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Numero 4 del 2006

E ora scendiamo in campo noi


Foto: E ora scendiamo in campo noi
PAGINA 33

Testi pagina 33

Simona Arletti, bella, giovane
colta, madre di due figli, già
Presidente di circoscrizione e dalle
ultime amministrative entusiasta.
Assessora con deleghe agli Affari
generali, Decentramento, Politiche
per la Salute e Pari opportunità del
Comune di Modena. L'incontro
nasce da un seminario promosso
dal suo Assessorato su "Salute
donna-Cosa stiamo facendo per
migliorare la qualità della vita delle
donne?"
Come mai questo seminario?
L'idea nasce dalla necessità di comu-
nicare alla città che l'amministrazione
comunale sta investendo molto sulla
promozione della salute dei cittadini e
delle cittadine; abbiamo infatti un
Piano per la Salute (PPS) che è compo-
sto da oltre 500 azioni che diversi sog-
getti mettono in campo per migliorare la
salute in particolare di alcuni gruppi di
popolazione: bambini/e e ragazzi/e,
donne e anziani/e. Il Piano è concepito
come un vero e proprio Patto di solida-
rietà per la salute, intesa come benesse-
re complessivo della persona, ed è soste-
nuto per un terzo dall'amministrazione
comunale, un terzo dalla aziende sani-
tarie e un terzo da altri soggetti (asso-
ciazioni, comitati di cittadini, ecc). Il
primo marzo- volutamente vicino alla
festa delle donne - abbiamo chiamato
i/le cittadini/e, le associazioni femmini-
li, esperti delle Aziende Sanitarie per
confrontarci su cosa stiamo facendo e
come possiamo insieme migliorare la
qualità della vita delle donne che abita-
no la città (modenesi e immigrate).
Il sottotitolo propone un approccio
alla salute non astratto…influenza
del pensiero di genere?
L'influenza del pensiero della differen-
za sta nel voler testardamente procede-
re nell'indagare se l'essere donna può
comportare disuguaglianze di salute e
come le politiche possono colmare que-
sto gap. Le donne di Modena hanno
un'alta aspettativa di vita alla nascita,
hanno una minore mortalità per malat-
tie cardiovascolari rispetto alle altre
donne italiane (pur restando la prima
causa di morte), aderiscono per oltre il
70% agli screening oncologici promossi
dalla Regione per i tumori all'utero e al
seno (aumentando così la sopravviven-
za); inoltre hanno un livello di istruzio-
ne elevato e un tasso di occupazione
che supera l'obiettivo di Lisbona del
60%: queste sono credo le eccellenze che
coniugano un buon sistema sanitario
con un altrettanto forte sistema di wel-
fare e per il benessere della persona l'i-
struzione e il reddito sono fattori altret-
tanto importanti quanto il livello delle
cure !
La conciliazione dei tempi e l'orga-
nizzazione del lavoro che incidenza
possono avere sulla salute delle
donne? Quali sono le nuove emer-
genze?
Incidono tantissimo, credo, forse non
quanto incide nelle zone più povere del
paese l'assenza di lavoro e di reddito,
ma è certo che la fatica quotidiana di
conciliare lavoro pagato e lavoro gra-
tuito nella cura dei familiari e della
casa comporta conseguenze sulla salu-
te. Nella nostra realtà vedo questo come
problema emergente e provo a semplifi-
care: ad esempio le donne hanno poco o
per niente tempo per sé, quindi non
fanno sport o sono costrette ad acqui-
stare cibi pronti non sempre salutari;
oppure accade che si ammalino per
spossatezza. Anche le scelte sulla
maternità sono per le donne problemati-
che: a volte sono costrette a rinunciare
a sogni di maternità inconciliabili con
le esigenze di un lavoro spesso precario,
oppure rinunciano a una carriera pro-
fessionale quando decidono di diventa-
re madri. A fronte di reti familiari sem-
pre più ridotte numericamente, e di una
società che invecchia, con conseguente
aumento di anziani ultra-ottantenni,
permane il sostanziale squilibrio nella
distribuzione del lavoro di cura, ancora
principalmente a carico delle donne; si
tratta del lavoro non retribuito, ossia il
lavoro domestico, di assistenza e cura
di familiari, bambini, anziani, disabili,
ecc. che si aggiunge alla quotidiana
attività occupazionale retribuita.
Considerando coppie con figli con
entrambi i coniugi percettori di reddito
della provincia di Modena, risulta che
le donne lavorano in media 18 ore in
più a casa degli uomini e, sommando il
lavoro retribuito e quello non retribuito
per attività domestiche e/o di cura, gli
uomini lavorano circa 62 ore settima-
nali (di cui 17,1 per il lavoro di cura e/o
domestico non pagato) e le donne in
media 71 ore settimanali (di cui 36,6
per il lavoro di cura non pagato).
Una seconda priorità è affrontare in
un'ottica di genere anche il fenomeno
migratorio; a fronte di trasformazioni
sociali che vedono un aumento signifi-
cativo di modenesi con cittadinanza
straniera, di cui circa la metà sono
donne, che rappresentano oggi l'8,4%
dell'intera popolazione femminile mode-
nese, è necessario ripensare i servizi e
l'accesso ad essi con strumenti differenti
che tengano conto della multiculturali-
tà; ad esempio implementare la presen-
za di mediatrici culturali e linguistiche
nei consultori e di strumenti informativi
in più lingue.
Migliorare la salute delle donne è
più facile se sono le donne ad occu-
parsene ad ogni livello?
Si può presupporre più attenzione e
sensibilità, ma non sottovalutiamo l'im-
portante ruolo svolto dalle donne che
appassionatamente lavorano in asso-
ciazioni femminili sul territorio; è dal
basso che l'impegno delle donne crea
un'opinione di massa che può influen-
zare l'eventuale dirigenza "sorda" alle
esigenze di genere. Nel settore sanitario
si sta assistendo già a una forte femmi-
nilizzazione quindi presto o tardi le
posizioni di "comando" saranno femmi-
nili, forse prima che in politica!
Graziella Bertani
noidonne aprile 2006 33
Connessioni ad alto impatto
Intervista a Simona Arletti
piano per la Salute varato a Modena: le donne al centro dell’attenzione


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