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Numero 5 del 2014

Europee, come e perché?


Foto: Europee, come e perché?
PAGINA 31

Testi pagina 31

N
el mio ricordo, gli anni Settanta sono
segnati dal ‘grande disgelo’ fra UDI
e movimento femminista. I rapporti,
all’inizio, erano tutt’altro che buoni:
noi giovani femministe guardavamo
con sospetto quelle ‘madri’ emancipate che voleva-
no tenerci a freno (così ci sembrava). Fu ‘Noi Don-
ne’ a gettare un ponte fra le due anime del movimen-
to. Il giornale, in quegli anni, era un settimanale che
ospitava fi rme importanti e faceva grandi tirature:
seicentomila, settecentomila copie... Numeri che
oggi sembrano leggenda. Insomma, era molto dif-
fuso, veniva letto (e distribuito) al nord come al sud
e per le donne era un canale d’informazione (e di
battaglia) fondamentale. Nei gruppi femministi, si
diceva che fosse più ‘avanzato’ dell’UDI, cioè più di-
sposto a ‘osare’ e a infrangere certi vecchi tabù della
sinistra. E infatti si schierò senza tentennamenti,
quando arrivò il momento delle battaglie per il di-
vorzio e per l’aborto, senza lasciarsi condizionare
dai mal di pancia di molti uomini (e di alcune don-
ne, va detto) del partito comunista. Questo, almeno,
è quanto io ricordo. A quel tempo, abitavo in Sicilia.
Avevo lasciato Bologna, la mia città di adozione, ed
ero tornata nella mia terra d’origine per una precisa
scelta politica (allora, si facevano cose come queste).
Insieme ad altre giovani e giovanissime, detti vita al
‘collettiva femminista’ di Gela, il primo in Sicilia. Il
primo e l’unico, in quel momento. Così, forse anche
per spezzare il nostro isolamento, ci avvicinammo a
‘Noi Donne’ e io cominciai a scrivere per il giornale.
Devo molto a ‘Noi Donne’ e alle sue meravigliose
giornaliste, in particolare alla capo-redattrice di al-
lora, Gabriella Lapasini, che ha allevato con genero-
sità una giovane generazione di ‘professioniste della
penna’. E a Giuliana Dal Pozzo, naturalmente. Ma
anche a tutte le altre amiche (e compagne di diffi -
cili battaglie) che non ho mai perso, in tutti questi
lunghi anni. Devo a ‘Noi Donne’, fra le altre cose, un
senso alto della scrittura, non importa se giornali-
stica o di altro genere: la sciatteria non era ammessa,
in quel giornale. Il motto era: “siamo donne, ma non
siamo delle dilettanti” (così aveva scritto Olympe
de Gouges, qualche secolo prima). Oggi la violenza
contro le donne (che arriva fi no al ‘femminicidio’)
è terreno di lotta politica in tutto il mondo. E allora
voglio ricordare che la prima inchiesta (la prima in
assoluto, credo) su questo argomento scottante fu
condotta proprio da ‘Noi Donne’. La feci in Sicilia,
per l’appunto, assieme a Bruna Bellonzi che scese
appositamente da Roma (e ancora grazie, cara Bru-
na). Il titolo dell’inchiesta è ‘Pane e botte’ e uscì sul
numero del 28 ottobre 1973. Nell’introduzione c’è
scritto: “Per quest’inchiesta sulla violenza - quella
più brutale e diretta - contro la donna, non abbiamo
scelto la Sicilia per un’idea preconcetta, ma per via
della lettera di una lettrice che ci segnalava un caso...
Sappiamo benissimo che questo rapporto del ma-
schio con la donna-oggetto - e di conseguenza sua
proprietà assoluta, della quale, in un modo o in un
altro, può fare ciò che gli pare - è un fenomeno molto
esteso, che supera qualsiasi confi ne regionale.”
da 70 anni NOIDONNE guarda al futuro
Noi Donne e il femminismo
di Maria Rosa Cutrufelli
Pane e botte,
n.42, ottobre 1973
Una casa per le donne,
n. 42, ottobre 1977


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