Numero 9 del 2016
Viva la scuola
Testi pagina 9
7Settembre 2016
trice culturale. Chiediamoci in primo luogo come è potuto ac-
cadere che in alcune città europee le donne siano soggette a
forme più o meno gravi di oppressione; ad esempio: a molte
ragazze è vietata l’educazione fisica, vietata anche la biciclet-
ta (potrebbero perdere la verginità), vietate le gite di classe
(la sorveglianza è meno stretta), vietato lo sport (richiede un
abbigliamento indecente), per tacere delle spose bambine,
come Aisha, la preferita di Maometto. Gran parte della respon-
sabilità di questa situazione penalizzante per le donne cade
sull’idea male intesa di multiculturalismo della sinistra che, te-
mendo l’accusa di xenofobia, voleva mostrarsi rispettosa della
libertà religiosa e delle culture diverse. Il multiculturalismo è
un dato da valorizzare, ma non certo mostrando indulgen-
za verso i matrimoni forzati, descrivendoli come parte di
una cultura lontana che va compresa, quando invece sono
veri e propri reati, espressione di un
patriarcato di cui non dobbiamo farci
complici. E invece la sociologa tedesca
di origini turche Necla Kelek è rimasta
vittima nel suo ambiente di ostracismo
ed offese per aver descritto nel libro “La
sposa straniera” la violenza di cui sono
vittime le ragazze minorenni comprate nei
villaggi dell’Anatolia per andare spose in
Germania a giovanotti di origine turca. È
vero: l’Occidente, ieri colonizzatore, oggi
sfrutta, depreda e fa guerre contro i paesi
musulmani (direttamente, o per procura,
o coi droni per salvare la vita dei propri
soldati - i civili indigeni sono danni colla-
terali, ha detto Obama); e tuttavia, senza
dimenticare le colpe dell’imperialismo,
dobbiamo essere orgogliosi dei nostri
valori di progresso civile, senza col-
pevolizzarci al punto da abbracciare un
concetto di multiculturalismo che tende
a subordinare la difesa dei diritti umani,
diritti universali, in favore di una comunità religiosa patriarcale
e misogina. Infatti una cultura politica comune può essere fon-
data solo sui principi costituzionali, a partire dalla laicità dello
Stato, dal superamento delle comunità religiose ed etniche
che, chiudendo gli individui nella
prigione di una rigida identità, non
permettono la libertà di attraversare
i confini, di creare combinazioni ine-
dite. Un esempio positivo ci viene
da Berlino dove è stata adottata
una soluzione molto rispettosa
dell’infanzia, sempre indifesa di
fronte alla padronanza degli adulti:
nelle scuole l’ora di religione (catto-
lica, evangelica e, se previsto, musulmana) è facoltativa men-
tre è obbligatoria l’ora di etica, un insegnamento attraverso il
quale i giovani imparano i valori scritti nella Costituzione come
l’importanza della separazione tra Stato e religione, il principio
di eguaglianza fra i sessi, la libertà individuale ecc… I principi
costituzionali, dunque, non la religione e l’etnia siano messi
a fondamento in Italia della “casa comune”, che vuol dire: si
ottiene la cittadinanza a certe condizioni, più importanti del
numero di anni di residenza in un paese: conoscere i valori
che hanno ispirato la Costituzione (facile l’obiezione: milioni di
italiani perderebbero la cittadinanza se venissero interrogati
sulla Costituzione; d’accordo, ma l’importante non è conosce-
re il testo, ma averlo interiorizzato e dunque rispettarlo come
fanno in tanti), parlare la lingua (anche per fare uscire di casa
le donne e liberarle dalla “servitù volontaria”), conoscere per
sommi capi il diritto di famiglia italiano perché sia chiaro che
in Italia certi costumi non sono tollerati. Una soluzione che non
solo aiuterebbe le musulmane che sperano di uscire da un cul-
tura misogina, ma permetterebbe anche alle italiane di evitare
il rischio di perdere quanto hanno ottenuto dopo tante lotte, e
tardi: solo nel 1975 è stata votata la legge di riforma del diritto
di famiglia che, uniformando le norme ai principi costituzionali,
ha modificato la precedente legge del 1942 fondata sulla su-
bordinazione della moglie al marito. Il cui ascendente è forte
anche oggi, vedi: in omaggio alla omofobia della gerarchia ec-
clesiastica col ddl Cirinnà si è tornati all’idea premoderna di fa-
miglia, alla famiglia “naturale” formata da maschio e femmina,
finalizzata alla riproduzione; solo le sentenze dei tribunali, de-
nunciando le parti incostituzionali, ci hanno salvato dalla legge
40 scritta dai fondamentalisti catto-
lici; l’accanimento contro la 194 sta
promuovendo il ritorno all’aborto
clandestino. Dobbiamo dunque
evitare un atteggiamento tollerante
verso costumi arcaici giustificati da
argomenti religiosi, e ricordare che
i diritti conquistati vanno sempre di-
fesi perché la storia è volubile e il
clima sociale variabile. v
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