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Numero 9 del 2016

Viva la scuola


Foto: Viva la scuola
PAGINA 50

Testi pagina 50

48 Settembre 2016
Una battuta, forse di cattivo gusto, afferma che i poeti sono come i maiali: buoni da
morti. Nella sua crudezza, la frase
ha un fondo di verità: scrittori di-
menticati, in ristrettezze economi-
che, snobbati da editori e premi,
improvvisamente vengono ricordati
in occasione della morte, finiscono
sui quotidiani nazionali, specie se
hanno condotto una vita disastrata,
preda della follia e delle dipenden-
ze, che possa intrigare la voglia di
scandali e spettacolo del pubblico
d’oggi. Terminato l’orgasmo del
momento, ritornano nell’oblio e nel
silenzio dei loro versi. Conoscevo
Lucia Tosi da qualche anno, segna-
latami da un amico comune come
poetessa valida e profonda. Trovai
i suoi pochissimi versi, pubblicati
in rete, di sicuro valore e la pregai
di mandarmi dei testi inediti, con
l’intenzione di occuparmene sulle
pagine di NOIDONNE. Mi rispose
che era lusingata, che l’avrebbe
fatto, che però era presa da molte
cose e che avrei dovuto pazienta-
re. È vero, era molto impegnata,
stava combattendo con coraggio
e determinazione, senza mai ce-
dere all’autocommiserazione, una
malattia crudele che l’ha portata
via il 9 luglio 2016. Quei versi ine-
diti non ha mai avuto il tempo e il
modo di mandarmeli. Forse, oltre
all’impegno per una vita che si fa-
ceva sempre più precaria, c’erano
una naturale ritrosia, il senso di una
poesia che richiede macerazione,
dedizione e cura totali, per poter
farsi depositaria di un’intimità sen-
za infingimenti; una poesia che non
si regala al primo venuto, al lettore
sconosciuto, al critico improvvido.
In ogni caso, avrei dovuto prestare
più attenzione, insistere, e questa
pagina apparirà forse come un co-
gliere l’opportunità della morte per
parlare di una poesia che avreb-
be meritato maggiori opportunità.
I versi di Lucia Tosi sono dotati di
una pensosa ironia che si manife-
sta in una lingua duttile, incline al
neologismo, alla creazione, allo
stupore. Eppure dietro questo ap-
parente umorismo si celano il fred-
do tagliente dell’esistenza, le diffi-
coltà, le storture, che la poetessa
non schiva né allontana, ma incide
con la parola, guidandoci al cuore
delle cose e degli affetti. Fino alla
fine.
Lucia Tosi è stata insegnante di ita-
liano e latino. Ha scritto per il blog
“La poesia e lo spirito” testi critico-
creativi sulla scuola italiana, delle
recensioni e qualche racconto; sue
poesie sono comparse in vari blog,
specie ne “La dimora del tempo
sospeso” a cura di Natàlia Castaldi
e in “poetarumsilva” a cura di Anna
Maria Curci.
Mostratevi entusiasti di avermi
conosciuto
La vita si fa poco per volta:
coi sensi di oggi non riconosco
quello che allora, e più indietro,
devo aver per certo provato:
per il sangue le morti
– da spiaccicamento autostradale o da
malanno –
i suicidi.
Ogni volta una diga che tracima
un vajont di disperazione.
Come l’acqua che si ritira
non si sa dove – di tanta
che n’è scesa – anche il dolore
lo risucchiano il da fare
del giorno e l’invocata tenebra.
A guardare indietro
parmi d’esser stata di pietra:
neanche il tempo per graffiarmi il volto
e buttarmi a terra, nel buio,
a brancolare.

Madre
Avevo nove anni quando tu avevi
gli anni che ho adesso io. Troppi
i tuoi per parlarmi troppo pochi
i miei per capire il tuo primo addio
alla giovinezza. Scopro adesso
gli stessi segni, le stesse ingannevoli
morbidezze dell’abbandono.
Non ho io però una bambina ignara
a vedermi vecchia e irripetibile:
ho una fanciulla in fiore
rivolta verso un altro sole.
Sola ero senza di te allora
adesso sola nell’incalzare delle età.
Te ne sei andata, or son tre anni,
al solito, senza parlare.
LuCiA
TOSi
PER NON
DIMENTICARE
Una lingua duttile,
incline al neologismo,
alla creazione,
allo stupore
di Luca Benassi
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