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Numero 3 del 2011

Professione donna


Foto: Professione donna
PAGINA 30

Testi pagina 30

BEIRUT.
| LOVE YOU

di Barbara Antonelli

UNA CITTÀVISCERALE, UNA
GENERAZIONE CHE SI RACCONTA
TRA GUERRA E VOGLIA DI VIVERE.
NE PARLIAMO CON LA GIOVANE
ARTISTA E SCRITTRICE LIBANESE

H

eirut, un giorno o l’altro, mi restituirà tutto
l’amore che le ho dato”. Così scrive Zena el Kha-
lil nel suo libro, “Beirut I love you”. Il racconto
di una donna, di una generazione vissuta tra pas-
sione e disillusione, tra conservatorismo
e contaminazioni dall’Occidente. La storia delle per-
sone in una Beirut viscerale: che per Zena el Kha—
lil non è solo una città ma “un’entità dotata di vita
propria”. Una città incredibile con cui Zena intrat-
tiene una relazione quasi conflittuale. “Avrei potu-
to scegliere di vivere all’estero - mi racconta in un
caffè nel centro di Roma, dove è venuta per un tour
del libro edito in Italia da Donzelli — ho un passaporto
britannico, eppure sento di avere dentro di me una
responsabilità. Quello che chiedo indietro da Bei-
rut è un po’ d’amore. Vorrei che Beirut mi dicesse
‘non posso cambiare, ma apprezzo quello che fai’”.
Zena viene da una famiglia drusa libanese, è nata a
Londra nel 1976, ha vissuto in Nigeria, Libano, Sta—
ti Uniti, a Londra. Artista riconosciuta a livello internaziona-
le, utilizza varie forme di espressione: pittura, performance, in-
stallazioni. Alla fine il richiamo di Beirut è stato più forte, e vi
è tornata.

Non era nella capitale del paese dei Cedri durante la guer-
ra civile, ma c’era nel 2006 quando l’esercito israeliano ha
cominciato i 34 giorni di bombardamenti: Zena decide di rac-
contare quello che sta accadendo in quei giorni. Le sue pri-
me timide e disperate e-mail diventano un blog, scoperto da
quotidiani internazionali, tra cui The Guardian e El Pais, che
cominciano a ripubblicare i suoi flussi di parole sotto le bom-
be. Da lì è nato “Beirut I love you” una storia in cui è dif—

ficile districare Zena da quello che Beirut rappresenta per

noidonne | marzo | 2011








CONVERSAZIONE CON ZENA EL KHLAIL

lei. Una città in cui nonostante il permanente
stato di tensione un’intera generazione del
dopo-guerra civile ha dovuto fare i conti con
la voglia di vivere.

Che cosa ti ha portato a scrivere la prima
mail, quelle notte a Beirut?

Il lavoro che porto avanti come artista visuale ha
a che fare con il ‘Qui e Ora’:
in Libano abbiamo la ten-
denza a dimenticare in fretta,
anche la guerra. Noi libanesi
viviamo una vita veloce,
quasi aggressiva, senza
sapere cosa accadrà do-
mani, non abbiamo mai
avuto un vero e proprio
processo di riconciliazio-
ne dopo la guerra, ci sono
famiglie i cui cari sono
scomparsi e non ne han-
no mai più avuto notizia.
II mio lavoro si concentra
sul registrare una storia,
l tante storie. La scrittura
ha rappresentato qual-
cosa di simile al modo in
cui utilizzo l’arte. A livello
. emotivo, pensavo che sa-
rei morta in quei giorni e
. volevo che le persone sa—
pessero come ero stata
uccisa. In 24 ore l’aero-
porto di Beirut, le strade,
gli ediיִci, tutto venne bombardato. C’è stato qualcosa di egoi-
stico nello scrivere: non volevo essere un’altra vittima senza
nome. Da lì è nato il blog. Il terzo giorno qualcuno ha inoltrato
i miei pensieri al Guardian e loro mi hanno chiesto il permesso
di ripubblicarli. La scrittura è un mezzo di sopravvivenza: più



scrivevo, più persone entravano in contatto con me e mi sen-
tivo al sicuro, una specie di bolla di protezione, che è anche
il modo in cui uso la mia arte. Trasformare la guerra, la vio-
lenza in qualcosa di docile, che non fa più male. I

La sua arte è provocatoria. Basta guardare il suo biglietto da visita, un
uomo in slip con un kalashnikov a tracolla rosa shocking e ilvolto ma—
scherato da una keיִan. Simboli tradizionali decontestualizzati. Vivace e
creativa, Zena usa le armi di arte e scrittura, come strumenti di soprav-
vivenza in un paese nella costante minaccia della guerra. In un Medio
Oriente - come scrive lei nelle prime pagine del libro — "che non è cam-
biato molto negli ultimi 200 anni. Combattiamo ancora le stesse guer-
re male chiamiamo in un altro modo."

Il blog che racconta l'assedio del Libano del 2006 è all'indirizzo beiru-
tupdate.blogspot.com
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