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Numero 9 del 2016

Viva la scuola


Foto: Viva la scuola
PAGINA 8

Testi pagina 8

6 Settembre 2016
L’imam della moschea milanese di viale Jenner, l’egi-ziano Abu Imad, intervistato da ‘La Repubblica’ nel 2008, ha detto che il suo compito non si limitava alla
predicazione ma prevedeva anche di emettere sentenze su
questioni inerenti il diritto familiare; ed ha aggiunto: “L’Italia non
è il Regno Unito dove una legge dello Stato ha stabilito tribu-
nali islamici… che hanno valore di sentenza arbitrale e dunque
un riconoscimento di legittimità… Ma il fatto che in Italia non
esista una legge, non elimina il bisogno della nostra comunità
di vedere amministrata la legge di Dio, la sharia, innanzitutto
per quello che riguarda il diritto di famiglia”. È vero, in tutta
Europa, nel chiuso di alcune comunità islamiche, opera
una giustizia parallela, uno “stato” entro lo Stato con veri
e propri tribunali che applicano le norme di un codice re-
ligioso, la sharia. Il numero di queste corti è molto più am-
pio di quanto registrato poiché è sufficiente che tre uomini si
autoproclamino “Consiglio della sharia” e possono esprimere
un giudizio vincolante in tema di poligamia, ripudio, stupro,
maltrattamenti, matrimoni forzati ecc…
Chi si rivolge a questi tribunali non accetta lo stato di diritto
del paese ospitante: il principio di laicità, i valori di libertà ed
uguaglianza (a partire dalla condizione femminile), i principi di
inviolabilità dei diritti umani (diritti universali che sono alla base
della democrazia) non appartengono al mondo di chi si sen-
te “musulmano in Europa”, non “musulmano europeo”. I
“Consigli della sharia” in Gran Bretagna hanno avuto, in via in-
formale, il potere di legiferare su questioni familiari e controver-
sie civili fino al 1996 quando una legge li ha riconosciuti come
“tribunali d’arbitrato”; ma solo dopo anni l’opinione pubblica
ha compreso che legalizzare le sentenze rispettose della
sharia, che si ispira all’idea dell’inferiorità femminile, si-
gnificava farsi complici di una grave ingiustizia verso le
donne perché “i giudici della sharia non sono mai impar-
ziali ma sempre orientati a favorire gli uomini. Anche i figli,
in caso di affidamento, sono sempre affidati ai padri”(M.Zee).
La condizione servile delle donne, inoltre, è aggravata dal
LA SHARIA
CHE VIGE IN EUROPA
di Stefania Friggeri
controllo della famiglia, del clan, della comunità, ovvero dalla
pressione del vicinato nei quartieri trasformati in ghetti, dove
ad un alto tasso di omertà si accompagna, comprensibilmen-
te, la stessa complicità delle vittime. Educate a loro volta da
madri conniventi, le donne, vivendo in un ambiente culturale
arcaico e chiuso, immerso tuttavia in una società secolarizzata
ed aperta, soffrono di una tragica mancanza di equilibrio. In-
fatti, poiché nell’islam ortodossia (quello che si deve credere)
ed ortoprassia (quello che si deve fare) coincidono, il musul-
mano, soprattutto se è donna, è ossessionato dalla liceità di
qualsiasi scelta (l’islam disapprova questo? ma tollera quello?)
e si rivolge all’imam per risolvere i quesiti (soprattutto in tema
di sesso, abbigliamento e cibo) che nascono dal bisogno di
vivere il proprio tempo senza però rinunciare alla propria ma-
La Laicità ‘sospesa’ e L’equivoco deL muLticuLturaLismo che ha consentito
L’esistenza di tribunaLi speciaLi. uno stato neLLo stato nemico deLLe donne
e dei diritti costituzionaLi deLL’occidente
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