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Numero 4 del 2006

E ora scendiamo in campo noi


Foto: E ora scendiamo in campo noi
PAGINA 13

Testi pagina 13

noidonne aprile 2006 13
Un'esperienza editoriale che è rima-sta unica”. A distanza di trenta
anni parlare di 'Differenze' con Ela
Mascia, che fu tra le ideatrici della rivi-
sta ha il fascino particolare di racco-
gliere la Storia in presa diretta. "Nel
1976 uscì il numero zero e per sei anni,
sullo slancio collettivo delle donne,
venne pubblicato con una regolare
cadenza trimestrale o al massimo qua-
drimestrale, con una tiratura
di alcune migliaia di copie si stabi-
lizzò sotto la direzione di Liliana
Madeo".
Quale era la particolarità di quella
pubblicazione?
Era gestita autonomamente dai grup-
pi femministi e dai collettivi che si riuni-
vano, ognuno trattando un tema speci-
fico. In quegli anni Roma era un pullu-
lare di queste esperienze. Le donne si
organizzavano spontaneamente. C'era
una grande partecipazione alle assem-
blee ed era frequente anche la creazione
di gruppi di autocoscienza. L'idea di
realizzare una rivista che rappresentas-
se l'elaborazione politica rispondeva
all'esigenza di parlare senza quelle
mediazioni per noi ritenute allora istitu-
zionali, quali il comitato di redazione o
il direttore. La complessità del nostro
pensiero con 'Differenze' era perfetta-
mente espressa a cominciare dalla
nostra pretesa antistituzionalità.
Come vi eravate organizzate?
L'idea, in fondo era semplice, ma
anche rivoluzionaria. Ogni numero era
autogestito da un collettivo ed era
monotematico. Con la vendita del
numero precedente veniva pagato il
numero successivo. Quindi c'era un pas-
saggio da un gruppo ad un altro in una
continuità che al tempo stesso lasciava
a ciascun gruppo la totale libertà di ela-
borazione e presentazione dei materiali.
'Differenze' nasce nel periodo di mas-
sima adesione al movimento femmini-
sta, tra il '74 e il '76, poi si perse un
po' lo slancio iniziale, ma
era talmente forte la spinta che riuscim-
mo ad andare avanti per sei anni, tra
l'altro distribuendo non solo nei circuiti
delle donne romane, nei convegni o
nelle assemblee, ma anche nelle librerie
in tutta Italia.
Quali le differenze con il femminismo
di altri paesi?
Il movimento femminista italiano, a
differenza di altri movimenti con alcuni
dei quali avevamo anche scambi ma
che erano molto diversi e anche più
aperti di noi, è stato più di massa. Non
era elitario e ha avuto la capacità di
mettere le radici profonde. Il giornale
rappresentava questa vivacità. Anche
sul piano del metodo di gestione erava-
mo profondamente innovative: non
c'era una redazione e il giornale, pro-
dotto di una democrazia diretta e par-
tecipata, corrispondeva allo spirito di
quegli anni.
Perché decideste di fare un vostro
giornale. In fondo ce n'erano altre di
pubblicazioni femministe..
Miky Staderini ed io collaboravamo
ad 'Effe', un mensile ad alta tiratura e
proponemmo un numero sulla "polemi-
ca in famiglia" fra la Kulischioff e la
Mozzoni: ci sembravano due figure rap-
presentative del discrimine fra l'emanci-
pazione e la liberazione che ancora
divideva il neofemminismo dal movi-
mento delle donne. Scrivemmo il nume-
ro che però non fu pubblicato perché
ritenuto da alcune donne della redazio-
ne non interessante per le lettrici di 'Effe'.
Miky ed io vivemmo malissimo il fatto.
Con il senno di poi devo dire che non fu
una vera e propria censura in quanto la
redazione di 'Effe' aveva tutto il diritto
di non pubblicare il numero, ma il modo
in cui lo fece, senza dirlo e sottraendo
letteralmente il materiale dalla tipogra-
fia, non rispondeva alla pratica politica
che stavamo sperimentando tra donne.
Allora decidemmo di fondare una rivi-
sta che fosse autonoma e separatista.
Perché oggi è utile ricordare quel
tipo di esperienza?
Far conoscere 'Differenze' e il suo par-
ticolare percorso significa, oggi, dare il
senso di quello che fu il femminismo
romano e in modo più ampio il movi-
mento italiano, che ha avuto la caratte-
ristica di essere un movimento di massa.
Oggi si pensa al femminismo come una
realtà elitaria, cosa che è diventato suc-
cessivamente con gruppi teorici che
hanno avuto il merito di approfondire
l'elaborazione di una teoria della sog-
gettività femminile. A questa teorizza-
zione, però, è mancata una pratica poli-
tica che permettesse la trasmissione di
quello che è stato il femminismo degli
anni '70. Ben venga quindi l'iniziativa
di rilettura di 'Differenze' proposta da
Generi e Generazioni che Bianca
Pomeranzi ha voluto dedicare a Miky
Staderini.
Il giornale delle “Differenze”
L’altra informazione
trenta anni fa nasceva un
periodico che fu, e rimane,
voce narrante
del femminismo italiano
Tiziana Bartolini


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