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Numero 5 del 2014

Europee, come e perché?


Foto: Europee, come e perché?
PAGINA 54

Testi pagina 54

48 Maggio 2014
L’ultimo libro Marisa Papa Ruggiero, “Di volo e di lava”, pubblicato da puntoacapo
editrice, è un poemetto di inconsueta
intensità e profondità, dedicato
alle Latomie siracusane. Si tratta
di cave scavate nel corso di secoli
per estrarre il materiale costruttivo,
soprattutto calcare e marmo di grana
finissima, per edificare Siracusa e
i suoi monumenti. È stato calcolato
che durante gli scavi, protrattisi
fino ad epoca ellenistica e romana,
siano stati estratti circa 4.700.000
m3, creando, in questo modo, un
sistema di grotte, pareti verticali,
giardini ricchi di palme e rampicanti,
utilizzato nel tempo a scopo
difensivo, come abitazione, come
necropoli o luogo di culto, e come
inespugnabile prigione. Tucidide
racconta come, a seguito della
sconfitta della spedizione ateniese in
Sicilia del 414 a.c, nella Latomia dei
cappuccini vennero rinchiusi i circa
7000 soldati superstiti della rovinosa
missione dove, esposti senza riparo
al sole e al freddo, morirono di stenti
o furono venduti come schiavi. Le
Latomie sono però essenzialmente
luoghi di incomparabile bellezza, nei
quali la Storia e le vicende umane si
saldano e danno forma alla pietra e
a una natura lussureggiante, a tratti
estrema. Proprio come queste cave,
incassate nella roccia e inaccessibili,
così questo libro nasconde dietro
una sua peculiare rocciosità iniziale,
una straordinaria ricchezza di
immagini e sensualità del linguaggio.
Tutta la raccolta è pervasa da
contrasti, di cielo e roccia, di pietra
e vegetazione, tesi fino all’ossimoro,
fino a sonorità che si scontrano e si
innestano e si scavano, mirando a
un luogo dell’inconscio, a un mistero
occulto nel quale la parola si fa
evocazione sciamanica. Ricorre più
volte la dimensione dello scavo,
dello spaccare la pietra, fessurarla,
quasi alla ricerca di un nocciolo
fossile. Marisa Papa Ruggiero
dialoga con questo centro di pietra,
con gli echi e le storie che questi
rimandano, alla ricerca di un suono,
una “sintassi interna”, struggente,
ctonia e dolorosa, che riporta a un
primordio del senso e della psiche,
nella quale è possibile trovare la
metafora aspra e primordiale della
poesia. In questi testi, che a volte si
fanno sintatticamente slabbrati e si
spandono nel bianco della pagina,
si gioca un duello fra vita e morte,
nel quale riesce a spuntare il verde,
il fiato di donna, la poesia. Questa si
fa totalizzante, diventa essa stessa
latomia, luogo meraviglioso nel quale
si consuma la metafora totalizzante
della parola. La poesia è, allora,
“capovolta fossa di cielo”, aperta per
sottrazione, attraverso lo scalpello e
il cesello dell’artigiano del linguaggio
che è il poeta.
Marisa
PaPa ruggiero
Parlare
alla Pietra
Un duello fra vita
e morte, nel quale riesce
a spuntare il verde,
il fiato di donna, la poesia
di Luca Benassi
Qui il silenzio fa eco
porta scintille fredde di rapina
in questa botola fossile
esplosa tutta in un punto
la incroci contromano
capovolta fossa di cielo
riflessa in lava mai spenta
e sei
vertigine fatta schegge
in un sacco di pelle
la nota sorda braccata in gola
che sbarra l’orma il passo
la benda blu istoriata sulla nuca
e sai e non sai cosa spezza
il silenzio
in questo versante a est dell’assedio
cosa avvampa lo sguardo
che intaglia il tempo alla pietra
al cuore carsico di un’infinita
sottrazione
la sua circolarità remota
la sua sintassi interna
devastante
~
ruotare il corpo cercare
il punto d’intarsio
con la pelle del bosco
avviene
per attrazione dei contrari
il paesaggio dei profili
avviene pensarmi adesso
in altre pulsazioni
e mi vedo coincidere
con lo stesso campo visivo
della sovrana roccia che mi guarda
e mi sconfina in un dettaglio
fuori asse
che rompe dentro
l’assetto alle parole
se penetro nel fitto
potrei smemorarmi
sparire


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