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Numero 4 del 2006

E ora scendiamo in campo noi


Foto: E ora scendiamo in campo noi
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Testi pagina 39

noidonne aprile 2006 39
quista di un seggio elettorale, dalle
quote rosa, che il nostro partito ha
rispettato, nonostante la legge non sia
passata in Parlamento. Il diritto di
famiglia del 1975 e le leggi in difesa dei
diritti delle donne stanno subendo dei
gravissimi attacchi.
E inoltre è necessario distinguere tra il
"il relativismo, cioè il lasciarsi portare
qua e là da qualsiasi vento di dottrina"
di cui parla Papa Ratzinger riuscendo a
portare dalla sua parte le femministe
più agguerrite, e il rispetto del plurali-
smo etico: ci sono scelte di valore che
vanno rispettate, anche se, con tutta
probabilità, sono differenti dai fonda-
menti della morale cattolica, che difen-
de l'indissolubilità del matrimonio
(retrostante la recente legge sull'affida-
mento condiviso) e la presenza di vita
nell'embrione. Nelle due leggi sopra
nominate è palese la presenza di un
unico valore di riferimento, pretestuosa-
mente collegato alla fede cristiana, ma
in realtà connesso all'esigenza maschile
di evitare di cadere nei pozzi, e alla ten-
denza maschile di controllare, piuttosto
che condividere, ciò che avviene nel
mondo del privato: la sofferenza che
una vita intima, vissuta in tutta la sua
profondità, può comportare. Le donne
sanno in cosa consiste la reale relazione
con i figli, fin dalla loro presenza nella
pancia: conoscono il pozzo delle diffi-
coltà da affrontare giorno dopo giorno,
con figli che crescono e scalpitano.
Compito delle leggi non è auspicare che
la pratica del privato possa essere con-
divisa tra uomini e donne, ma aiutare le
persone in difficoltà ad affrontare la
concreta realtà di ogni giorno.
La lunga pratica femminile di pozzi
(in cui vi è l'infelicità dello sprofondare
nella sofferenza, ma anche la felicità di
sapere stare in relazioni significative, di
sapere dare e darsi con tutte se stesse) è
uno strumento di conoscenza irrinun-
ciabile. Le donne oggi non possono
rinunciare al loro patrimonio di genere,
lasciandosi annebbiare dalla parità-
omologazione al valore-paradigma
unico maschile. Non possiamo ammet-
tere che altri pastrocchi di legge attenti-
no ai nostri diritti umani.
Concludo dando voce ad una femmi-
nista americana, Genevieve Vaughan,
vissuta molti anni in Italia ed ora tor-
nata nel Texas, dove ha fondato nume-
rose associazioni rivolte a riportare
"come chiave interpretativa del simbo-
lo", e a farla emergere dalla invisibilità
in cui è relegata, la pratica del dono e
della cura, che è alla base della nostra
vita e da riconoscere "in ciò che molte
donne e alcuni uomini fanno già tutti i
giorni" (Per-donare. Una critica femmi-
nista dello scambio, Meltemi, 2005).
Ecco cosa scrive Vaughan nella introdu-
zione di un volume monografico edito
dalla rivista italiana Athanor nell'ago-
sto 2004: "Oggi nel mondo coesistono
due paradigmi economici di base, logi-
camente contraddittori ma anche com-
plementari. Uno è visibile, l'altro invisi-
bile; uno fortemente apprezzato, l'altro
sottovalutato. L'uno è collegato con gli
uomini, l'altro con le donne. Quello che
dobbiamo fare è dare valore a quello
collegato con noi donne per causare
uno spostamento fondamentale dei
valori con cui gestiamo le nostre vite e
le nostre politiche".
C'è da auspicarsi che, conclusesi le
imminenti elezioni, le donne (e gli uomi-
ni) che saranno chiamate a partecipare
alla redazione di leggi importanti per lo
svolgersi quotidiano della vita di perso-
ne in carne ed ossa, sapranno ricordar-
si dell'esistenza di tali paradigmi invisi-
bili, appartenuti per secoli alle donne.
Le risorse delle donne per un mutamento della politica
donne in Guinea attingono acqua dal pozzo
donne e bambini al pozzo in Afganistan
Alba De Céspedes
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