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Numero 3 del 2006

Libera di scegliere. Speciale 60 anni voto alle donne


Foto: Libera di scegliere. Speciale 60 anni voto alle donne
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Testi pagina 2

noidonne marzo 2006
noidonne pag 2
Ècon Noi donne nel 1943 che NadiaGallico Spano comincia la sua attivi-
tà politica in Italia. Viene da Tunisi, da
poco liberata, ed ha già vissuto l'espe-
rienza drammatica della lotta clandesti-
na antifascista nel Pci. Come altri com-
pagni e compagne del "gruppo tunisino"
ha accettato di proseguire quell'impegno
nella Italia ancora lacerata dalla guer-
ra. Raggiunge a Napoli il marito Velio
Spano, ma deve lasciare a Tunisi le due
figlie, Paola e Chiara.
Come immagine per la prima coperti-
na del giornale Nadia sceglie il volto di
una donna giovane e sorridente al futu-
ro, preferendola a quella di una donna
"stanca e malvestita in piedi di fronte
alle pentole". Allora le casalinghe erano
circa 13 milioni, prive di qualsiasi dirit-
to, impegnate a fronteggiare le pesanti
condizioni di vita in un paese distrutto
dalla guerra. L'immagine di una mas-
saia povera e oppressa dalla fatica
poteva quindi risultare più realistica.
Nadia scelse di rappresentare "le stu-
dentesse", scelse cioè l'immagine di
donna che, grazie anche alla politica
della quale il giornale era voce, sarebbe
divenuta realtà. Le lettere di approva-
zione delle lettrici le dettero ragione.
E però quella scelta di guardare al
futuro non significa in alcun modo
estraniarsi dalla vita delle donne.
Nell'Italia del dopoguerra prima a
Napoli poi a Roma e in Sardegna,
Nadia impara a conoscere "le questioni"
della politica, non nella loro generalità,
ma caso per caso, dalla viva voce di
questa o quella donna prima o dopo le
riunioni; e conosce quanto sia frustran-
te non poter dire o fare niente, non avere
una soluzione da indicare, perché non
c'è. Sarà questo il segno peculiare, direi
la qualità, della sua attività politica:
attenzione ai mille volti del bisogno e
della sofferenza umana, desiderio e
capacità di relazione, volontà di vince-
re la frustrazione dell'impotenza. Per
questo interrompe senza rimpianto, l'e-
sperienza al giornale quando il Pci deci-
de - e allora non si discuteva, si accet-
tava e basta - di impegnarla nel lavoro
politico con le donne, perché le è più
congeniale fare politica con l'incontro,
in rapporto con il territorio.
Nel '46 Nadia Gallico Spano è eletta
all'Assemblea Costituente; su oltre 530
membri le deputate erano 21, ed è a loro
che dobbiamo se tra i principi fondativi
della società e dello Stato furono posti
anche quelli della cittadinanza delle
donne. E' un'eredità ed un debito che
riconosco. Ed è certo innanzitutto per
questo che Nadia va ricordata e fatta
conoscere alle giovani donne. Ma non si
può comprendere appieno la presenza
nella Costituente, se non la si mette in
rapporto con quella peculiare qualità
politica, di cui ho parlato. Ed anche a
quel ponte tra presente e futuro che
Nadia aveva voluto simbolicamente
significare con la copertina di Noi
donne. E' lei a dirlo con chiarezza: "le
deputate avevano una convinzione
comune si sentivano rappresentanti
delle donne e volevano meritare la fidu-
cia che avevano ricevuto" ed erano
unite nel guardare " avanti, il più avan-
ti possibile, lasciando la porta aperta
alle conquiste future". Certo, c'era una
sorta di divisione del lavoro tra uomini
e donne. I primi si riservavano la costru-
zione dello Stato, lasciando alle donne
"i temi più vicini alla loro sensibilità",
come famiglia, figli, scuola, assistenza.
Commenta Nadia: "Ritengo ancora oggi
una fortuna che siano stati affidati a
noi". Perché comunque il compromesso
politico tra culture diverse, perfino
opposte, era ricercato a partire dalla
concretezza di analisi e avendo a riferi-
mento la piena uguaglianza tra i sessi
scritta nell' art. 3. E' indicativo che la
battaglia più accesa fu sull'accesso alla
magistratura, per il radicato pregiudizio
che la donna difetta di equilibrio, razio-
nalità ed autonomia; e fu Maria
Federici, democristiana, a contrastare e
vincere le resistenze maschili, più forti
nel suo partito.
Nelle due legislature in cui Nadia è
deputata per la Sardegna tutta la sua
attività parlamentare è caratterizzata
dal forte radicamento nel territorio,
dalla invenzione di soluzioni ai proble-
mi concreti di lavoro, di istruzione dei
figli, di servizi e diritti sociali. Sempre
costruendo relazioni con le donne; sem-
pre privilegiando il lavoro capillare,
sempre portando nell'aula di
Montecitorio le esperienze di lotta e di
vita. Ed anche dopo, fino agli ultimi
anni, la campagna elettorale per ogni
tipo di elezione, come per i referendum
sul divorzio e l'aborto, è non solo un
impegno costante, ma è forse quello nel
quale è più a suo agio ed esprime appie-
no le sue migliori capacità.
Nadia ci ha lasciato con un libro di
ricordi Mabrùk (benedetto, parola di
augurio in Tunisia) assolutamente da
leggere (AM&D Edizioni, pagg 426,
Euro 15,00). E' un dono prezioso non
solo per conoscere, attraverso la memo-
ria di una protagonista, la storia del
Novecento, ma per capire cosa è la vita
politica. Nel duplice senso: di come è
una vita indissolubilmente intrecciata
con la politica e di come è la politica se
la consideriamo nel suo farsi vita,
segnando l'esperienza, le relazioni, le
idee e le scelte, insomma il modo di esse-
re e di agire nel mondo di uomini e
donne. E non è certo un caso che sia una
donna ad offrirci un libro di ricordi in
cui la politica è intessuta di vita come
la vita lo è di politica.
Nadia Spano
La donna del mese
Maria Luisa Boccia
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