Numero 3 del 2014
Il mio, il nostro, il loro 8 Marzo
Testi pagina 14
12 Marzo 2014
TANTO LAVORO ANCORA DA FARE
di Marta Mariani
“M i dispiace dover dire che secondo me, negli ultimi anni, la giornata della donna è stata strumentalizzata e tra-
sformata in un’occasione puramente commercia-
le. So e sento che questa festa ha le sue motivazioni
valide e sensibili. Purtroppo, però, per me ha poco
senso ricordarsi della donna un giorno all’anno. Mi
piacerebbe che la festa della donna fosse tutti i gior-
ni. Mi piacerebbe che fosse una battaglia quotidia-
na”. È l’opinione di Daniela, docente di chimica,
anni cui fa da controcanto Giulia, traduttrice e inter-
prete, anni per me, la festa dell’8 marzo resta
una ricorrenza significativa. La sento come un’oc-
casione per ri ettere sull essenza, sulla natura
della donna, che io associo al valore della ‘delica-
tezza’. La donna ha una sua particolare sensibilità,
così vicina al concetto del fiore. Mi viene in mente
che, nelle discipline orientali, la figura femminile vie-
ne associata al principio oscuro (yin), cioè introspet-
tivo e meno visibile. Per questo, la donna è proprio
il simbolo dell’intuizione sensibile, della flessibilità e
della dedizione. econdo me, l’8 marzo è un giorno
che ci porta a riflettere sulle differenze tra uomini e
donne, su come conservarle. Quando in Cina fu det-
to che le donne potevano ‘sorreggere l’altra metà del
cielo’, loro acquisirono diritti, ma si maschilizzarono.
BETTA CIANCHINI:
“BATTERE GLI STEREOTIPI
CON L’AUTODETERMINAZIONE”
“L’8 marzo farò spettacoli gratuiti in alcune scuole,
perché credo che sia importante pensare a questa
giornata come un monito, un compito che ci è
stato delegato da donne che hanno trovato la
morte nella loro dignità di donne e di lavoratrici.
È una testimonianza che ci viene tramandata
da generazioni e che
dobbiamo tramandare
alle successive. Finché ci
sarà bisogno dell’8 marzo
per parlare di libertà, di
autodeterminazione, di
dignità della donna vorrà
dire che quelle e tante altre
donne che hanno lottato
per questa causa non
saranno morte invano”.
Betta Cianchini - autrice
teatrale, è suo il progetto
di maratona di spettacoli
contro il femminicidio
‘Donne morte ammazzate’
- spesso lavora nelle scuole e le chiediamo come
le nuove generazioni di donne le sembrano sentire
questa data. “Avverto in loro un problema grande,
perché hanno il rimando di uno stereotipo di donna
che è la bambolina compiacente e piacente, un
concetto molto pericoloso, hanno probabilmente
paura di non sentirsi all’altezza di alcuni canoni
proposti dai media. Poi c’è l’aspetto della violenza
contro le donne che è un’emergenza, e dell’età degli
uomini violenti che sono sempre più giovani, questo
vuol dire che non siamo stati incapaci di offrire
esempi positivi per migliorarsi”.
Maria Fabbricatore