Numero 3 del 2006
Libera di scegliere. Speciale 60 anni voto alle donne
Testi pagina 22
noidonne marzo 2006
noidonne pag 22
La prima donna,e per di più gio-
vane, eletta alla
guida di una con-
federazione sinda-
cale. Le idee e i pensieri di Renata
Polverini e dell'UGL in questa intervista.
Come si sente?
Emozionata, motivata e fiera della
scelta di grande coraggio e di grande
maturità che la mia organizzazione ha
voluto fare. Sono grata ai delegati che mi
hanno sostenuto e naturalmente porto
con me un rinnovato e, allo stesso tempo
gravoso, senso di responsabilità. Non
solo verso una struttura che in questi
anni è cresciuta e che si è fatta giusta-
mente travolgere dall'entusiasmo che ha
caratterizzato il congresso di febbraio,
ma anche verso quanti, dall'esterno,
hanno apprezzato questa decisione e ora
si aspettano che l'UGL prosegua sulla
strada del cambiamento: con tenacia,
senza mai troppa fretta, abbiamo costrui-
to un percorso che oggi ci vede al fianco
delle altre confederazioni sindacali.
Quando inizia la sua passione per il
sindacato?
È come se ci fossi cresciuta all'interno
del sindacato, una tradizione di fami-
glia. Ero ancora bambina quando
accompagnavo mia madre, sindacalista
Cisnal del Gruppo Rinascente, alle
riunioni sindacali. Lavorava, le assem-
blee si facevano la sera ed io ero lì con
lei, ad ascoltare, osservare, imparare. La
prima vera esperienza sindacale è arri-
vata dopo le scuole alla federazione
degli agricoli, poi è iniziata la mia
avventura confederale nella Cisnal: pic-
cole cose all'inizio, poi col tempo sono
arrivati incarichi sempre di maggiore
responsabilità fino alla nomina, nel
1999, di vicesegretario generale. E oggi
segretario generale. Sono oltre venti gli
anni di impegno per la mia organizza-
zione e con la quale è bello oggi condi-
videre un passaggio importante che
pone finalmente l'UGL al centro dell'at-
tenzione del mondo sindacale, sociale
ed economico.
Il sistema sindacale italiano pensato
al maschile. Con quali umori la pan-
cia del sindacato ha affrontato que-
sta svolta al femminile che ha di
fatto spiazzato anche le altre orga-
nizzazioni?
Il congresso confederale di febbraio è
stato il punto di arrivo di un percorso
durato mesi nel corso del quale si sono
riuniti i congressi a livello locale. Ho
partecipato a tutte quelle assemblee e
col passare del tempo ho potuto regi-
strare il pieno sostegno alla scelta che
l'organizzazione si accingeva a fare, un
consenso alla mia persona, non alla
donna, ma alla sindacalista, al lavoro e
ai risultati raggiunti in tutti questi anni.
Credo di poter affermare senza presun-
zione, che questa elezione sia stata prin-
cipalmente il frutto dell'impegno, del
lavoro, del tempo pressoché totale che
in questi anni ho dedicato all'Ugl con-
tribuendo alla sua crescita. Il fatto di
essere donna offre un valore aggiunto e
garantisce all'UGL un primato che nes-
suno potrà toglierle: il sindacato ha
saputo dare una grande lezione di
democrazia e di coraggio anche alla
politica. Quando sono stata eletta una
collega di un altro sindacato mi ha
mandato un messaggio che diceva "sei
la nostra quota rosa più riuscita" a
dimostrazione che non serve una legge
per incoraggiare le donne ma solo la
volontà di farlo. La solidarietà e il soste-
gno autentico che ho ricevuto anche
dalle altre donne, sindacaliste e non, è
stato poi un altro segnale significativo
di come le donne siano davvero pronte a
dimostrare le proprie capacità di
comando. Oggi sappiamo fare squadra.
Come si pone l'UGL di fronte all'af-
fermarsi del modello flessibile del
lavoro?
L'UGL ha, in tempi non sospetti,
manifestato le proprie perplessità di
fronte ad un provvedimento, la legge
Biagi, che si proponeva di portare la
flessibilità in Italia, sul modello di altre
realtà europee, ma che di fatto si è tro-
vata sprovvista di una necessaria corni-
ce di tutele e ha finito per tradursi solo
in un aumento della precarietà, soprat-
tutto, torno a ripeterlo, tra i giovani. Il
risultato è che il lavoratore cosiddetto
flessibile non trova concrete opportunità
di crescita nel mondo del lavoro e se
perde il posto di lavoro con grande diffi-
coltà riesce a trovarne un altro. La sfida
di tutto il sindacato è quella di recupe-
rare queste tutele. Occorre potenziare lo
Statuto dei lavoratori e riprendere un
dialogo costruttivo con il governo e le
altre parti sociali per eliminare tutti gli
elementi di precarizzazione del lavoro,
non certo la flessibilità, e procedere ad
un serio ammodernamento del sistema
degli ammortizzatori sociali.
Come vi ponete su questi temi nei
confronti delle altre organizzazioni
sindacali?
Sulle grandi questioni come il lavoro e
la difesa dei diritti di lavoratori, è pre-
valsa, in questi anni, una linea di unità
che ha saputo portare a dei risultati.
Esistono, è indubbio, differenze nell'ap-
proccio al tema della contrattazione tra
le diverse organizzazioni sindacali, ma
c'è certamente un giudizio unanime sul-
l'insostenibilità di un sistema che finora
non ha raggiunto gli obiettivi che si era
posto in chiave di certezza del lavoro e
dei suoi diritti.
Qual è, in particolare, l'impatto sulle
donne della flessibilità introdotta nel
mondo del lavoro?
Al pari degli uomini, si traduce in un
permanente stato di incertezza aggrava-
to però da alcune condizioni che pena-
lizzano ancora oggi la donna: se una
donna decide di sposarsi e avere una
famiglia e ancora di più se decide di fare
un figlio, deve fare i conti con un siste-
ma ancora fragile sotto molteplici punti
di vista. Il part-time in Italia non è
ancora realmente decollato, il sistema
dei congedi parentali ha dimostrato i
suoi limiti, la rete di servizi a sostegno
delle donne che lavorano è ancora lon-
tana dai livelli di efficienza che servi-
rebbero per poter conciliare i tempi del
lavoro con quelli della famiglia. Sono
ancora troppe le donne che alla nascita
del primo figlio, o anche semplicemente
dopo il matrimonio, decidono di lascia-
re la propria occupazione.
Ma questo sposta il discorso su un
ambito più generale che dovrebbe vede-
re lo Stato maggiormente attivo sulle
politiche di sostegno alla famiglia e non
solo alla donna. In questo quadro, ad
esempio, l'introduzione del 'quoziente
famigliare' resta per noi un obiettivo
imprescindibile.
Una lezione di coraggio alla politica
Intervista a Renata Polverini
Ornella Petillo
l’UGL fa un grande passo avanti e si affida all’esperienza di una donna