Numero 3 del 2006
Libera di scegliere. Speciale 60 anni voto alle donne
Testi pagina 12
noidonne marzo 2006
noidonne pag 12
La moglie. La moglie e i figli. La moglie e i suoceri. A volteun estraneo che si trova lì per caso. La violenza ha mille
volti e si diverte a mostrare ora l'uno ora l'altro, cambiando o
confondendoli e seguendo tragici cicli nel suo copione. Da
quello che raccontano le cronache di queste ultime settimane,
pare volersi accanire a ritmo incalzante contro le famiglie i cui
membri vengono spietatamente uccisi con i mezzi più diversi:
armi da fuoco, coltelli da cucina, corde, veleni, bastoni, inie-
zioni letali. L'assassino non è un criminale che considera la
vita umana meno importante di una cassaforte e penetra con
i suoi complici nella villa addormentata, ma qualcuno che
della famiglia fa parte: qualche volta un figlio, il più delle volte
colui che dell'intero clan si considera "il capo". Il finale della
strage in famiglia ha due versioni: l'omicida tenta di nascon-
dere le tracce del delitto oppure si suicida; comunque, vivo o
morto che ne esca, poliziotti, psichiatri e criminologi comin-
ciano a indagare sul suo gesto e sulla sua personalità. Come
può essere successo? Perché? Intervengono anche i vicini sbi-
gottiti, vengono intervistati i parenti in lacrime: una famiglia
normale, lui così affettuoso con i bambini…Poi si fanno largo
i dubbi: forse la famiglia faceva una vita troppo riservata, lei
buongiorno e buonasera sulle scale, lui aveva perso il lavoro e
doveva arrangiarsi giorno per giorno con occupazioncelle sal-
tuarie, anni prima aveva sofferto di nervi, lei era più giovane
di molti anni e forse voleva separarsi. Insomma i precedenti
dello scatenarsi della follia in un uomo particolarmente fragi-
le di fronte alle difficoltà della vita c'erano, ma non sono stati
ascoltati da nessuno. Un atroce fatto di cronaca, nera, una
storia di disagio umano e di disinteresse sociale, e il caso si
potrebbe chiudere così. Ma sarebbe sbagliato liquidare tanto
frettolosamente una realtà che sempre più spesso si presenta
ai nostri occhi inorriditi attraverso le immagini che la televi-
sione non ci risparmia: quei corpi di donne e bambini senza
vita, quelle stanze messe in disordine dalle ricerche del Ris. In
una sola settimana sono stati tre gli uomini che hanno ster-
minato mogli e figli: troppi per parlare di semplice disagio indi-
viduale. Dovremmo invece osservare con sguardo più acuto la
vita di relazione non solo di chi commette un crimine, ma di
tutti noi e fare un bilancio dei valori che ci vengono proposti
e ai quali dovremmo uniformarci. Purtroppo sono di solito dei
falsi valori. Ciò che costa fatica si scansa, ciò che è vecchio si
butta. Bisogna essere dinamici, furbi, più scattanti di altri per
diventare presentatori televisivi o portaborse di un ministro.
Troppe volte la perdita di un posto di lavoro porta non alla
lotta per il superamento delle difficoltà economiche ma al
rifiuto della vita, troppe volte la fine di un amore, il fallimen-
to di un matrimonio si conclude con la morte di una o più per-
sone fra cui bambini innocenti. E con la fiducia negli altri e in
se stessi manca la speranza che qualcosa di imprevisto arrivi
ad aiutarti. Meglio quindi abbandonarsi a quell'ignoto fiume
che ti trascinerà in un posto di pace. Con la morte, grazie
anche ai mass-media e in particolare alla televisione, si è
imparato a convivere: bambini che muoiono di fame nel Terzo
Mondo, neonati ritrovati nell'immondizia, striscioni razzisti
allo stadio che incitano all'odio, malattie mortali che migrano
sulle ali dei cigni infetti. Si è imparato perfino come si fa ad
uccidere, nei campi di battaglia, nelle camere della morte,
nelle rapine a mano armata, nei treni e nelle torri che saltano
sotto gli attacchi terroristici. A volte, davanti al gigantesco
spettacolo che la morte mette in scena nel mondo intero, la
vita pare rifugiarsi impaurita negli angoli meno popolati della
terra. E' vero, c'è chi parla nel suo nome e pare difenderla, ma
lo scopo è spesso quello di rendersi popolare e ottenere voti:
arriva un assegno ai bambini che sono nati in un fortunato
anno pre-elettorale, anche a quelli nati morti, ma migliaia di
piccoli vivono sotto la soglia di povertà e abitano in case
sovraffollate e malsane. E tuttavia ha questo di bello la vita,
come i fiumi carsici non si arresta nemmeno davanti alle cata-
strofi naturali o alle follie dell'uomo. Purché l'uomo non
abbandoni la speranza di agire per migliorare la vita sua e
quella degli altri come lui. Invertendo il vecchio detto potrem-
mo affermare che dove c'è speranza c'è vita.
I mostri della porta accanto
Società violenta
Giuliana Dal Pozzo
abbiamo imparato a convivere con la morte rappresentata anche quando è vera