Numero 9 del 2016
Viva la scuola
Testi pagina 13
11Settembre 2016
Nel documento di riferimento della campagna ci
sono alcune parole d’ordine intorno alle quali si svi-
lupperanno anche degli obiettivi. Li volete illustrare
in sintesi?
Bisogna riaprire un confronto con le Regioni per quanto
riguarda la vita dei Consultori e la loro piena funzionalità,
l’applicazione della legge 194, tanto è vero che andre-
mo sotto le sedi regionali e consegneremo a Presidenti e
Assessori/e di riferimento un dossier su Consultori e legge
194, ma anche sul percorso nascita, vista la grande impor-
tanza che da sempre attribuiamo a “come si partorisce” e
“come si nasce”. Non credo che ci accontenteremo di giu-
stificazioni legate alla mancanza di risorse economiche. A
livello nazionale l’interlocutore non può che essere governo
e parlamento in particolare per quanto riguarda la raccolta
dati e le linee di indirizzo sulla prevenzione e nel senso
che sono necessarie serie modifiche di legge, anche nella
sanità, affinché cambi la cultura sessista e violenta che col-
pisce in tanti modi diversi soprattutto le donne.
In che modo l’Udi, sia a livello locale che nazionale,
richiamerà l’attenzione sui temi della campagna?
Quali sono gli interlocutori e le interlocutrici cui vi
rivolgete in modo particolare?
Le nostre interlocutrici e interlocutori sarà quel vasto mon-
do di donne, associazioni e operatori, studiose e studiosi
che continuano, nonostante tutte le difficoltà e l’incapacità
di confronto di tante istituzioni, a perseverare nella richiesta
di diritti e del rispetto delle leggi conquistate e sempre dife-
se con tanta fatica e che oggi, più che mai, sono consape-
voli dello straordinario investimento per il futuro che rappre-
senta la prevenzione e il rispetto dell’autodeterminazione
della donna e della responsabilità condivisa su sessualità
e salute riproduttiva della coppia, soprattutto tra i giovani.
Naturalmente, nonostante tutto, speriamo che interlocutrici
possano essere anche molte istituzioni.
Quali sono le ragioni - politiche, sociali, culturali
- che determinano in Italia la mancanza di un atteg-
PREMIO IMMAGINI AMICHE
Scade il 30 settembre il termine
per inviare le segnalazioni
Stimolare pubblicitari e aziende committenti a una creativi-
tà socialmente responsabile. Questo l’obiettivo del Premio
Immagini Amiche, iniziativa promossa dall’UDI in collabo-
razione e con il patrocinio della Camera dei deputati e ha
ottenuto l’alto patronato del Presidente della Repubblica.
Il premio, che quest’anno arriva alla sesta edizione, è ispira-
to alla risoluzione del Parlamento Europeo, votata il 3 set-
tembre 2008, sull’impatto del marketing e della pubblicità
sulla parità fra donne e uomini, e ha l’obiettivo di valorizzare
una comunicazione che, al di là degli stereotipi, veicoli mes-
saggi creativi positivi.
Cinque le sezioni del concorso: affissioni, pubblicità televi-
siva, pubblicità stampata, programmi televisivi e siti web.
La partecipazione al premio è libera e gratuita per chiun-
que: basta inviare le segnalazioni all’indirizzo entro il 30
settembre 2016.
Verranno inoltre attribuiti un premio alle scuole e una men-
zione speciale alla città che avrà tenuto comportamenti
virtuosi sulle immagini amiche, su segnalazione delle asso-
ciazioni femminili.
La cerimonia di premiazione è prevista il 18 ottobre
2016 e avverrà alla Camera dei deputati, alla presenza
della presidente Laura Boldrini.
giamento laico alla dimensione della contraccezio-
ne e in generale della salute riproduttiva?
L’Italia è un paese, sotto una patina di modernità, cultu-
ralmente e anche legalmente arretrato quanto ai rapporti
uomo-donna. Questa arretratezza ha il suo fulcro nel con-
trollo della sessualità femminile e in generale della salute
riproduttiva cui corrisponde la mercificazione del corpo
femminile in molti modi. Non bisogna dimenticare che l’I-
talia è anche un paese dalla forte tradizione cattolica che
fornisce parole e concetti a questo patriarcato arretrato.
Dunque tutte le volte che entra in gioco il corpo delle don-
ne, l’autodeterminazione sulle scelte procreative si ricorre
a un fondamentalismo che (per esempio tutta la questione
dell’inizio vita e dell’embrione) nasconde una vasta cultura
maschilista come ha dimostrato la cosiddetta “teoria del
gender”. Non potendo apertamente dire: l’uomo è padrone
del corpo delle donne, si dice alle donne: non siete padro-
ne del vostro corpo. b
Intervista a cura di Tiziana Bartolini
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