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Numero 4 del 2006

E ora scendiamo in campo noi


Foto: E ora scendiamo in campo noi
PAGINA 43

Testi pagina 43

noidonne aprile 2006 43
La sua vita è stata il teatro e il teatrola sua vita. Harold Pinter, il più gran-
de autore drammatico del nostro tempo,
affaticato e indebolito dal male che lo
ha aggredito, ha espresso da un palco-
scenico un ringraziamento per questi
doni che rendono preziosi i suoi giorni.
Siamo al Carignano di Torino, la città
che con il sostegno della Fondazione del
suo Teatro Stabile ha ospitato la X
Edizione del Premio Europa per il Teatro,
il più alto riconoscimento europeo asse-
gnato alla creazione teatrale. Quando il
settancinquenne scrittore inglese, insi-
gnito l'ottobre scorso del Premio Nobel
per la Letteratura, entra in scena con
passo lento, appoggiato ad un bastone,
è accolto da un'ondata di applausi. È
sincera l'emozione del pubblico che si
trova all'improvviso davanti uno dei
più raffinati e sensibili intellettuali del
nostro tempo, il grande drammaturgo, il
regista, il poeta, lo sceneggiatore.
Sfiorato anche lui dalla commozione, il
festeggiato solleva e fà oscillare il basto-
ne per salutare il pubblico e gli addetti
ai lavori - artisti, critici, docenti, diret-
tori di teatri e di festival - venuti da
tutto il mondo per testimoniare l'impa-
reggiabile contributo dato da Pinter alla
drammaturgia moderna. Sono arrivati
per un convegno su di lui lungo tre gior-
ni, per assistere alla prima mondiale del
suo ultimo lavoro The New World Order
e per ascoltare l'antologia di frammenti
luminosissimi della sua scrittura teatra-
le, letteraria e poetica, interpretati da
un drappello di attori - fra i quali
Jeremy Iron interprete del film da lui sce-
neggiato La donna del tenente francese -
tutti straordinari nel mettere in piena
luce la tecnica linguistica, il filo di umo-
rismo delizioso, la profondità di analisi
psicanalitica e sociale, la fusione pinte-
riana fra l'assurdo, il farsesco e il tragi-
co. Ma è vivo anche il desiderio di
ascoltare il colloquio pubblico dello
scrittore con il suo biografo e critico del
Guardian Michael Billington .
Il cinema ha rappresentato negli anni
Cinquanta il primo impegno artistico di
Harold Pinter, che ha sceneggiato film
memorabili soprattutto con Losey e che
si è anche misurato con la recitazione;
ma la bellezza della sua invenzione let-
teraria si esprime nelle opere teatrali,
ben 29, rappresentate in tutto il mondo.
La stanza, Il compleanno, II calapranzi,
No Man's Land, Ritorno a casa, Ceneri
alle ceneri, Anniversario. Sono drammi
dall'azione rarefatta, quasi inesistente,
in cui la tragicità si addensa intorno a
personaggi sfumati nei contorni, chiusi
in loro stessi, inchiodati in un contesto
di isolamento, assediati da inquietudini
interne e da indefinite minacce esterne.
Dal loro dire, apparentemente banale,
quotidiano e senza costrutto, interrotto
da pause e da silenzi, trapelano drammi
esistenziali ma anche il male del nostro
tempo e la responsabilità di una società
irrimediabilmente infetta. Di questa
condizione ha parlato nel teatro torine-
se pubblicamente Harold Pinter, dei
tempi in cui siamo affondati, tempi
attraversati dall'apatia, diffusa fra i
media, caratterizzati dall'impotenza
che investe la gente, segnati dalle colpe
di politici che spandono menzogne e
depistaggi, che si macchiano con la tor-
tura o le bombe sui civili o assumono
atteggiamenti di acquiescen-
za davanti a questi orrori. E
non è esente da colpe la sua
Gran Bretagna, che non dà
certo prova di essere grande.
Sono denunce vibranti,
senza alleggerimenti, né giu-
stificazioni, formulate con
una bella voce profonda e
incrinata dalla fatica. Mette
i brividi la franchezza del
premiato quando esprime la
sua critica implacabile ai
tempi difficili che stiamo
vivendo, i suoi giudizi
taglienti sull'inamovibile
stupidità del mondo, sulle
prepotenze e gli arbitri, e
lascia sgomenti la confessio-
ne dei suoi fatti privati,
come l'inquietudine davanti
alla malattia e all'esperienza
della morte che lo ha sfiora-
to quando in ospedale, poco
prima dell'attribuzione del Nobel, ha
sentito il respiro mancare e allentarsi il
suo solido legame con la vita. Ma
Harold Pinter, anche se la malattia lo
rende più fragile, è un uomo forte ed
energico, lucido e attento, capace di tro-
vare negli affetti familiari la sua sereni-
tà e aliti di vita vivificante nella poesia
e nel teatro, l'espressione d'arte più anti-
ca che non cesserà mai di offrire la sen-
sazione irrepetibile del contatto diretto e
immediato fra l'attore e il pubblico.
Lezioni di vita dal palcoscenico
Torino, Harold Pinter
"Uno dei più raffinati e sensibili
intellettuali del nostro tempo, il
grande drammaturgo, il regista,
il poeta, lo sceneggiatore"
Mirella Caveggia


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