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Numero 5 del 2014

Europee, come e perché?


Foto: Europee, come e perché?
PAGINA 47

Testi pagina 47

41Maggio 2014
con l’opera di esponenti delle avanguardie messicane e
internazionali. Se, infatti, il poeta André Breton, fondatore
del Surrealismo, aveva scritto nel 1938 “L’arte di Frida
Kahlo de Rivera è un nastro intorno a una bomba” e aveva
creduto che la sua pittura fosse sbocciata in Messico
“nella totale ignoranza” di quanto avveniva in Europa,
studi recenti hanno dimostrato che Frida non si ispirava
solo all’arte preispanica e alla pittura degli ex-voto, ma
era bene informata sulle ultime tendenze, dalla Metafisica
al Realismo magico al Surrealismo. Comunque sia, la sua
pittura non può essere considerata separatamente dalla
sua vita, perché come ha scritto lei stessa: “Dato che i
miei soggetti sono sempre stati le mie sensazioni, i miei
stati d’animo e le reazioni profonde che man mano la vita
suscitava in me, ho spesso oggettivato tutto questo in
autoritratti, che erano quanto di più sincero e reale potessi
fare per esprimere quel che sentivo dentro e fuori di me”.
E anche sotto questo aspetto è stata una pioniera, perché
ha inaugurato un filone “autobiografico” molto battuto poi
da numerose artiste.
Frida era nata a Coyoacán, un sobborgo di Città
del Messico, il 6 luglio 1907 da Matilde Calderon e
Wilhelm Kahlo, un fotografo ebreo d’origine ungaro-
tedesca. Sosteneva però di essere nata nel 1910 per
far coincidere la propria nascita con lo scoppio della
rivoluzione messicana. Nella sua vita conosce molto
presto la malattia e la sofferenza fisica. Ha appena sei
anni quando si ammala di poliomielite, guarisce ma
la gamba destra resta meno sviluppata. Poi a diciotto
anni, il 17 settembre 1925, un terribile incidente quasi la
uccide. L’autobus sul quale viaggiava viene travolto da un
tram. Nello scontro un corrimano di metallo le trapassa il
corpo e Frida riporta lesioni e fratture gravissime. Come
conseguenza dell’incidente, sarà costretta a indossare
busti ortopedici; quando resterà incinta ricorrerà all’aborto
terapeutico, perché troppo rischioso sarebbe stato per
lei portare avanti una gravidanza; subirà una trentina di
interventi chirurgici, per lo più alla colonna vertebrale e al
piede destro, prima di morire, il 13 luglio 1954, all’età di
quarantasette anni, nella sua casa natale, la Casa Azul, a
Coyoacán, divenuta nel 1958 un museo.
Ma nell’immediato, grazie alla giovinezza e a una forza
d’animo incrollabile, Frida reagisce. Costretta a letto per
mesi, inizia a dedicarsi alla pittura e da questo momento
l’arte diventerà per lei un modo di liberarsi dal dolore.
Inizia dipingendo il proprio volto, che studia riflesso in
uno specchio appeso sopra il letto. L’autoritratto resterà
sempre uno dei suoi soggetti preferiti.
Nel 1928 conosce Diego Rivera (1886-1957), che ha
il doppio dei suoi anni ed è un pittore già molto noto.
Nell’agosto 1929 si sposano. Sarà un amore duraturo
ma turbolento, fatto di reciproci
tradimenti, separazioni e un breve
divorzio. Con la sua solita ironia
dirà “Ho subito due gravi incidenti
nella mia vita, il primo è stato
quando un tram mi ha travolto
e il secondo è stato Diego”. Tra
i suoi amanti Frida avrà uomini
assai diversi, come lo scultore
Isamu Noguchi e Leon Trotsky,
ospite con la moglie dei Rivera in
Messico. A unire Frida e Diego,
comunque, oltre alla pittura è la
passione politica. La rivoluzione
aveva significato per i messicani
la riscoperta orgogliosa delle
proprie radici culturali, base
dell’identità nazionale. Così Frida, come una divinità
preispanica, porta vistosi gioielli e indossa abiti tradizionali.
E sia negli Stati Uniti sia a Parigi il suo abbigliamento
“etnico” fa scalpore.
Con il passare degli anni, però, la salute peggiora. Nel
1953, sotto la minaccia di cancrena, le viene amputata
la gamba destra. Eppure il suo ultimo dipinto, eseguito
otto giorni prima di morire e conservato oggi nel museo
di Coyoacán, è un estremo omaggio alla vita. Ritrae dei
cocomeri che si stagliano, verdi e rossi, su un cielo az-
zurro e sulla polpa succosa e sensuale di una delle fette
è scritto “Viva la Vida”. Ma nel suo ultimo autoritratto, un
disegno esposto a conclusione della mostra, si raffigura
con il simbolo dell’infinito sulla testa e una colomba, che
allude a una celebre poesia di Rafael Alberti, su una co-
lomba che si è smarrita. Si congeda dalla vita scrivendo
nel suo diario “Spero che l’uscita sia gioiosa e spero di
non tornare mai indietro”. b
Frida Kahlo, Moses o Nucleo Solare, 1945, Olio su tavola, cm 61 x 75,6, Collezione Privata
© Banco de México Diego Rivera & Frida KahloMuseums Trust, México D.F. by SIAE 2014
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