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Numero 3 del 2006

Libera di scegliere. Speciale 60 anni voto alle donne


Foto: Libera di scegliere. Speciale 60 anni voto alle donne
PAGINA 40

Testi pagina 40

noidonne marzo 2006
noidonne pag 40
"In Italia non c'è che un uomo, che in realtà è una donna e
per di più russa: Anna Kuliscioff!". In questo modo nel 1893
Antonio Labriola descriveva ad Engels lo stato
dell'Intellighenzia italiana e quali fossero i reali interlocutori
per un vivace dibattito politico, contribuendo al perfeziona-
mento del mito kuliscioviano particolarmente vivo nell'im-
maginario collettivo dell'epoca.
In effetti la biografia della Kuliscioff risulta tutt'oggi parti-
colarmente intrigante e di estrema modernità, e non è un caso
che in tempi relativamente recenti e in fase di valorizzazione
dei padri del Socialismo italiano abbia addirittura ispirato
una pièce teatrale ed uno sceneggiato televisivo.
Appare comprensibile lo scalpore che potevano suscitare
presso i suoi contemporanei le vicissitudini di colei che, pro-
veniente da una Russia per lo più misteriosa, era stata tra le
prime donne ad iscriversi all'Università di Zurigo, aveva
abbracciato l'ideologia rivoluzionaria anarchica vagando per
l'Europa, era stata suo malgrado ospite delle carceri italiane,
aveva avuto una relazione more uxorio con il leader dell'a-
narchismo italiano Andrea Costa da cui era nata una figlia,
aveva abbandonato il suo compagno per proseguire i suoi
studi e, una volta conseguita la laurea in medicina, era
diventata la "dottora dei poveri" nella Milano di fine '800,
divenendo nel contempo "libera sposa" di Filippo Turati e
"signora del Socialismo italiano".
Al di là degli aspetti meramente agiografici, tuttavia, recu-
perare la memoria della Kuliscioff ad 80 anni dalla sua morte
è importante in particolar modo per riconoscerle un contribu-
to fondamentale non solo per la genesi del Partito Socialista
Italiano e per la formazione politica di molti intellettuali del-
l'epoca, ma anche per aver posto il tema della questione fem-
minile in termini originali e in un contesto in cui gli stessi
compagni di partito risultavano ostili.
Dall'inizio degli anni '90 l'operato della Kuliscioff si svolge
su più piani paralleli: da un lato dirige il processo di forma-
zione del Partito Socialista Italiano, introducendovi spunti
ideologici importanti grazie anche alla sua collaborazione a
Critica Sociale, dall'altro si impegna sul campo più specifico
della condizione della donna nella società italiana. La sua
attività di medico le ha consentito di constatare direttamente
le misere condizioni delle lavoratrici, la sua formazione inter-
nazionalista la porta a riflettere sul rapporto tra socialismo e
questione femminile e a prendere una posizione contro una
certa scuola del più retrivo darwinismo sociale che larga eco
ha anche presso gli ambienti socialisti, tesa a dimostrare l'in-
feriorità della donna su base biologica (provata dal minor
volume del cervello). Nella famosa conferenza che tiene a
Milano nel 1890, intitolata Il Monopolio dell'Uomo, la
Kuliscioff imposta la sua analisi in maniera tale che la que-
stione femminile risulta essere parte della più generale que-
stione sociale, e non una problematica separata. Partendo dal
dato che la forza lavoro femminile nelle fabbriche è maggiore
di quella maschile, anche se retribuita con un salario inferio-
re, pone l'accento sull'importanza del lavoro che ritiene la via
stessa dell'emancipazione,"la sorgente vera del perfeziona-
mento della specie umana" in quanto offre alla donna l'indi-
pendenza economica sottraendola alla sottomissione e al ser-
vilismo nei confronti dell'uomo. Per questo motivo ritiene che
solo un'intelligente legislazione possa migliorare la condizio-
ne della donna e individua nell'associazionismo femminile la
possibilità della nascita di una spinta propulsiva per il
miglioramento della propria condizione. La Kuliscioff tende a
sottolineare che il suo è un femminismo di classe, che para-
gona la donna all'operaio, vittime entrambi dello stesso sfrut-
tamento; si differenzia pertanto dall'impostazione data da
altre esponenti del nascente partito socialista o dall'élite del
femminismo borghese, che invoca l'equiparazione di determi-
nate categorie di donne a determinate categorie di uomini. In
questo comune sentire la Kuliscioff condanna la miopia poli-
tica della dirigenza socialista che è incapace di cogliere l'e-
norme potenziale di lotta delle donne che rappresentano la
metà del proletariato, non inserendo i loro obiettivi nel suo
programma, né armandosi per ottenere il suffragio universale
dei due sessi.
Nel perseguimento del suo progetto, la Kuliscioff fonda nel
1897 a Milano il Movimento Femminile Socialista per con-
durre uno studio approfondito sulle condizioni di lavoro delle
donne e dei minori nelle fabbriche, al fine di proporre in
Parlamento un'idonea proposta di legge. Nonostante lo scopo
fondamentale sia quello di garantire condizioni di vita più
accettabili prima e dopo il parto, anche grazie all'istituzione
di una Cassa di Maternità, la nota "Legge Carcano" che sca-
turisce da questa proposta risulterà fortemente ridimensiona-
ta nei contenuti, rappresentando pertanto una vittoria
"monca" della Kuliscioff. Prosegue tuttavia la sua campagna
di sensibilizzazione fondando nel 1912 La Difesa delle
Lavoratrici, il giornale che diviene il primo organo nazionale
del movimento femminile socialista. L'intento è quello di crea-
re una tribuna in cui discutere questioni di attualità politica,
cercando nel contempo di coinvolgere più direttamente le
masse femminili ancora prevalentemente analfabete grazie
all'utilizzo di un linguaggio semplice e dai tratti quasi dema-
gogici, ma senza disdegnare un'esplicita apertura all'ambito
internazionale e una palese impronta pacifista ed antimilita-
rista.
Solo nel congresso che si tiene ad Ancona nel 1914 il PSI si
impegna a presentare entro un anno la proposta di legge che
riconosca il suffragio femminile, dando il giusto riconosci-
mento alla battaglia che la Kuliscioff ha condotto negli ulti-
mi 25 anni e colmando quella sorta di debito morale nei suoi
confronti causato da una forma di misoginia culturale che
per anni aveva impedito di prendere seriamente in considera-
zione le sue petizioni.
Tuttavia, a bloccare ulteriormente l'iter parlamentare della
legge (e a ritardarlo di oltre 30 anni!) intervengono la Prima
Guerra Mondiale e successivamente il fascismo, che nella sua
opera di demolizione dei diritti offuscherà l'operato e il mito
della Kuliscioff.
E' rielaborando i dati della sua attività, che noi donne oggi
possiamo trarre ulteriori convinzioni per le nostre battaglie, in
questo nuovo contesto di precariato post-industriale e di resi-
piscenza di atteggiamenti ideologici avversi alle conquiste sul
campo dei diritti civili. Anna Kuliscioff è una forza aldilà del
mito.
Una forza aldilà del mito
Anna Kuliscioff
Anna Grazia Pinna
ancora poco studiato il pensiero di una donna che ha lottato per l’emancipazione


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