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Numero 3 del 2011

Professione donna


Foto: Professione donna
PAGINA 14

Testi pagina 14

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difficile essere una donna in Italia oggi, a qualsiasi

età. Non mi riferisco solo allo scempio del fem-

minile prodotto nell’immaginario collettivo dai

comportamenti pubblici e privati di Berlusconi

e dei suoi sodali. E neppure solo al contesto più
generale in cui esso si colloca, segnato da anni di una
immagine pervasiva del corpo insieme erotizzaj i
to e omologato delle donne che ha invaso ogni .
spazio. Una pervasività così sistematica e dif-
fusa di cui si coglie l’anomalia solo se si sta
un po’ all’estero, dove per pubblicizzare una
rete telefonica, ad esempio, per lo più non
si sente il bisogno di utilizzare messaggi
erotici e ammiccanti; dove giornaliste e anchor
women sono donne “normali” e mediamente non
rifatte da capo a piedi; e dove anche le attrici possono
invecchiare (certo, meno dei colleghi maschi) senza essere
del tutto emarginate e condannate a parti da nonna 0t-
tocentesca. Mi riferisco anche alla quotidianità del vive—
re, al grado di riconoscimento che ottengono, alla legit-
timità che viene riconosciuta alle loro speranze e progetti,
alle risorse cui hanno accesso per provare a realizzarli. Cer—
to, condividono molta di questa fatica con gli uomini, spe-
cie i giovani, in una società che investe così poco sui pro-

noidonne | marzo | 2011




UN INTRE

LA EATICA DI VIVERE IN UN PAESE
IN CUI LE CITTADINE

E LAVORATRICI COMPETENTI
SONO SPESSO INVISIBILI

E IGNORATE, MA IL LORO LAVORO
GRATUITO E DATO PER SCONTATO

di Chiara Saraceno

9,6%

DISOCCUPAZIONE
FEMMINILE*



pri cittadini (inclusi i nuovi arrivati), che mostra così poca
cura e apprezzamento per chi si impegna, così poco uni-
versalistica nei suoi criteri e comportamenti. Ma per le don-
ne c’è un di più di fatica legata proprio al loro essere don—
ne: all’intreccio complicato tra gli stereotipi di cui sono
oggetto, le ridotte pari opportunità che incontrano nel
4mercato del lavoro e nella partecipazione sociale
' e politica, l’invisibilità (e la difficile condivisio-
ne) del lavoro familiare e di cura di cui mol-
te di loro si fanno carico O si sono fatte ca—
rico in passato, con costi sul piano economico
e professionale. C’è la fatica di vivere in un
paese in cui le donne come cittadine e lavora—
trici competenti sono spesso rese invisibili e igno-
rate, ma il loro lavoro gratuito è dato per sconta-
to. Dove è difficile sia lavorare che fare una famiglia. E
dove anche il piacere e la gratuità del “fare le nonne” si
trasforma in un rigido servizio indispensabile per aiuta-
re le figlie e nuore a non farsi schiacciare da una conci—
liazione impossibile, o sempre precaria.
Per questa fatica quotidiana misconosciuta, per questa in-
visibilità e mortificazione soprattutto delle aspettative del—
le donne più giovani, cui la mia generazione aveva con-
segnato la speranza di un cammino faticoso, ma aperto,
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