Numero 9 del 2016
Viva la scuola
Testi pagina 46
44 Settembre 2016
L
e Visioni di Ildegarda di Bingen, recentemente
pubblicate a cura di Anna Maria Sciacca presso
Castelvecchi…, ahimè, la filosofia ritorna astratta
e distante dalla realtà? Cosa ci può spingere a
re-interrogare una figura così lontana dai nostri
tempi? Donna entrata in convento a cinque anni e che in
quel luogo raggiunse una cultura enciclopedica, oltre al
titolo di Badessa, riconosciuta come autorità da tutto il
mondo coevo (laici ed ecclesiastici, non escluso il Papa).
Ritengo che uno sguardo non superficiale possa esse-
re utile nella contemporaneità: innanzi tutto Ildegarda è
una delle grandi madri del cristianesimo - le mistiche
- e tante se ne potrebbero ricordare (Angela da Foligno,
Maddalena de’ Pazzi, Margherita Porete, Elisabetta di
Schonau), riscoperte nel Novecento dagli studi femmi-
nisti e da benemerite, consolidate ricerche nazionali e
internazionali.
Una infinità di figure è uscita dall’ombra: escluse dalla
teologia ufficiale, emarginate da una Chiesa, che repu-
tava le donne senza anima e che spesso le condannava
al rogo come streghe, ritenute quali uomini mancati, esse
riuscirono tuttavia esercitare una “Parola ascoltata” grazie
al loro modo di essere e di pensare.
Non solo, ma spesso era parola de-
stabilizzante, provocazioni sovversi-
ve in alcune, espressione di inquie-
tudini che allarmavano le istituzioni.
Parola ascoltata perché molte di
queste scrittrici riunirono intorno alla
loro persona veri e propri cenacoli
culturali, scrissero lettere ai potenti
del tempo (non escluso il Papa), si
adoperarono con pratiche diverse
per un rinnovamento della chiesa.
E tale parola è differente, prismatica, quasi una polifonia
ossessiva e disarmonica, esercitata con modalità molte-
plici, cariche di simbolismi e di metafore; parola che espri-
me l’intima unione con il proprio corpo: Maddalena de’
Pazzi viveva estasi che duravano quarantotto ore, durante
le quali la santa correva per tutto il convento realizzando
un “magnifico ballo”. E mi piace ricordare come proprio
nel femminismo si sia focalizzata la densità figurativa e
linguistica, insita nella ambiguità del corpo, si sia colta la
pregnanza e creativa ambivalenza, corpo non riconducibi-
le unicamente né ad una dimensione culturale, né a quella
biologica, ma che vive del loro difficile intreccio.
Parola ascoltata anche nel nostro oggi - in un tempo di
crisi, di speranze tradite, di banalizzazioni pseudo ideo-
logiche, di chiusura nel privato (di post-femminismo?) - è
la spinta a riprendere lo slancio per realizzare una vera e
propria metànoia o per attuare quella parrhesia, di cui par-
lava Foucault, cioè un taglio dei saperi tradizionali, in vista
non solo di conoscenze inedite, ma di una nuova prassi.
Un secondo motivo di interesse in tale rilettura riguar-
da il tema dell’identità, su cui il femminismo si interro-
ga da sempre: ritengo che l’apporto della mistica femmi-
nile sia anche espressione di una visione antropologica
ILDEGARDA DI BINGEN
PAROLA ASCOLTATA E DESTABILIZZANTE
Entrata in convento a 5 anni, Ildegarda spicca
tra le ‘mistiche’ per l’integrazione tra formazione
dottrinale ed esperienza spirituale
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