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Numero 4 del 2006

E ora scendiamo in campo noi


Foto: E ora scendiamo in campo noi
PAGINA 10

Testi pagina 10

aprile 2006 noidonne10
Se un anno fa qualcuno mi avessedato della femminista non so che rea-
zione avrei avuto. In realtà, personal-
mente, è una parola che non avevo vis-
suto, a cui non avevo mai dato il mio
significato. Provate a chiedere ad una
giovane donna che cosa vuol dire per lei
essere femminista! Nella maggior parte
dei casi sentirete risposte ancorate a
situazioni di disagio personale, sociale,
culturale, politico, vi parlerà della real-
tà in cui si sente intrappolata, degli altri
e delle altre che le circondano, di un
mondo in cui non si riflette e stenta a
riconoscersi. Per me è stato così: un per-
corso di ricerca nato da un disagio, un
sentire differente che non riuscivo a far
emergere in nessuna relazione, un'assen-
za di reciprocità e di dialogo. Ripartire
da sé in questa situazione è stato quasi
un obbligo e uno dei primi nodi che
dovevo risolvere era riassunto nella
frase: "ma davvero per me il personale è
politico?". E' da questa risposta afferma-
tiva che è nato il nostro comitato! La
convergenza politica del dibattito sulle
quote rosa è stata solo la scintilla che ci
ha permesso di riconoscerci e confron-
tarci intorno a temi comuni. La politica
per ognuna di noi pesava nella nostra
vita e ci imponeva di riflettere per
costruire modalità e pratiche differenti.
Se avessimo dovuto lottare per i diritti
civili e politici sicuramente il nostro per-
corso sarebbe stato differente ma il
paradosso più grande è che siamo nate
"libere", che prima di noi nei secoli altre
donne hanno lottato per garantire a
loro e a quelle che sarebbero venute
dopo, un futuro più democratico, una
cittadinanza compiuta, una possibilità
di scegliere. Eppure, nonostante le con-
quiste, viviamo ancora in una società
patriarcale, perfino la lingua italiana
figlia di quel latino che era declinato al
maschile, femmini-
le e neutro, ha pro-
dotto un linguag-
gio coniugato al
maschile. E noi, le
giovani donne, la
parte vitale della
nostra società,
quella che andreb-
be tutelata e incen-
tivata, viene tenu-
ta in panchina. E'
troppo grande il
divario tra le
nostre potenziali-
tà, i nostri talenti,
le nostre aspettati-
ve, i nostri diritti e
quello che faccia-
mo realmente. Tra
quello che vorrem-
mo fare e quello che ci lasciano fare c'è
di mezzo il soffitto di cristallo, quel sof-
fitto oltre il quale non ci è concesso
andare e che in questo clima di declino
si abbassa sempre di più fino a toccare
le nostre teste. Sopra di noi infatti, pas-
sano i nuovi conservatorismi, il declino
economico e il regresso
culturale che ci vorrebbe
di nuovo a casa ad
occuparci solo del priva-
to e della cura, con la
complicità di appelli al
biologismo senza valori.
Nella politica e nei luo-
ghi dove si decide siamo
veramente poche, ed è
proprio tra la politica e
le donne che si è consu-
mata una gravissima
frattura. Come fare allo-
ra a ricucire questo
strappo? Perché a
Milano per la 194 erava-
mo tantissime e a manifestare sotto il
Senato contro una legge elettorale e un
Parlamento che in modo autoritario ha
bocciato la possibilità di accesso delle
donne alle istituzioni democratiche, non
arrivavamo ad essere cinquanta? Noi
eravamo lì e a Milano e sotto il
Ministero della Salute e ovunque riterre-
mo utile andare, perché crediamo che
solo una partecipazione equilibrata di
donne e uomini al processo decisionale
sia la condizione fondamentale e ineli-
minabile del processo democratico. Essa
determina risultati positivi per tutta la
società, poiché consente un migliore
inserimento di idee e valori condivisi
nell'ambito decisionale. Di contro la
sottorappresentanza causa un deficit di
democrazia e una perdita per la società
nel suo insieme.
Sono passati i mesi e questo Governo
ci ha preso in giro, complice il silenzio
dei media, riguardo alla questione delle
cosiddette quote rosa. Il problema non
sono le donne ma la paura di perdere
quella poltrona a cui ogni politico vuole
rimanere incollato. La politica non è più
un servizio ma una professione redditi-
zia. Siamo in campagna elettorale e il
voto di ognuna deve poter trasformare
quel personale in politico.
Contemporaneamente dovremmo
riflettere sulle modalità migliori di tra-
sformazione sociale, economica e politi-
ca del nostro paese. A partire da se
quindi coniugare il diverso sentire in
pratiche, dialoghi, scambi.... per me
questa è la politica.
* Comitato Siamo più della metà
“Siamo nate libere”
Fratture politiche
c’e bisogno di femminismo nel
ventesimo secolo per sfondare
il soffitto di cristallo
*Ilaria Moroni
Milano - manifestazione del 14 gennaio 2006
Milano - manifestazione del 14 gennaio 2006


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