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Numero 3 del 2006

Libera di scegliere. Speciale 60 anni voto alle donne


Foto: Libera di scegliere. Speciale 60 anni voto alle donne
PAGINA 41

Testi pagina 41

noidonne marzo 2006
noidonne pag 41
Conoscere in che modo donne del passato hanno scelto dientrare in politica può esserci di aiuto, oggi, in vista delle
elezioni, per chiarirci le idee sul perchè scegliamo di votare
donna e sul che cosa vogliamo chiedere alle donne che sce-
gliamo di votare.
Per Florence Kelley (1859 - 1932), protagonista del movi-
mento riformista di Chicago, prioritaria, in politica, è la chia-
rezza riguardo al contenuto e agli strumenti dei propri obiet-
tivi politici: che devono essere pratiche concrete, fatti attua-
lizzabili, non chimere. E poi c'era la sua persuasione profon-
da, una sorta di dono della natura, che capita di incontrare,
ancora oggi, più nelle donne che negli uomini. Chi conobbe
Florence personalmente racconta come fosse impossibile,
dopo una chiacchierata con lei, non venirne fuori completa-
mente persuasi (e magari anche direttamente coinvolti) del-
l'urgenza di contrastare lo sfruttamento di lavoratori e lavo-
ratrici e di impedire che minori al di sotto dei quattordici anni
fossero ammessi a lavorare nelle industrie, o della impellente
necessità di sostenere una qualche protesta, organizzata dagli
operai e/o dalle donne, per i loro diritti. E non solo di batta-
glie era fatto il suo quotidiano politico, ma anche di scom-
messe vinte. Come quando ottenne, prima ed unica donna nel
1895, l'incarico di "Chief Factory Inspector", un ruolo impor-
tante nei "posti decisionali", da cui potere agire per compren-
dere e trasformare il che cosa su cui fin dall'inizio aveva deci-
so di impegnarsi. Non solo Florence Kelley eseguiva il suo
incarico in maniera talmente diligente da avere fatto tremare
non pochi industriali, ma è anche grazie a donne come lei che
lo Stato dell'Illinois è stato tra i primi ad avere una legisla-
zione che ponesse della regole contro lo sfruttamento di lavo-
ratori e lavoratrici. L'impegno di questa donna per la pro-
mulgazione di leggi a garanzia della tutela dei lavoratori, per
il controllo del rispetto delle leggi una volta promulgate e per
la garanzia dei diritti della popolazione più debole economi-
camente (è stata per trenta anni a capo della National
Consumers' League, ed ha vissuto più di metà della sua vita
come "social settlers", prima a Chicago e poi a New York) non
va distinto dall'instancabile sforzo personale di seguire i det-
tami della propria coscienza, vivendo una vita coerente ai
suoi ideali socialisti che non ha mai rinnegato nonostante sia
stata estromessa dal partito socialista americano e non-
ostante emergano alcune percettibili differenze di posizione
dall'interessante carteggio con Friedrich Engels, del quale
Kelley è stata traduttrice. Quello che più colpisce, leggendo
biografie come quella di Florence Kelley, è il legame tra scelte
personali e vita pubblica: la coincidenza tra privato e pub-
blico. Non solo uno stretto legame tra conduzione quotidiana
della propria vita e idee professate, ma anche un instancabi-
le prodigarsi, un mettersi in gioco con tutta se stessa, che non
diventava mai fanatismo perchè non mancava la voglia di
comprendere accanto a quella di lottare. Non rinunciava
Florence Kelley ad affrontare un problema sociale (si trattas-
se dello sfruttamento dei lavoratori o della mortalità infan-
tile, della mancata scolarizzazione minorile o della condizio-
ne di sottoproletariato di donne e neri) in maniera articolata
e mai isolata dal contesto economico, storico e politico in cui
il problema si era sviluppato. L'estremo prodigarsi e la capa-
cità di vedere i problemi in maniera interconnessa trova di
certo una ragione nella motivazione personale e nell'abitudi-
ne, coltivata fin dall'infanzia, ad agire seguendo gli interessi
della collettività e ascoltando i bisogni della coscienza più
che quelli della tasca. Sull'esempio della zia Sarah, suffragi-
sta, antischiavista e pacifista, che quando Florence bambina
le aveva chiesto se davvero non vestendo abiti di cotone e
non mangiando zucchero credeva di liberare la condizione
dei neri schiavizzati per la raccolta del cotone e della barba-
bietola, le aveva risposto: "Cara bambina non lo posso mai
sapere se riesco ad aiutare anche uno solo degli schiavi neri;
ma io ho da vivere con la mia propria coscienza".
Florence era consapevole di appartenere ad una classe
sociale privilegiata (suo padre, proveniente da una famiglia
di gioiellieri, era un avvocato ed un esponente del partito
democratico), ma era anche una profonda conoscitrice delle
idee socialiste e marxiste e delle problematiche sociali della
maggioranza della popolazione. Ecco cosa scriveva nel 1887
in The Need of Theoretical Preparation for Philanthropic
Work: "Nel nostro sistema industriale i mezzi di produzione
sono monopolio di una classe irresponsabile e i lavoratori si
trovano costretti a competere l'un l'altro... Nella lotta per l'e-
sistenza che scaturisce da questa competizione il debole fini-
sce al muro, diviene il relitto di cui si occupano i filantropi.
In quanto membri leali della classe dominante il nostro lavo-
ro non può che essere meramente palliativo. Perchè una cura
radicale delle malattie sociali può essere data solo dalla fine
del sistema di sfruttamento dei lavoratori. Ma fermare tale
sfruttamento sarebbe anche un suicidio per la classe in cui noi
siamo nate e cresciute, e di cui noi 'college-bred women' for-
miamo parte integrante". La politica è stato il luogo in cui
Florence ha scelto di continuare il suo percorso esistenziale: in
esso, ha scelto di non fare spazio a comodi compromessi e i
molti ostacoli incontrati sono stati per lo più occasione per
imparare ad affrontarli: talvolta limitandosi a riconoscerli
come limiti, come nel caso della propria appartenenza alla
classe dominante, oppure superandoli, come nel caso della
difterite che la costrinse per anni a letto, o del divieto (in
quanto donna) di iscriversi alla facoltà di legge di
Philadelphia, da lei aggirato trasferendosi in Europa e fre-
quentando le università di Heidelberg e di Zurigo, in cui le
donne erano da poco ammesse. Dal matrimonio disastroso
col compagno di studi Lazare Wischnewetzky ha avuto tre
figli, della cui educazione si è occupata personalmente
accanto al suo instancabile impegno politico. Florence Kelley
è una delle figure femminili, appartenenti alla storia sociale
degli Stati Uniti d'America, che hanno dato inizio al vasto
movimento civile e pacifista da cui, ancora oggi, molte donne
emergono (vedi Cindy Sheehan) per la chiarezza dei loro
desideri e obiettivi politici: nessun ostacolo, o limite, era suf-
ficiente a fermare il desiderio di Florence di essere uno stru-
mento vivente del miglioramento della società, avendo chia-
ro che il fine del cambiamento non è uno spostamento dell'e-
sercizio del potere da una all'altra parte politica, ma il
sopravvenire di nuove condizioni che rispondano alle reali
esigenze della maggioranza della popolazione.
La politica del fare
Florence Kelley
Giovanna Providenti
una protagonista del movimento riformista di Chicago impegnata per la collettività


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