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Numero 3 del 2014

Il mio, il nostro, il loro 8 Marzo


Foto: Il mio, il nostro, il loro 8 Marzo
PAGINA 15

Testi pagina 15

13Marzo 2014
TANTO LAVORO ANCORA DA FARE
di Marta Mariani
Vestivano con le uniformi e cercavano di sopprimere
la loro essenza. È un paradosso in cui non vorrei che
cadessimo. Sarebbe bello se potessimo acquisire i
nostri diritti preservando la nostra natura”. Claudia,
docente di italiano, 40 anni, non nasconde la sua
delusione se posso essere sincera, la festa della
donna mi suscita qualche sentimento rancoroso. Da
uando sono diventata madre e ho scoperto di vi-
vere in un mondo non a misura di famiglia, e in una
famiglia non a misura di donna, l’8 marzo mi ricorda
quella vecchia illusione che avevo, e che col tempo
è naufragata: l’illusione di una genitorialità equa e
condivisa”. Ma questa giornata è anche occasione di
concreta propositività, come per Francesca, 39 anni,
venditrice a prescindere dall’8 marzo, tante volte
mi sono messa a pensare a come portare avanti le
nostre battaglie femministe. Mi sono chiesta spesso
che cosa potremmo fare per facilitare la vita delle
donne che non vogliono rinunciare alla famiglia.
Io vedo nel concetto moderno di cohousing delle
possibilità notevoli spazi comuni, orari diversificati,
sistemi di integrazione tra lavoro e famiglia. Nel gior-
no della donna si dovrebbe parlare di questi argo-
menti, secondo me, in concreto, senza troppe mistifi-
cazioni . L’opinione di un uomo è utile e interessante
e Riccardo, architetto di 8 anni, propone una rifles-
sione da annotare l’8 marzo mi ricorda che la pa-
rit fra i generi una attaglia difficile Penso che,
in passato, molte donne avrebbero potuto ottenere di
più senza esacerbare la questione. Il punto è che mi
piacerebbe che le donne avessero uno spazio tutto
loro, uno spazio che tenesse conto della loro diversi-
tà. Io, in quanto uomo, sono stato educato a svolgere
dei compiti ‘maschili’, a distinguere le cose che erano
da maschi, da quelle che erano da femmine. Sono
stato un ‘privilegiato’. Poi, la vita mi ha cambiato, le
cose sono cambiate, i tempi oggi sono più maturi.
Ed io cucino e stendo i panni, così come lo fa mia
moglie. Penso che alla donna, però, non sia anco-
ra stato dato il valore che le spetterebbe”. Insomma,
sembra che uomini e donne siano perlopiù d’accordo
sul tanto lavoro ancora da fare per un riequilibrio tra
i generi.
EMANUELA GIORDANO:
“DIGNITÀ ATTRAVERSO IL LAVORO”
“Penso che tutte le ricorrenze possano essere utili come
strumento e occasione per riflettere. Credo che pensando alla
fabbrica e a quelle giovani donne, la cosa più importante
è ridare dignità alle donne attraverso il lavoro, con-
siderato che attraversiamo una crisi così profonda e che le
donne sono quelle che rischiano di più. Penso che l’8 marzo,
oggi, debba essere soprattutto non solo una data comme-
morativa ma debba rimettere al centro la dignità della donna.
Facendo questo riusciremo anche ad affrancarci alla violenza
maschile”. Emanuela Giordano è regista e autrice tra l’altro
dello spettacolo ‘Dieci storie proprio così’ che racconta le
vittime di mafia. Come sono le giovani donne, secondo te,
nell’azione sociale, più impegnate o più preoccupate della
propria individualità? “Nelle nuove generazioni c’è di
tutto, siamo una società diversificata con molte sfu-
mature e globalizzata. Non possiamo generalizzare: ci
sono ragazze di grande sensibilità, che lottano con molta
responsabilità, che hanno nuove dimensioni di aperture verso
il mondo, vanno all’estero a studiare, si inventano la vita,
sono molto coraggiose, hanno un grande senso di autonomia,
hanno tanta voglia di
conoscersi e affermarsi.
Poi ci sono altri am-
bienti in cui non sono
sostenute, dove c’è
un degrado che co-
stringe le ragazzine a
diventare dei mostri,
con la mancanza totale
di rispetto di loro stesse.
E questo è un problema
culturale e sociale. Nel
mio ultimo documenta-
rio che è stato prodotto
da Rai Cinema ‘Per la
mia strada’ racconto
proprio la storia di una
ragazza che cerca di
capire che cosa fare da
grande: sarà proiettato l’8 marzo nei teatri con le associazioni
femminili. Ci sono donne che hanno avuto molta ambizione e
sono riuscite a realizzarsi, però c’è anche l’idea che si possa
aspirare a qualcosa d’importante non per guadagnare tanti
soldi, ma perché l’ambizione e la fantasia non sono da de-
monizzare. Per me insomma è importante che l’8 marzo
metta al centro la dignità attraverso il lavoro che nobi-
liti la donna e che cerchi in positivo di far venire fuori
quello di cui siamo capaci”.
Maria Fabbricatore
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