Numero 9 del 2016
Viva la scuola
Testi pagina 20
18 Settembre 2016
IL RINNOvAMENTO NELLA SCuOLA
dEvE pARTIRE dAGLI AduLTI,
dOCENTI E GENITORI, pER FARE RETE
NELL’INTERESSE dEI BAMBINI/E.
BASTEREBBE pOCO dICE
BARBARA RICCARDI, LA MAESTRA
FINALISTA AL GLOBAL TEACHER PRIZE
Barbara Riccardi è l’unica italiana fi nalista del Global Teacher Prize 2016, il “Nobel” per l’insegnamento. Ma-estra a Spinaceto (quartiere periferico di Roma) ha da
poco festeggiato 50 anni.
Quali sono secondo lei i maggiori problemi della scuola
italiana oggi?
Perché parlare sempre dei problemi?
Non possiamo parlare delle cose belle?
Così anticipa la seconda domanda.
Quali sono le potenzialità della scuo-
la italiana oggi?
Credo sia necessario un rinnovamen-
to del pensiero da parte del mondo
adulto. Mi rivolgo sia ai docenti che ai
genitori. Noi siamo d’esempio, se non
ci mettiamo in gioco in prima persona
non possiamo pretendere che i ragazzi
e le ragazze possano attuare un cam-
biamento in solitudine. Lo possiamo
fare attraverso la formazione, per non
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IL PATTO
EDUCATIVO
DI UNA
MAESTRA
DA NOBEL
di Elena Ribet
rimanere indietro rispetto a quelle che sono le loro esigenze
e per catturare la loro attenzione, la loro voglia di formarsi e
di venire a scuola.
Come vede l’educazione di domani?
Si tratta di mettere in pratica le competenze di ognuno e met-
terle a frutto per il bene comune, sopperire alle mancanze ma-
teriali della società, facendo rete fra istituzioni, scuole, genitori
e nonni.
nel recente documentario di Michael Moore, la mini-
stra dell’educazione Finalndese, Krista Kiuru, afferma
che gli alunni e le alunne “dovrebbero avere più tem-
po per essere bambini”. in Finlandia i compiti a casa
sono addirittura considerati obsoleti e i bambini vanno
a scuola per 20 ore settimanali. Cosa ne pensa?
Mi ritrovo moltissimo nelle parole di Krista Kiuru. La mia idea
è di non annoiare me stessa e di non fare annoiare loro.
Come insegnanti dobbiamo imparare a essere come il piffe-
raio magico. Il gioco è la prima forma magica che porta poi a
impegnarsi, studiare, apprendere, lavorare, a mettere in risal-
to i valori e le competenze. Il mio modo di essere docente è
fare didattica ed esperienze attraverso l’ironia e la creatività,
la cooperazione e la collaborazione del gruppo classe, dove
inventiamo e progettiamo “isole di lavoro”. Progetti come il
laboratorio di cine-
ma, il tg scolastico,
il bricolage, l’orto di-
dattico o la cerami-
ca ci permettono di
confrontarci fra noi e
di mettere a frutto il
meglio di ciascuno.
Ma questa didatti-
ca non è poi così
innovativa: il nostro
percorso storico ha
radici forti, a partire
da Montessori fi no agli anni 2000, ora si tratta di adeguare
quel tipo di visione sulle tecnologie e i linguaggi che abbiamo
a disposizione.
nello stesso documentario sopra citato, a un certo pun-
to, si dice che la scuola “riguarda il trovare la tua felicità,
trovare il modo di imparare ciò che ti rende felice”…
Sì, pensiamoci. Come è possibile che oggi al suonare del-
la campanella io veda bambini e bambine felici di entrare
a scuola? Ai miei tempi si piangeva, si cercava il modo di
nascondersi. La felicità è contagiosa, chi desidera fare l’in-
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