Numero 3 del 2014
Il mio, il nostro, il loro 8 Marzo
Testi pagina 31
L’8
marzo del 1947 Nadia
Gallico Spano interveniva
all’Assemblea Costituen-
te per illustrare il valore
della Giornata interna-
zionale delle donne, e dava accesso nelle austere aule
di Montecitorio - segnate da una preponderante
presenza maschile - ad una rico rrenza tutta femmi-
nile. È alle origini della Repubblica che questa data
acquista forza evocativa e spessore politico, tanto da
divenire un tassello significativo dell’identità dell’U-
DI e, più in generale, dell’area laica (il Cif opta per
il 30 aprile, Santa Caterina, patrona dell’Associazio-
ne). Alle soglie del Novecento, femministe ed eman-
cipazioniste vivono una stagione d’oro, ma non han-
no una propria ricorrenza e il Woman’s Day - che le
sorelle d’Oltreoceano, ogni 23 febbraio, festeggiano
- non attira più di tanto la loro attenzione. L’8 marzo
entra in scena a ridosso della rivoluzione sovietica
e si richiama, dunque, ad una specifica tradizione
politica, coltivata dalle donne dei partiti della sini-
stra che, negli anni del fascismo, sfoggiano camicie,
abiti, fazzoletti rossi per manifestare la propria al-
terità al regime. La data si afferma, allora, quale un
simbolo di emancipazione e di libertà cui ancorare
un’ identità minacciata dalla repressione e dalla vio-
lenza. Risulta però davvero complesso districare in
queste forme di partecipazione il filo dell’apparte-
nenza di classe da quella di genere e, tenendo conto
delle coordinate politiche di quegli anni, sembra de-
cisamente la prima a dominare. Nel secondo dopo-
guerra, invece, si assiste ad un decisivo cambiamen-
to che può essere letto sia in relazione con le nuove
forme della politica di massa, alla ricerca di nuovi
canali di circolazione del discorso politico, sia con
la nuova consapevolezza espressa dall’associazioni-
smo femminile, impegnato, tra l’altro, nella ricerca
di linguaggi e di segni capaci di richiamare un uni-
verso di valori condivisi, di alimentare una comune
appartenenza e legami di solidarietà femminile. L’8
marzo diviene la data capace di sintetizzare un pro-
getto politico: l’emancipazione femminile. Presto si
dota di un corredo di parole d’ordine e di una propria
ritualità. Mi riferisco alla sua dimensione politica e
ludica che trasforma sezioni e circoli dell’UDI in luo-
ghi di riflessione e pratica politica e in sale da ballo,
in spazi di ritrovo per generazioni diverse. La Gior-
nata ha anche un proprio simbolo, la mimosa. Un
fiore per marcare la ricorrenza, è parte di una con-
solidata tradizione, ed anche in questo caso come in
altri è difficile attribuire la scelta. Nel volgere di un
trentennio, la Giornata si afferma quale punto di ri-
ferimento per molte donne. Nel 1978 il Cif fa sua la
ricorrenza. Sempre in quel decennio, i femminismi
plasmano una nuova “estetica della politica” in gra-
do di rappresentare altre istanze e modi di essere.
Cortei coloratissimi, slogan ironici invadono piazze
e strade, ma l’8marzo, parte non trascurabile della
tanto discussa quanto rifiutata tradizione “emanci-
pazionista”, resiste e il giallo entra nella tavolozza di
cromie dei femminismi.
da 70 anni NOIDONNE guarda al futuro
Una data per le donne
di Patrizia Gabrielli
1978
Una, nessuna, centomila.
“In ciascuna di noi c’è
una casalinga, perché
in nessuna di noi,
nella vita quotidiana
come nei sentimenti
e nell’immagine che
abbiamo di noi stesse, la
liberazione ha sconfi tto la
casalinghità: anche se ci
sono 100 modi di viverla.”
1948
“Donne D’Italia,
l’8 Marzo è la
vostra festa! Sul
passato oscuro,
sul presente
ancora incerto
costruiamo un
avvenire di pace e
di gioia!”