Numero 9 del 2016
Viva la scuola
Testi pagina 18
16 Settembre 2016
“Prima di laurearmi mi fu proposta una supplenza e la relazione con i ragazzi mi ha entusiasmato.” Laura De Mattheis insegna Scienze dal 1989, da
circa dieci anni in un Istituto Tecnico Industriale e Liceo Scien-
tifi co delle Scienze Applicate. Quello che emerge dalla lunga
chiacchierata con lei è l’entusiasmo e la passione unite ad una
visione lucida della complessità della scuola che De Mattheis
conosce molto bene sia sul versante dell’insegnamento fron-
tale che su quello degli obblighi burocratici, avendo svolto a
lungo il ruolo di collaboratrice dell’Uffi cio di presidenza.
“La grande varietà di situazioni di cui noi
docenti siamo il terminale è sicuramente il
tratto più complicato, e affascinante, che
ci troviamo ad affrontare. Partiamo dall’u-
bicazione del comprensorio scolastico
in cui lavoro: la sede centrale è Labaro
Prima Porta, periferia nord di Roma, e la
succursale è a Ponte Milvio, quasi centro
della città. Abbiamo, come si può imma-
ginare, due utenze molto diverse, circa
800 studenti e classi molto numerose. Già
questo dovrebbe raccontare la grande va-
rietà di situazioni che ci troviamo a dover
sostenere a fronte di risorse non sempre
adeguate a cui suppliamo con l’impegno
personale e la buona volontà. E non è solo
un problema di provenien-
za degli alunni. La scuola
deve garantire un’attenzio-
ne individualizzata a per-
sone che hanno esigenze
e bisogni differenti. Parlo
di ragazzi e ragazze con
disabilità, di studenti che
hanno DSA (Disturbi Spe-
cifi ci dell’Apprendimento),
o BES (Bisogni Educativi
Speciali). Sono ragazzi
che hanno bisogno di stru-
menti compensativi, di una
didattica ad hoc, e in alcu-
ni casi di insegnanti di so-
stegno. Tutto questo, che è
un diritto, necessita risorse
e programmazione, oltre
che preparazione, specifi -
che. Inoltre io ritengo che una didattica personalizzata andrebbe
costruita per ogni studente. La scuola dovrebbe essere in grado
di pensare a percorsi specifi ci per ogni ragazzo e ragazza. Ma i
mezzi che abbiamo sono minimi.
Come è questa nuova generazione di giovani che ti trovi
davanti?
È facile dire che adesso i ragazzi sono meno attenti e studiosi;
in parte è così anche se il mio è un osservatorio particolare,
di periferia. Ci sono ragazzi a cui viene data un’opportunità di
migliorare, a volte la sanno sfruttare e a volte no. Quello che
posso dire è che c’è una minore capacità di attenzione. All’e-
sterno della scuola hanno molte sollecitazioni ma sono istanze
povere di contenuti e la scuola deve riempire questi vuoti a cui
spesso le famiglie non rispondono. Poi ci sono i ragazzi stra-
nieri, le nuove generazioni, che sono abbastanza consapevoli
del fatto che scuola sia una grande opportunità per loro, sia
dal punto di vista dell’approfondimento che per la possibilità
di creare una rete sociale. Sono ragazzi che spesso vengono
da situazioni di diffi coltà e vanno sostenuti. Anche se la mia
impressione è che ci sia un disagio diffuso. Parlando con gli
studenti, con le famiglie, vengo a conoscenza di tante situazio-
ni complicate e mi chiedo come faccia un giovane di 16 anni a
sostenere un carico così pesante. La scuola dovrebbe essere
anche un luogo di conforto, mi piace l’idea che vengano qui
e stiano bene. Quando alcuni colleghi tendono a sottolineare
che uno studente non ha studiato credo che dovremmo farci la
domanda del perché non ha studiato, cosa ho fatto io perché
lui potesse studiare e scegliere di impegnarsi.
GIOvANI CON MENO CApACITÀ
dI ATTENzIONE E dOCENTI
CHE NON SONO pIÙ puNTO
dI RIFERIMENTO dELLA SOCIETÀ.
LA TESTIMONIANzA
dI lAURA De MATTHeIS,
INSEGNANTE dI SCIENzE,
E IL puNTO dI vISTA
dI CHI SIEdE TRA I BANCHI
IL LUOGO
DELLA
COMPLESSITÀ
di Nadia Angelucci
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