Numero 3 del 2006
Libera di scegliere. Speciale 60 anni voto alle donne
Testi pagina 6
noidonne marzo 2006
noidonne pag 6
Ero molto emozionata quel 2 giugno1946. Anche per me era il primo
voto! E soprattutto lo sentivo come una
conquista, cui, sia pur poco, avevo con-
tribuito. Nell'autunno del '44, nell'Italia
liberata, noi del Comitato pro voto era-
vamo convinte che il diritto di eleggere e
di essere elette le donne italiane lo sta-
vano conquistando nell'Italia occupata,
combattendo nelle formazioni partigia-
ne e nei "Gruppi di difesa della donna"
per la liberazione dall'occupazione
nazista, per la pace, la libertà e la
democrazia. Sembrava scontato che,
restaurato un regime democratico, le
donne avrebbero avuto automaticamen-
te diritto al voto. In realtà non era così.
Infatti, a parte le dichiarazioni favore-
voli di alcuni leaders, era prevalente nel
mondo politico il disinteresse; addirittu-
ra un'ostilità appena mascherata. I libe-
rali ad esempio volevano rinviare la
decisione circa il diritto di voto delle
donne alla futura Assemblea
Costituente. Fu necessaria una pressione
e una petizione popolare. Il decreto del
31 gennaio 1945 fu perciò un risultato
importante. Le donne il 2 giugno si
avvalsero del loro diritto, votando nella
stessa percentuale degli uomini e 21
donne vennero elette all'Assemblea
Costituente. Fu grazie a loro che nella
Costituzione furono inseriti diritti fon-
damentali per le donne e fu introdotto
quell'articolo 3 che, oltre a dichiarare
che tutti i cittadini erano eguali indi-
pendentemente dal sesso, stabiliva che
la Repubblica avrebbe dovuto agire per
rimuovere gli ostacoli che a quell'egua-
glianza si frapponevano. Ci sono volute
molte lotte delle associazioni femminili,
battaglie nel paese e nel parlamento per
tradurre in realtà i principi costituzio-
nali, ma in 60 anni la vita delle donne
italiane è cambiata. Parità, ingresso nel
lavoro, nelle professioni, nell'università
e nella ricerca, diritti propri delle donne,
come l'autodeterminazione nella mater-
nità e nell'aborto sono stati sanciti. Era
un'illusione invece che il diritto di voto
attivo e passivo avrebbe comportato di
per sé l'ingresso paritario delle donne
nelle istituzioni. Ancora oggi il divario
tra la posizione che esse occupano nella
società, le molteplici funzioni che esse vi
esercitano e il posto che esse hanno
nella vita politica, nei luoghi dove si
decide, nel parlamento, nel governo,
nelle direzioni dei partiti è assai grande:
in 60 anni le percentuali delle donne
elette in parlamento e nelle assemblee
locali, sia pur con alti e bassi, sono
poco cambiate.
Purtroppo negli ultimi decenni è emer-
sa una disaffezione dal voto. Le vicissi-
tudini del sistema politico italiano negli
ultimi anni della storia della
Repubblica, hanno logorato il rapporto
delle donne con la democrazia. Molte
oggi avvertono una contraddizione tra
il loro bisogno di concretezza e di ope-
ratività e moduli, schemi, ritualità e lin-
guaggi in cui esse non si riconoscono.
Ma, soprattutto, negli ultimi cinque
anni le forze di governo
hanno diffuso a piene
mani, in particolare
attraverso il controllo dei
media, il veleno di una
cultura reazionaria, bece-
ra, antifemminista. Si è
cercato di imporre un'im-
magine della donna tutta
moda e seduzione: una
preda offerta al maschio,
non una persona, una cit-
tadina. Si è voluto creare
il clima per demolire le
conquiste delle donne,
per spingerle indietro: per
migliaia di giovani donne
un lavoro non precario,
la parità di retribuzione,
il diritto a programmare
la propria vita e il pro-
prio futuro, a coniugare
lavoro e vita familiare
sono ormai un'utopia. I
consultori, la legge di
depenalizzazione dell'a-
borto, persino il principio che la violen-
za sessuale è un delitto contro la perso-
na sono sotto attacco. La penosa vicen-
da delle cosiddette "quote rosa" è emble-
matica. Mai come ora, perciò, il voto
torna ad essere per le donne un'arma
decisiva.
Tra le donne ci sono tante diversità,
di cultura, di visione del mondo, di col-
locazione sociale, esse però hanno un
interesse che le accomuna: difendere la
loro dignità di persone, il loro diritto a
scegliere, ad autodeterminarsi, a
costruirsi un futuro, salvaguardare le
conquiste ottenute, liberare il paese dai
miasmi dei veleni reazionari e antifem-
ministi.
Col voto possono farlo.
Fu Liberazione e conquista di un diritto
da 60 anni libere di scegliere
... e dopo aver combattuto accanto ai partigiani non era scontato
Marisa Rodano