Numero 5 del 2014
Europee, come e perché?
Testi pagina 5
3Maggio 2014
L’APICE
DEL FEMMINILE
N
ell’arco di una manciata di settimane abbiamo
visto giurare sulla Costituzione 8 ministre, poi
per le elezioni europee sono state candidate
5 capolista e qualche giorno dopo ecco 3 - o
forse 4 - top manager arrivare alla presidenza di impor-
tanti società controllate dallo Stato. C’è di che rimanere
stordite. I fatti sono incontestabili, ma la loro lettura non
è univoca. Luciana Littizzetto dalla tribuna di ‘Che tempo
che fa’ ha detto la sua spiegando che “al Governo devo-
no andarci persone competenti, a prescindere che siano
uomini, donne, gay, stranieri o opossum” e ha precisato di
non credere alla “storia che le donne non hanno possibili-
tà di far carriera”. Ringraziamo per il sostegno, simpatica
Luciana, ma ci permettiamo di osservare: 1) che quan-
do in Italia vedremo le competenze nella classe dirigen-
te tutta, compresa quella politica, vorrà dire che saremo
finalmente una democrazia compiuta e non più un pae-
se ingessato dalle clientele e dal familismo; 2) che solo
quando i posti di responsabilità saranno ‘normalmente’ af-
fidati a chi possiede adeguate capacità potremo smettere
di sollevare il problema dell’equilibrio di genere per quei
ruoli; 3) che, obiettivamente, non tutti gli uomini ai vertici
sono preparati quanto dovrebbero, argomento frequenta-
to solo per analizzare i curricula delle carriere femminili; 4)
gli impedimenti per le donne di avanzare nel lavoro sono
oggettivi e, volendo, anche certificati da autorevoli istituti
di ricerca e da statistiche. La questione vera, piuttosto, è
che dobbiamo fare la fatica di continuare a spiegare delle
evidenze. Analoga domanda ce la siamo posta ascoltan-
do Sabina Guzzanti che, intervistata da Lilli Gruber a ‘Otto
e mezzo’, ha definito le candidature femminili “un’opera-
zione demagogica spacciata per rinnovamento” e le mini-
stre “donne immagine” perché sono “giovani” e non “pos-
sono avere le competenze necessarie”. Sembrerebbe un
paradosso, ma siamo ad un punto in cui è un problema se
le donne ci sono e se non ci sono. D’accordo, rimangono
irrisolte alcune questioni fondamentali: quali donne, con
che storia, per fare cosa e in che modo, per cambiare ma
verso quale direzione…. Sono problemi che non possono
appartenere a chi ha deciso quelle nomine. A proposito, il
fatto che siano frutto di scelte operate da uno o più uomini
è un tema? Certamente lo è, così come è una questione
nuova e da approfondire che molte - anzi troppe - di loro
non riconducano all’impegno dei movimenti delle donne
la designazione ottenuta. Forse è vero un po’ tutto: che
sono giunte fin lì perché sono brave e anche perché altre
hanno lottato affinché loro potessero arrivarci, che sono
state ‘promosse’ perché il dinamico Presidente del Consi-
glio Renzi non può essere innovatore escludendo le don-
ne, che nei giovani il maschilismo un po’ si è attenuato
oppure sa ben camuffarsi, che il Governo usa messaggi
simbolici anche per alimentare la demagogia necessaria
a sostenerlo. È tutto un po’ vero. Così come è vero che si
stanno aprendo scenari che chiedono anche alle donne
nuove riflessioni coltivate al di fuori delle categorie e delle
contrapposizioni femminili e femministe che hanno attra-
versato il Novecento. Una nuova agenda è da scrivere,
ma intanto ci conviene salutare positivamente l’aumento
delle donne ai vertici. Abbiamo la speranza che con loro
il dialogo possa muovere da un sentire condiviso, ma
siamo anche curiose di costruire rapporti con posizioni
apicali sempre più popolate di un femminile che è tutto
da sperimentare nella sua capacità di svelarsi al meglio.
E, magari, di liberarsi davvero.
Tiziana Bartolini