Numero 9 del 2016
Viva la scuola
Testi pagina 19
17Settembre 2016
a sCUoLa Per iMParare
a stare insieMe
Gabriele, 16 anni, liceo scientifi co Joyce di Ariccia,
ha deciso di passare un anno all’estero
volevo vedere con i miei occhi come funziona un
sistema scolastico diverso dal nostro; avevo scelto di fare
un’esperienza in un paese che avesse un’impostazione più
anglosassone ma alla fine andrò in serbia che ha una struttura
simile alla nostra. volevo anche capire quanto fosse vero che
la scuola in altri paesi è vista come occasione di crescita e
riscatto sociale, cosa che qui in italia non accade da tanti
anni ormai. se mi guardo intorno vedo che molti ragazzi
scelgono un corso di studi senza convinzione e poi non sono
conseguenti nello studio e nell’impegno e a volte anche i
professori lasciano andare le cose. penso che la scuola serva,
non solo come luogo di trasmissione di nozioni ma anche
per imparare a stare insieme agli altri. nella scuola dei miei
sogni mi piacerebbe che ci fosse più attenzione alla pratica, ai
laboratori, e più partecipazione degli studenti nelle decisioni e
nella valutazione di come i saperi vengono trasmessi.
e i docenti? Come stanno?
Devo dire che in grande maggioranza c’è motivazione all’in-
segnamento e spirito di collaborazione. Dato che siamo sotto-
pagati, e sommersi da obblighi burocratici e da grande com-
plessità, non sempre le novità vengono accolte. Sentiamo forte
la nostra perdita di signifi cato sociale, non siamo più ricono-
sciuti come una categoria di persone essenziali per la società,
né dalle istituzioni né dalle famiglie. Una carta vincente della
scuola è la cooperazione tra colleghi, l’interdisciplinarietà, la
creazione di uno stile e di una modalità di lavoro comune. Una
dicotomia, molto forte e poco risolvibile se non si avanza con
un pensiero più ampio e condiviso, è tra le sollecitazioni che
arrivano a fare una didattica più accattivante, che usi la tecno-
logia e renda protagonisti i ragazzi, e ciò che arriva dal MIUR
che è molto più statico e che però vincola nel momento delle
valutazioni e degli esami. ?
teCnoLoGie Per trasMettere
i saPeri
susanna, 18 anni, liceo classico Tasso del centro di Roma
ho avuto l’opportunità di frequentare per sei mesi una
scuola in argentina, a buenos aires. la differenza più grande
è stata quella di percepire meno distanza tra i professori
e gli studenti, forse anche per la giovane età dei docenti.
le lezioni erano più partecipative, si richiedeva sempre il
coinvolgimento degli studenti anche nella pianificazione, e il
legame all’attualità era forte. la scuola serve ma dovrebbe
essere usata meglio per dare delle opportunità a tutti a partire
dall’uso delle tecnologie che è legato anche a come viene
trasmesso il sapere. la didattica è molto unidirezionale e
non mira a sollecitare lo studente, né a stimolare un pensiero
critico. nella mia scuola ideale ci dovrebbero essere meno
ore di studio, soprattutto a casa, e più possibilità di aprirsi ad
altre realtà culturali con attività esterne. ci dovrebbe essere
più approfondimento verso temi legati all’attualità e più spazi
comunitari anche per lo scambio tra gli stessi studenti.
DoCenti senZa aMore
Per L’inseGnaMento
Meggy, 20 anni, ha appena fi nito il liceo classico
Pilo Albertelli di Roma
la scuola è stata utile per me, non solo dal punto di vista
della mia preparazione. ho perso un anno in terza liceo. È
stata una brutta esperienza che però mi ha fatto crescere.
all’inizio l’ho vissuta come un’ingiustizia ma ho affrontato gli
anni successivi cercando di dimostrare che avevano sbagliato.
quello che ho notato è che c’è una stigmatizzazione verso
chi viene bocciato e raramente viene data una seconda
opportunità. se non rientri in un certo standard non va bene;
e questo è palese se pensi che gli studenti vengono giudicati
solo attraverso un numero. spesso non vengono prese in
considerazione le caratteristiche individuali e le virtù di
ciascuno. non viene valutata la capacità di relazionarsi a livello
interpersonale e la capacità di lavorare in squadra; siamo
spinti alla competizione individuale e non alla solidarietà e
all’interazione con gli altri laddove ognuno potrebbe dare il
meglio di sé per un progetto comune. in fondo la scuola è una
riproduzione del mondo esterno. questo accade verso di noi
e anche verso i professori. mi sembra che ci siano docenti che
hanno amore per quello che insegnano e che siano capaci di
far innamorare gli studenti ma anche loro sono fagocitati da
chi ha un approccio più accademico; è come se questa loro
caratteristica, che dovrebbe essere centrale in una relazione
educativa, passi sempre in secondo piano rispetto ad altri
obblighi burocratici.
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