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Numero 9 del 2016

Viva la scuola


Foto: Viva la scuola
PAGINA 43

Testi pagina 43

41Settembre 2016
U
na bellissima storia di lotta e di emancipazione
sta girando l’Italia e l’Europa grazie a Chiara
Casarico che, insieme all’associazione Ilnau-
fragarmèdolce, svolge da anni un appassionato
lavoro di ricerca e di messa in scena di opere dal
forte impegno civile.
Si narra qui di una donna di straordinario talento e determi-
nazione, apparsa sulla scena della musica popolare a quasi
trent’anni, quando per una fimmina di umili origini della re-
mota provincia agrigentina il destino era già scritto indelebil-
mente con l’inchiostro rosso sangue delle violenze e dei parti
plurimi, come richiesto dai rigidi ruoli della società patriarcale.
Rosa, invece, trova dentro di sé la forza di volontà per ribellar-
si alle ingiustizie, riuscendo a riscattarsi
da una condizione di povertà ed analfa-
betismo grazie alla fortissima passione
per il canto, che le sgorgava naturale
mentre lavorava o si recava al mercato.
Passione, persino questa, inadatta a una
donna, che sempre “muta deve stare”
e che deve soggiacere al maschio, sia
esso il padre, il marito designato o il pre-
te presso cui presta servizio.
E la rabbia per i soprusi subiti da cia-
scuna di queste figure, Rosa non la
tratteneva: prima rifiutandosi di cedere
al desiderio fugace dei giovani rudi in-
crociati nelle strade polverose del paese
roSadiLiCata
vita e MUSiCa
dI una sIcIlIana
rIbelle
Opere, amOri e DOLOri Di roSa BaLiStreri,
cLasse 1927, Da Licata, a “suD DeL suD”.
LO spettacOLO è fruttO DeLLe ricerche
Di Chiara CaSariCo e DeLL’assOciaziONe
iLNaUFraGarMèdoLCe
d’origine - “Dopo questo fatto non ne volevo sapere più nien-
te (dell’amore)” - poi dedicando versi affilati al parroco della
chiesa palermitana che la insidiava, accostando “lu prete e lu
mafiosu” come figure di oppressione, infine rivoltandosi contro
il marito violento e infingardo che mostrava disprezzo a lei e
alla figlioletta.
Carattere mai domo, voce potente in cerca di libertà, Rosa
fugge dalla Sicilia e va a Firenze, dove incontra e s’innamora
di Manfredi, artista che le fa conoscere Ignazio Buttitta, Guttu-
so e Sciascia, Amalia Rodriguez e Dario Fo. Il successo arriva,
anche se in ritardo; ora lei è Rosa Balistreri, cantante folk e
compositrice, in scena nei teatri e sui palchi dei festival. Ora
Rosa, che dilicata non ha potuto essere, è una donna felice
con una vita densa di esperienze e di soddisfazioni.
La forma del teatro-canzone viene utilizzata con grazia ed
equilibrio da Chiara Casarico e la sua compagnia, da Ro-
berto Mazzoli e Stefania Placidi alle chitarre fino a Lorenzo
Terranera, la cui scenografia è geniale nella sua necessaria
essenzialità - le spazzole che si trasfor-
mano in scarpe, quelle scarpe mai pos-
sedute prima da una giovane contadina.
Al centro della scena un carretto sicilia-
no, che diventa di volta in volta strumen-
to di lavoro, sbarre di prigione, talamo
nuziale, intorno al quale la regia di Emi-
lia Martinelli fa muovere Chiara/Rosa
lungo tutta la gamma di emozioni che
la Balistreri ha attraversato nel corso
della sua vita tumultuosa, avventurosa,
ma al tempo stesso composta - come
ebbe a dire di lei Ignazio Buttitta - nella
“sua ferma disperazione, la sua tragica
dolcezza”.b
di Roberto Dati
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