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Numero 9 del 2016

Viva la scuola


Foto: Viva la scuola
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Testi pagina 23

21Settembre 2016
proprio la parità di accesso al sistema educativo, il diritto
all’alfabetizzazione e all’istruzione. Anche per le donne.
Anche se contadine. Nascono così le prime associa-
zioni assistenziali femminili, che dalle città muovono
verso le campagne organizzando classi di studio per
le più giovani e disagiate. E ancoranel 1948, l’anno ter-
ribile della Nakba, quando le sorelle Khorsheed daranno
vita al gruppo “The Chrysanths Flower”, prima formazione
armata palestinese tutta al femminile, che alla militanza
attiva affi ancherà corsi di sostegno per quelle donne che
non avevano potuto permettersi gli studi. Fino ai Comita-
ti politici femminili che sorgeranno nel corso degli anni
Sessanta e Settanta, quando all’attivismo politico si unirà
l’impegno per garantire un’educazione a tutte. “Ci han-
no rubato la terra perché non eravamo abbastanza pre-
parati”, sostiene Hanan, ripercorrendo la storia del suo
martoriato paese. “Ho scelto di diventare insegnante per
accompagnare una generazione che sia consapevole dei
suoi diritti, e sappia crescere in pace”. Anche per questo,
per limitare conoscenza e consapevolezza ed esercitare
meglio il controllo, in oltre 60 anni di occupazione militare
scuole ed atenei palestinesi sono state spesso un target
per Israele. Negli anni dell’Intifada molte verranno chiuse
- storica resterà la vicenda dell’Università di Birzeit - diret-
tori e dirigenti saranno arrestati ed esiliati: le lezioni però
continueranno, organizzate in modo clandestino nelle
case e nei garage, pur di garantire con-
tinuità ad un giovane popolo come quello
palestinese, che ha sempre attribuito un
valore fondamentale alla cultura. Sforzi
che gli varranno uno dei più alti tas-
si di istruzione del mondo arabo, pari
al 96,4%, in una società nella quale il
40% della popolazione ha meno di 15
anni e gli studenti sono oltre 1 milione
e 172mila*.
Hanan è una delle oltre 54mila insegnanti
palestinesi che, nonostante le violenze, i
soprusi e le diffi coltà di movimento cau-
sate dall’occupazione militare, continua a
lavorare con i suoi studenti ogni giorno.
Ed è a loro ed ai suoi colleghi che ha vo-
luto dedicare il premio, assegnato proprio
mentre le piazze di Ramallah si riempiva-
no di insegnanti come non accadeva da
anni: in sciopero, contro l’Autorità Nazio-
nale palestinese, per rivendicare almeno stipendi degni,
laddove le buste paga raramente superano i 600 dollari
mensili.
Una lotta politica e culturale la loro, che svolgono il compi-
to di tramandare una memoria rimossa dall’occupazione,
insegnare una storia che è stata annientata dalla narra-
zione egemonica dell’altro, difendere un’identità colletti-
va negata cominciando proprio dai più piccoli. Da quelle
nuove generazioni di cui Hanan ha intravisto il potenziale
e difeso i diritti, unendo alla propria professionalità una
sensibilità che aggiunge un tassello alla duplice lotta
delle donne palestinesi: contro l’oppressione israelia-
na e quella patriarcale, per affermare insieme libertà
e parità.
E forse non è un caso, allora, che la scuola in cui insegna
sia intitolata a Samiha Khalil, pioniera delle lotte per l’e-
mancipazione femminile, costretta a lasciare gli studi a
17 anni per dedicarsi alla famiglia, ma tanto determinata
da tornare tra i banchi quarantenne. Nel garage di casa
sua creerà quella che diventerà una delle più importanti
organizzazioni femminili di assistenza per le donne, e
da militante del Fronte Democratico per la Liberazione
della Palestina sarà la prima e l’unica donna a sfi dare
Yasser Arafat per la leadership dell’Autorità Palestinese,
nel 1996. ?
*Dati 2015. Fonte: Palestinian Central Bureau of Statistics
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