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Numero 9 del 2016

Viva la scuola


Foto: Viva la scuola
PAGINA 14

Testi pagina 14

12 Settembre 2016
LO SGUARDO
OLTRE I CONFINI
VIVALASCUOLA | 1
di Tiziana Bartolini
all’inseGna
del LIFELONG LEARNING,
senza pauRa
della complessitÀ
del pResente.
inteRvista a LaUra BaLBo
“Osservo che nel vivere attuale moltissime persone continuano ad imparare: nella vita di tutti i giorni sono impegnate ad aggior-narsi, a ridefi nire ciò che sanno, ad aprirsi a
nuove prospettive. Esperienze che hanno poco a che fare con
la formazione tradizionale; ma anche nella scuola, di questo,
si dovrebbe tener conto. Si parla del nostro“lifelong learning”.
Sul tema dell’insegnamento, del senso e della rotta che la
scuola deve prendere, abbiamo interpellato Laura Balbo. So-
ciologa, già parlamentare e Ministra per le Pari Opportunità, è
stata docente universitaria e ha studiato a fondo i problemi del
razzismo, delle politiche familiari e del welfare. Ha coniato il
concetto di ‘doppia presenza’ per defi nire il duplice ruolo della
donna: riproduttivo nella famiglia e produttivo in quanto lavora-
trice nella dimensione pubblica.
“Non sono un’esperta della scuola” precisa Balbo, ma non si
sottrae alle nostre sollecitazioni pur precisando di essere “deci-
samente critica” nei confronti di un sistema scolastico che ritiene
“usurato e fuorviante”. Un sistema che dovrebbe “riconsiderarlo,
il senso dell’imparare, in relazione alla realtà in cui è immerso”.
Quindi vede l’insegnamento e la scuola distanti dalle esigenze
dei soggetti che la popolano e per cui si
impegna, cioè i/le giovani?
Certo è diffi cile pensare che istituzioni
molto rilevanti, come le diverse istitu-
zioni formative, stiano andando nella
direzione giusta. Nel sistema scolastico
dovrebbe esserci maggiore consapevo-
lezza di un mondo che è in cambiamen-
to, che ha molteplici componenti e che
è segnato da disuguaglianze. Certo non
facile confrontarsi con la complessità
della realtà attuale.
Per quali ragioni la scuola non è riuscita
a leggere la realtà e le sue modifi cazioni?
Credo che ci siano diversi aspetti: uno
certamente è il modo di funzionare di
un grosso apparato burocratico, come ce ne sono altri, certo;
alcuni si sono un po’ modifi cati, ma molti sono ancora fermi,
arretrati.
Un altro fattore è stata la rapidità con cui si sono verifi cati i
cambiamenti negli ultimi decenni. E un altro limite è costituito
dal fatto che non si guarda aldilà dei nostri confi ni; mentre è
indispensabile conoscere altre esperienze. È proprio la fase
problematica in cui viviamo che ci sollecita in questa direzio-
ne: bisognerebbe decidere come
cambiare, impegnarsi. Il proble-
ma c’è, ed è pesante; fare i conti
proprio con questa staticità.
La riforma è stata forse un’oc-
casione mancata di dibattito sui
contenuti, sui ritardi, sui cam-
biamenti necessari?
Qualche tentativo c’è stato, ma è
stato sovrastato dalle resistenze
al cambiamento, dagli interessi a
non modifi care la situazione. Le
eccellenze e le buone esperienze
ci sono, ma non bastano e riman-
gono confi nate, minoritarie, poco
visibili. Per cambiare ci vuole coraggio. Il sistema scolastico
tende alla conservazione esattamente come altri settori della
società italiana. Considerata la realtà del nostro paese, sareb-
be stato eccezionale, per un apparato consolidato e non facil-
mente modifi cabile, adeguarsi ai cambiamenti.
Siamo un paese complicato, con profonde diversità, nei conte-
sti e nelle risorse disponibili.
Bisogna continuare a rifl ettere su quel che si potrebbe fare,
evitando errori.
Certo, è doloroso osservare che una scuola prevalentemente
popolata di donne è uno degli agenti e dei fattori della con-
servazione. Come lo spiega?
Certamente è un punto di osservazione interessante, che an-
drebbe maggiormente studiato. Forse le donne sono, e sono
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