Numero 9 del 2016
Viva la scuola
Testi pagina 22
20 Settembre 2016
ALLA pALESTINESE
HAnAn Al HROUB È STATO
ASSEGNATO IL pRESTIGIOSO
GLOBAL TEACHER PRIZE 2016.
uN MILIONE dI dOLLARI CHE
FINANzIERANNO BORSE dI STudIO
pER ALTRE dONNE CHE
dIvENTERANNO INSEGNANTI
VIVALASCUOLA | 6
HANAN
AL HROUB
L’EDUCAZIONE
COME
RESISTENZA
di Cecilia Dalla Negra
I fi nalisti erano 8mila, provenienti da Stati Uniti, Pakistan, Giappone, Regno Unito, Finlandia, Australia e India. Ma alla fi ne la giuria ha deciso che l’insegnante migliore del
mondo fosse lei. Hanan Al Hroub, 43 anni e 5 fi gli, nella
primavera scorsa è stata insignita del prestigioso Global
Teacher Prize 2016, il premio per
l’Educazione assegnato dalla Varkey
Foundation come riconoscimento
del valore pedagogico, ma soprat-
tutto sociale, del lavoro degli inse-
gnanti. Colleghi e amici raccontano
che Hanan non riusciva a credere di
essere stata selezionata. Lei, nata
e cresciuta nel campo profughi di
Dheisheh, a sud di Betlemme, dove
oppressione e discriminazione sono
all’ordine del giorno. Dove la violenza
dell’occupazione israeliana è routine
quotidiana, tanto che chiunque può
trovarsi gravemente ferito, colpito da
una pallottola, solo perché sta tor-
nando a casa nel momento sbagliato. Come è successo a
suo marito, davanti agli occhi dei fi gli che da quel giorno
porteranno un trauma nel cuore: farli studiare e concen-
trare diventerà un’impresa. Ed è così che Hanan decide di
lasciare il lavoro e dedicarsi a loro inventando un metodo
che li riavvicini ai libri attraverso il gioco. Che li faccia
sentire compresi, perché quell’aggressività, quell’iperatti-
vismo, non sono che una reazione alla violenza che si re-
spira ogni giorno. Il metodo di Hanan funziona tanto bene
che decide di cambiare corso di laurea e diventare un’in-
segnante. Prende servizio nella piccola scuola del campo
profughi, e applica il metodo usato con i fi gli a tutte le sue
classi. Prepara un manuale - “Giochiamo e Impariamo” - e
i voti degli alunni, come per magia, migliorano. Insegna
loro l’ascolto attivo, la cura per l’altro, la pazienza, la non-
violenza. L’accettazione della sconfi tta, il controllo della
rabbia. E il fi nale di questa storia, per una volta, è lieto: i
bambini sono più sereni, i colleghi di Hanan la seguono,
e dalla periferia del mondo si ritrova su un palco di Dubai
per ritirare un premio da 1 milione di dollari, che deciderà
di devolvere in borse di studio per altre donne che vo-
gliano diventare insegnanti. E così, scrive con la sua vita
un’altra pagina di quel capitolo che racconta del fi lo rosso
che lega le donne di Palestina alla lotta per l’educazione.
Lo dice chiaro, Hanan: “L’istruzione è un diritto umano,
ed è la nostra sola arma per cambiare questo mondo,
rendendolo più giusto. I nostri bambini hanno il diritto di
vivere la propria infanzia in pace”.
Che l’istruzione fosse un’arma, le donne palestinesi
lo capiscono all’inizio del Novecento, quando danno
vita alle prime forme aggregative femminili. Perché se
in anni più recenti la loro partecipazione politica all’Inti-
fada (1987-1993) sarà un esempio di protagonismo di
genere per tutto il mondo, per risalire ai primi passi di
questo percorso bisogna tornare indietro nella storia.
Quando la prima rivendicazione - quella di sempre - sarà
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