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Numero 9 del 2016

Viva la scuola


Foto: Viva la scuola
PAGINA 16

Testi pagina 16

14 Settembre 2016
state nei decenni recenti, coinvolte da tanti cambiamenti e im-
pegni nella loro vita quotidiana, tanto da riuscire solo in parte a
fare rifl essioni e scelte appropriate. In generale il mondo fem-
minile nel suo insieme non è stato protagonista in questi am-
biti anche se avremmo forse potuto aspettarci voci più forti da
parte di chi stava facendo questa esperienza. Conoscere altri
percorsi potrebbe aiutarci. Auguriamoci di essere più aperti, in
futuro, ad esempi e stimoli: a imparare, appunto.
Qual è, secondo lei, il senso dell’insegnamento, oggi?
La scuola dovrebbe attrezzarsi per dare strumenti per vivere
quello che viene defi nito come il lifelong learning, cioè l’imparare
continuamente nel corso della vita. Non si impara solo nel per-
corso scolastico, tutto ci cambia intorno in modo rapido. Occorre
apertura mentale per dare strumenti, stimolare la curiosità, avere
la capacità di andare a vedere cosa avviene, come ci si organiz-
za in altri contesti. Andare a vedere come gli altri li fronteggiano,
e non solo in Europa, non può che essere positivo. Si dovrebbe
tenere presente che siamo un “piccolo frammento” in un mondo
che si muove, sperimenta, trova soluzioni; e che i grandi cambia-
menti ci riguardano tutti.
Come vede l’apporto e il ruolo della famiglia nell’educazione?
I genitori di oggi non possono utilizzare i modelli del passato
e ne devono inventare di nuovi. Il solo fatto di avere uno o due
fi gli rispetto a quando se ne avevano tanti modifi ca i rapporti,
cambia gli equilibri. I metodi ‘tradizionali’ certo non sono ade-
guati. Vedo in molti genitori disponibilità al confronto e capaci-
tà di cogliere i cambiamenti; dunque potenzialità, una varietà
di possibili risorse. Ci sono esperienze nuove che possono
portare a ridefi nire, a sperimentare, a cambiare.
La tv e il mondo virtuale hanno un potere negativo?
Anche questo è un elemento relativamente innovativo che i
precedenti genitori non hanno avuto. Ci
sono problemi, certo, ma tendo a porta-
re l’attenzione sugli aspetti positivi che
anche la tecnologia può portare. Sce-
glierei di guardare ai genitori che riesco-
no a trovare modalità di relazione con
questi strumenti invece che sottolineare
quelli che ne sono vittime. Di nuovo, il
complesso sistema sociale attuale ci
mostra anche le potenzialità di innova-
zione che potrebbero essere elemento
di cambiamento in positivo.
Le sue considerazioni più in generale
sull’attuale situazione…
Occorre capire che la società non cam-
bia perché arriva una formula, o un’idea
4 segue da pagina 13 (Intervista a Laura Balbo)
4 segue da pagina 13 (Intervista a Cristina Comencini)
che la scuola, come la famiglia, sia uno specchio della socie-
tà. L’una si specchia nell’altra. Osservo, infatti, che nelle città
che funzionano meglio anche le scuole sono migliori, pur non
dipendendo dall’amministrazione locale. La cosa importante è
lo stato d’animo con cui si lavora. Bisogna permettere alle in-
segnanti di potersi adeguare e di rinnovarsi. Non è qualcosa
riconducibile solo dalla loro volontà - che magari alcuni hanno e
altri meno - ma che dipende da una possibilità reale di tempo e
di economia. L’importante è che la scuola non diventi una routi-
ne, soprattutto in un momento di trasformazione così profonda.
il rapporto con le famiglie è un altro aspetto molto delicato…
Il rapporto tra scuola e famiglia non funziona tanto, mi pare. La
famiglia è sempre prevalente rispetto alla scuola. È come se,
in qualche modo, le insegnanti sentissero questa invadenza
della famiglia che tende a occupare uno spazio che non è di
sua competenza. La famiglia deve essere tale nel momento in
cui il ragazzo torna a casa; è lì che i genitori avrebbero tanto
da fare... Invece la scuola deve essere il luogo in cui ha inizio
il rapporto con l’autorità, con la società…
in conclusione, secondo lei, qual è il senso dell’insegnare
e dell’andare a scuola oggi. Per imparare cosa e perché?
Si va a scuola sempre per le stesse ragioni, per entrare in con-
tatto con i vari aspetti della cultura intesa in senso ampio; si va
a scuola per poter capire se stessi e il proprio mondo; si va a
scuola per trovare lavoro, anche se in questo ci sono parecchi
altri problemi. Insomma a scuola si va per un apprendimento
e una crescita generale. Il problema centrale per gli studenti e
per le studentesse è quello della concentrazione, della capacità
di applicarsi per il tempo necessario a capire un testo lungo e
complesso. Mi rendo conto che negli adolescenti - i nativi digi-
tali - l’abitudine all’uso di questi sistemi veloci di comunicazione
ha prodotto una diffi coltà ad applicarsi e dopo pochissimi minuti
l’attenzione sfugge. È un problema che vediamo in famiglia e
che a scuola ha un impatto. Naturalmente la tecnologia non va
demonizzata, ma la scuola deve capire che quello della con-
centrazione così labile è un tema da affrontare. E che va risolto,
assolutamente. ?
che risolve tutto (o quasi). Bisogna essere consapevoli della
complessità della fase attuale, ma anche di risorse e aperture.
Questo suggerite, e state facendo, con questa iniziativa. ?
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