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Numero 4 del 2006

E ora scendiamo in campo noi


Foto: E ora scendiamo in campo noi
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Testi pagina 5

noidonne aprile 2006 5
Ad Auschwitz c'era davvero la neve… ma c'eravamo anche noi,
il nostro viaggio, l'andata e il ritorno, le nostre storie, la nosua
memoria. Il nostro viaggio è cominciato giovedì 27 Gennaio. Un
viaggio che poteva sembrare solo un momento di svago tra amici
oppure poteva sembrare solo un modo per trovare divertimento in
un paese straniero, fuori dalla nostra solita routine e fuori dalla
noiosa città. Ma in realtà in questo viaggio abbiamo visto posti cru-
deli e luoghi dove sono morte milioni di persone. Si potrebbe chia-
mare "inferno" quel posto dove lo sterminio degli ebrei veniva in
parte mascherato da un'apparente normalità. Mi hanno colpito
molto infatti i dipinti sereni sulle pareti dei lavatoi dei deportati al
campo di Auschwitz, è un grande contrasto perchè le condizioni dei
deportati erano tutt'altro che umane. Questo mostravano volti dei
prigionieri: occhi tristi e sbarrati che imploravano "Aiuto" a ciascu-
no che, davanti a quel muro freddo e pieno di vecchie fotografie
capitava di guardare camminando avanti. Persone a cui veniva
tolta l'identità e strappato ogni oggetto lasciandola nuda, una cosa
che muove braccia e gambe e grazie a questo movimento viene
sfruttata con lavori stremanti. Ma tanto allo sfruttatore cosa inte-
ressa? Lui è più forte e nessuno contro di lui potrebbe mai ribellarsi,
perché lasciando una persona senza nome e senza vestiti, si sente
totalmente nuda e priva di vita. Se si viene chiamati con un nume-
ro si perde ogni speranza di riacquistare il nome, i vestiti e le cose
che arricchivano la propria vita fino a quel momento. Guardando
le protesi e gli oggetti esposti al museo di Auschwitz ho visto vali-
gie con scritti i nomi dei proprietari. poi le varie scarpe e i vestiti,
ma la cosa che più mi ha colpito sono stati gli occhiali rotti e but-
tati in un mucchio, una montagna di fili di ferro e lenti opache che
negavano anche la possibilità ai deportati di vedere quella crudel-
tà dell'essere umano e quell'odio che represso da anni esplose fuori
d'un colpo, colpendo un popolo sfortunato.Una montagna di capel-
li femminili ingrigiti invece mi ha fatto notare come a una donna
può venire tolta la sua identità, strappando la sua parte di orgoglio
di donna. Questo viaggio mi ha fatto capire diverse cose sull'uomo
e sulla sua storia. Sono dei "nuovi pensieri" a cui prima non dava-
mo alcuna importanza e che adesso cominciano a sorgere, perchè
coi nostri occhi abbiamo visto i luoghi dove è successa una delle più
grandi crudeltà della storia. Cadendo nella realtà, inciampando in
montagne di corpi privi di vita… perché questo era il mio pensiero
visitando i lager: decine, centinaia di corpi distesi a terra, aggrap-
pati a un ultimo filo di vita che rimane, solo un filo di speranza…
sperare che quello che è successo sia solo un errore, che l'uomo non
stia di colpo impazzendo, ma che un giorno si penta di aver ucciso
un suo simile, anzi un suo fratello. Perché non significa essere paren-
ti abitare nello stesso posto, nello stesso momento e con quali sem-
bianze? Se la nostra grande casa è il mondo, ora dobbiamo cercare
di ricostruire quello che e stato distrutto dalla stupidità dell'uomo.
Tutto quello che vogliono insegnarci gli ex-deportati e i testimoni
che hanno vissuto da vicino quegli anni, è di non ripetere queste
azioni e di fermare queste idee sul nascere. Grazie a questo viaggio
ho avuto la possibilità di capire più da vicino la tragedia dello ster-
minio degli ebrei e grazie a queste sono cambiata e cresciuta men-
talmente.
Giulia Borghi, 18 anni
Il racconto di Giulia
è già stato pubblicato sul periodico Resistenza Oggi,
edito dall'ANPI provinciale di Modena
L'avvenire della memoria
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