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Numero 5 del 2014

Europee, come e perché?


Foto: Europee, come e perché?
PAGINA 44

Testi pagina 44

38 Maggio 2014
FEMMINICIDI
E CODICE D’ONORE KANUN
“Banditi e schiave. I Femminicidi” di Arcangelo Badolati
e Giovanni Pastore è un libro che affronta in modo crudo
gli intrecci criminali che si svolgono in Calabria tra la ma-
fia albanese e la ‘ndrangheta in una regione divenuta suo
malgrado una sorta di “laboratorio criminale”.
Sono riportate le inchieste che hanno smascherato le tratte
delle donne albanesi e straniere in Calabria e nel resto d’I-
talia. Sono “le schiave”, soprattutto albanesi, che vengono
adescate con l’inganno, vendute e costrette a prostituirsi.
Particolarmente agghiaccianti le te-
stimonianze di alcune donne dalle
quali emergono storie drammatiche
di maltrattamenti inauditi. Strappate
alle famiglie, caricate come merce e
giunte in Italia non possono ritorna-
re perché significherebbe morire o
essere sottoposte a sevizie di ogni
genere. Nel libro si parla anche dei
femminicidi come quello della gior-
nalista Maria Rosaria Sessa, o della
giovanissima Fabiana Luzzi che fu
uccisa e bruciata viva dal fidanza-
to, giovanissimo anche lui. Ma quel-
lo che i due autori pongono come
nuovo strumento di comprensione è
il millenario “codice Kanun” o legge
della montagna. Si tratta di un codice d’onore che assicu-
ra ai criminali albanesi un controllo assoluto sulle donne,
rendendole schiave, appunto. “Il soggiogamento totale
delle vittime, condotte in Italia nella migliore delle ipote-
si sono l’inganno e il miraggio di un futuro migliore, nella
peggiore e più frequente con la violenza; il totale asservi-
mento ai voleri dei protettori fino ad arrivare al ius vitae ac
necis, al diritto di vita e di morte”.
Maria Fabbricatore
Arcangelo Badolati e Giovanni Pastore
Banditi e schiave. i femminicidi
Ed Pellegrini, pagg 180, Euro 15,00
PAROLE E VITE DI SIMONE WEIL, RACHEL BESPALOFF,
HANNAH ARENDT
All’inizio del suo prezioso libro “Hannah e le altre” con il titolo
del primo capitolo, “Tre donne intorno al cor mi son venute”,
Nadia Fusini rimanda alle tre donne belle e raminghe, della
canzone dantesca che era stata scritta per essere inserita nel
Convivio, all’inizio della parte sulla giustizia. L’esilio, considera-
to condizione dovuta a una colpa, in essa è affermato come
scelta coerente con l’essere retti. Le tre belle dimenticate dagli
uomini, solo Amore che Dante ha nel cuore le riconosce, sono:
anzitutto la Giustizia, impressa da Dio nel cuore della realtà
nell’ordine della natura, quindi la giustizia umana e infine la
legge positiva delle società umane. Ho percepito quindi come
sforzo “morale” nel senso più nobile della parola, la fatica
dell’autrice di raccontarci, farci conoscere, intrecciando molti
fili, vita e pensiero, di tre donne: Simone Weil, Rachel Bespa-
loff e Hannah Arendt che sono pietre miliari nella costruzione
faticosa del Pensiero della differenza. Come ci dice Nadia Fu-
sini la can-zone delle donne, la loro zona di potere, rimanda
alla scrittura perché nel cammino abbiamo
bisogno di cercare le orme altrui e anche di
madri, che non ci abbandonino mai “abbia-
mo bisogno di conversare con i morti, come
capiscono i poeti”. Dalle tre vite colgo per me
alcuni suggerimenti. Il primo è sulla profondità
del bene e sulla superficialità del male, rifles-
sione che ci viene da Hannah Arendt, nel suo
libro “La banalità del male” scritto osservando il
processo Eichman. Lasciar passare la vita tra i
normali doveri, accontentarci di ciò che appare
“normale” può fare di noi tutte/i dei mostri. Mes-
saggio tanto più importante quando, nella crisi,
ogni normalità appare benedetta. Il secondo punto di vista è
la percezione dello sradicamento da un mondo di uomini che
Simone Weil opera con una personale lettura dell’Iliade: nel te-
sto omerico lei legge la narrazione della legge disumana della
guerra, della forza, in definitiva della violenza. Essere donna
le appare come dolore, ma anche occasione: dolore di vivere
in un mondo sbagliato, occasione di un punto di vista privile-
giato, quello degli oppressi, per lavorare a un cambiamento,
almeno per pensarlo. I due spunti costituiscono a mio pare-
re una priorità. Gli “a parte” inseriti alla fine di ogni capitolo,
presentano altre vite, altri rapporti di cui le nostre protagoniste
hanno intessuto la loro vita. La qualità della scrittura e la pro-
fondità della cultura sottesa al testo ne fanno una occasione
non perdibile di godimento e di riflessione per il movimento
delle donne oggi e per ognuna di noi.
Patrizia Minella, Comitato scientifico CESPI
Nadia Fusini
hannah e le altre
Ed Einaudi, pagg 168, Euro 18,00
LIBRI
a cura di
Tiziana Bartolini
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