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Numero 9 del 2016

Viva la scuola


Foto: Viva la scuola
PAGINA 30

Testi pagina 30

28 Settembre 2016
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sendo una mescolanza di etnie, paradigmi culturali ed esi-
stenziali, stili e modelli di vita. Tuttavia, parla con una voce
sola, con una sola lingua che lo contraddistingue. Il fi losofo
rumeno Emil Mihai Cioran [1911], emigrato a Parigi negli
anni Quaranta, che scrisse sempre in francese, sosteneva
che “prima ancora che un paese, si abita una lingua”.
Eppure, le opere in italiano degli scrittori provenienti
dai molti ‘altrove’ del mondo non hanno ancora quella
piena cittadinanza che meriterebbero. Dovremmo, inve-
ce, essere riconoscenti nei confronti di questi migrant wri-
ters, poiché, cimentandosi a scrivere nella nostra lingua,
ci hanno consentito di conoscere le loro opere, che forse
non sarebbero state tradotte, perdendo, di conseguenza,
un patrimonio umano e culturale davvero incommensura-
bilmente grande.
OLOCAUSTO DIMENTICATO
di Paula Schöpf

«Silenzio, desolazione, oscura notte / Il cielo è cupo,
pesante di silenzio! / aleggia nell’aria la nenia della
morte / da queste pietre, grigie pietre / da ogni rovina,
dalle cornici infrante, / esala disperazione di sangue e
lacrime / Il mio spirito s’impiglia nel filo spinato / E la
mia anima s’aggrappa alle sbarre, / prigioniera in casa
nemica! / chi sono? nessuno! Tu chi sei? nessuno! / Voi
Sinti chi siete? nessuno! Solo ombre, / nebbia! nebbia
che per abitudine è rimasta / prigioniera della più
grande infamia / della storia dell’uomo!».
Inno gitano in ricordo del genocidio compiuto nei confronti di Rom e Sinti dalla furia nazista durante la Seconda Guerra
Mondiale – Djelem Djelem musica Gitana (https://www.youtube.com/watch?v=eKIOURDOG3E)
Ingrid
Beatrice
Coman
Bisogna, dunque, leggere i loro libri. Ne vale la pena.
Per vincere fi nalmente sull’etno-eurocentrismo e co-
struire quell’unica civiltà del convivere che è risposta
univoca al plurimo interrogativo del mondo: quo vadis
Italia/Europa? [seconda ed ultima parte]
LA MENDICANTE DEI SOGNI
di Paula Schöpf

«È finita la storia dei Sinti / I violini tacciono /
Le chitarre non hanno più anima / Le giovani donne non
danzano più, / non hanno più piedi. / I fuochi si sono
spenti / gelida è la notte / La nebbia ha dissolto i cuori
dei Sinti / La terra si è dissolta col loro sangue /
non ci sono più carrozzoni nella verde periferia /
né violini innamorati / né fiori nei bruni capelli /
non ci sono più capelli bruni. /
Oggi una carovana si è accampata /
alla porta del paradiso».
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