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Numero 3 del 2006

Libera di scegliere. Speciale 60 anni voto alle donne


Foto: Libera di scegliere. Speciale 60 anni voto alle donne
PAGINA 32

Testi pagina 32

noidonne marzo 2006
noidonne pag 32
Il primo gennaio 1997 alcuni militantidel Movimento Revolucionario Tupac
Amaru, guidati da Nestor Cerpa
Cartolini, occuparono l'ambasciata
giapponese a Lima, prendendo in ostag-
gio le persone che là si trovavano per il
ricevimento del giorno di capodanno. Il
gruppo richiedeva la liberazione delle
proprie compagne e compagni in carce-
re e migliori condizioni per alcune situa-
zioni di estrema povertà. Dopo mesi di
apparenti trattative, il 27 aprile, i mili-
tanti MRTA furono uccisi a sangue fred-
do e l'allora presidente Fujimori, attual-
mente detenuto in Cile, si fece fotografa-
re accanto ai cadaveri. Come donne del
gruppo CGIL Giambellino Corsico di
Milano abbiamo iniziato, da allora, a
corrispondere con alcuni detenuti e
detenute politiche aderenti all'MRTA
accusate di terrorismo. Recentemente
una di noi si è recata a Lima, dove ha
potuto visitare il gruppo di prigioniere
nel carcere di Chorrillos.
Le ragazze sono straordinarie. In con-
dizioni di reclusione, di limitatezza di
libertà e di spazi, di igiene e di salute ai
limiti del possibile, riescono a esprimere
e a trasmettere una dignità e una forza
assolutamente impensabili. Tutte hanno
conservato senso dei diritti, sensibilità e
dolcezza davvero alti.
Tutte hanno subito, ai tempi dell'arre-
sto e anche successivamente, torture e
violenze inimmaginabili. Ad alcune vio-
lenze, ripetute e praticate da più uomi-
ni, è seguita una nascita, con la conse-
guenza, per la donna, di non sapere né
potere dire al bambino o alla bambina
che non si era in grado di sapere chi
fosse il padre. Tutte hanno subito anni
di isolamento completo, senza possibili-
tà di comunicare, neppure per lettera,
con chicchessia. Passato un primo perio-
do in cui nessuno sapeva cosa fosse loro
successo né dove si trovassero (di diver-
se persone ancora non si sa esattamente
cosa sia accaduto), sono state ammes-
se, con infinite limitazioni, le sole visite
di familiari stretti, attraverso la grata
del parlatorio. La mancanza di contatto
umano è il fatto che più fortemente le
ragazze riconoscono come elemento che
ha minato il loro equilibrio; il poter toc-
care la sola compagna di cella, quando
c'era, è stato sentito come mancanza
forte.
Attualmente è in corso la revisione di
processi, diversi si sono già conclusi e
alcune ragazze sono in libertà con can-
cellazione, altre in libertà vigilata; altre
ancora sono state condannate a pene
ridotte rispetto alle precedenti ma
dovranno continuare a rimanere in car-
cere per diversi anni.
Attualmente sono detenute nel carce-
re di Chorrillos a Lima Milagros,
Dominga, Nancy G, Nancy C, Gladys e
Lucinda e, isolata nella parte del carce-
re riservato alle prigioniere comuni,
Lucero.
Le celle sono in cemento grigio; all'in-
terno due letti a castello, sempre in
cemento, e uno spazio turca/lavabo. Per
intenderci, ci si lava il viso e il corpo o
la biancheria e gli abiti stando in piedi
sulla turca, con la sola acqua fredda
che fuoriesce da un rubinetto. Per farsi
una sorta di doccia o per sciacquarsi i
capelli (anche questo dà il senso della
volontà: nessuna si è arresa ai capelli
corti) si riempie d'acqua un secchio e ce
lo si versa addosso.
E' stupefacente come tutte abbiano un
aspetto un aspetto curato: sono pulite,
ordinate e deliziose. Sono anche in
grado di ironizzare sul proprio parere
più giovani di quanto non siano; dicono
infatti che è merito delle bustine di
creme e di profumi che mandiamo loro
dall'Italia.
Alle pareti delle celle, oltre agli ogget-
ti di necessità, i piccoli doni ricevuti
dalle varie amicizie, le cartoline, le foto,
le stelle colorate, tutto ciò che fa colore
e dà conto degli affetti.
Le celle si affacciano su uno stretto
corridoio che le ragazze chiamano patio
e nel quale sono state poste delle picco-
le sedie; c'è anche una televisione con la
possibilità di vedere pochissimi canali.
Nel patio si può conversare e stare insie-
me. Le donne possono entrare in visita
due giorni alla settimana, gli uomini
una; a differenza dei detenuti, alle dete-
nute non è consentito ricevere in cella
visite maschili, pertanto per le ragazze è
impossibile avere rapporti sessuali. Le
limitazioni per la visita sono tantissime,
sia rispetto ai propri capi di vestiario
che rispetto a ciò che si può portare
all'interno. All'entrata si consegnano i
documenti (che vengono restituiti all'u-
scita), il nome di visitatori e visitata e la
relazione tra essi vengono registrati,
viene timbrato e firmato il braccio del
visitatore che è poi sottoposto a ispezio-
ne. Ogni oggetto portato all'interno
viene esaminato; le confezioni di ali-
menti aperte e controllate.
Ma, quando si entra e ci si ritrova nel
gruppo di donne, è essere in gruppo di
amiche; ci si siede, si beve la tisana
offerta, si chiacchiera, si condivide il
pranzo, si vedono le fotografie di ami-
che, amici, familiari. Questa messa in
comune di intimità è un dono impaga-
bile; i sentimenti non trovano le parole
per dirsi ed è allo scambio di sguardi e
di piccole carezze, è nelle mani tratte-
nute che è affidata la comunicazione.
Ma, quando è tempo di andare, stringe
il cuore pensare che chi è in visita esce,
invece loro restano lì, e si vorrebbe aver
avuto più tempo. Per dirsi di più, ma
anche per allontanare il momento di
confronto di realtà: c'è chi va e chi resta,
si è amiche ma non si hanno uguali pos-
sibilità, e si comprende appieno il senso
della parola struggimento.
Il patio viene chiuso alle 18, le singo-
le celle alle 21 (il lucchetto è enorme e
produce una stretta al cuore), alle 22
viene spenta la luce sino alle sei del
mattino, quando si riaprono le celle.
... e sorridono, nonostante tutto
Accade in Perù
*Donne CGIL Giambellino


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