), “Come per mezzo di una briglia ardenteâ€
“ Senza bagaglioâ€.
noidonne I marzo I 2011
a storia del linguaggio e delle letterature ci insegna che Una fame di bestia.
Io bevevo l’amore come una che stia per morire e veda entrare dal chiaro
poesia e non in prosa. Il balbettio che mette insieme
Antis, sempere.
l’ori ine è ià stu ore er l’abisso dell’animo umano. Maria
g g p p E Vede che quello s’inginocchia. Bidet cuddu imbenujato
GraZIa Calandrone, VOCG fra le plu Slgnlflcathe della poesia Vede che china la testa e le prende la mano e se la preme contro le sue labbra.
Niente. Non dice niente.
L'ORIGINE E LA VOCE
VERSI CHE RICORDANO |L PRIMORDIO
DEL LINGUAGGIO, CON TENSIONE LIRICA
FRASTAGLIATA, A TRATTI ROCCIOSA
di Luca Benassi
della soglia quello che l’ha abbandonata tanti anni prima, sempre.
z Lasciano a versarsi su ï¬Ã¹mene de lagrimas
tutta la loro inutile solitudine
di anni, sos annos
: pustis sos annos et daboscas
Nei versi della Calandrone, capaci di dilatarsi e restringersi z
sulla pagina inseguendo ritmi e melodie ancestrali, vi è le dlce SOÃŽÃŽOVOCC 501° pOdÙS â€darÃ
, . \ \ . . . . E Così si può morire. È così che si riesce.
un oscurita apparente che e Invece bagliore e chiarezza di
Io vivevo l’amore come un perdono che la terra implorava da me per avere
diana; un “silenzio neoliticoâ€, per citare un suo verso, che sepoho una volta tutto quello che amavo,
Aspettavo giustizia. Ispectà bo justitia.
fatto letterario. Scrive in proposito Gianmario Lucini: “Non
colpevole. Sa isposa inculpada. Per la sua spaventosa gioia di vivere.
Sposa incresciosa.
. . . . . . . Ora io sto nella mia ombra. In varie gradazioni. Sposa introversa.
creando nessi fra grumi emotivi disseminati nel testo e g
Mi sono fatta amare senza riconoscenza, io sono andata in sposa come una
La materia sa dove deve andare, nel più bianco silenzio vuole vivere. Tutto
. . . \ . . ,, . . _ . . , \
anChe se dl una loglclta non certo fllOSOflCa. 81 tratta dl vuole soltanto ottusamente Vivere. Tutto il volere. Tottu su cherrere.
Fin che nemmeno vuole, solu manet sub lega, solo rimane, sotto la legge
rocciosa, nonostante una rastrematura paziente fatta di
Vedo la vita nel suo nucleo radioso ovvero tutto il non chiedere e l’assoluta
guaggio. E possibile leggere tutto questo negli inediti di non VOIoma’Ia mamma Che dice 501010 V’VO'
. . . . . . . . z Sas cosas narrent solu eo bivo.
“La scimmia bianca dei miracoliâ€, gentilmente offerti dalla
emanata prima che noi fossimo emanati. Vivere.
Guardo e basta, e provo la curiosità elementare di un primate per la creatura
fatta da due VOCl che 51 intersecano: una in Itallanoì I altra nuda: il corpo piccolo esposto, C081 debole che potrei divorarlo
qui soe devorare ipsu.
Non è uno stato di felicita, è uno stato di contatto.
Non est istadu de felitzidade est istadu de toccamèntu. Materia con materia.
Cosa cum cosa.
I nostri corpi emettono la gioia.
critica letteraria per “Poesia†e “il manifestoâ€. In poesia ha s .. . . . . . . . . . .
: I corpi irradiano la loro gioia contro il mio Viso. Specialmente i bambini.
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pUbbhcato' Pietra dl paragone (1998)’ La scimmia ran— Ascoltano meu sì, su siglii meu. Il mio consenso al fondo del mio male. Ra-
diazioni.
(2005) “La macchina responsabile†(2007), “Sulla bocca di
tutti†(2010) e “Atto di Vita nascente†(2010); ha scritto
testi teatrali ed è autrice e conduttrice di programmi culturali La VOIomà Ii ammala SP‘îCiahname i bambini- QUCSÎI bambini
per Radio 3 Dal 2008 porta in scena in Italia e in Europa dopo di me hanno la perfectura di un oggetto. Perché i bambini vedono.
I Questi bambini hanno visto nei miei occhi l’ottusità del nulla, la perfetta
con il compositore Stefano Savi Scarponi il videoconcerto s . . . .
g inerZia di una cosa. Hanno visto
I nostri corpi emanano la loro rinuncia. La fine della volontà . 5a fine de su
cherrere.
che al fondo del mio urlo di dolore c’è il neutro del muso di una bestia.
Niente. Cioè l’incorruttibile.
Neutru murru de bestia. Nudda. Ciò est su incorruptìbile.