Numero 3 del 2016
L'8 marzo allo specchio, interviste a Maraini, Nicolini, Urbinati
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stata la Resistenzaâ€. Dopo l'8 settem-
bre le donne rivestirono con abiti civi—
li le migliaia di soldati lasciati senza
ordini dal re e da Badoglio in fuga.
“Non fosse per le citazioni sparse nei
film questa gigantesca operazione
di travestimento, forse la più grande
di tutti i tempi, sarebbe rimasta qua—
si del tutto ignorata Le donne che
svestono e rivestono i soldati disfano
quello che l’esercito ha fatto Re—
sta intatto il rilievo simbolico, e resta
quello politicoâ€. (Bravo, Bruzzone). Il
silenzio delle istituzioni e della storio—
grafia si spiega con l‘incapacità di
sfuggire ai preconcetti della cultura
italiana, come dimostra iI senso di
colpa che spesso parenti e carcerieri
insinuavano nelle donne che, avendo
scelto la militanza, trascuravano la
famiglia. Ed infatti dopo la Liberazio—
ne molte partigiane si sono mostrate
riluttanti a sfilare nei cortei e solo la
storiografia più recente, soprattutto
grazie alla documentazione orale, ha
saputo trasmettere quanto di nuovo
e diverso emerge dal vissuto delle
donne, dalla sensibilità e dai criteri
del loro sesso.
Dal 2004 il servizio nell’esercito, al-
largato ora anche alle donne, ha as-
sunto un carattere professionale, su
base volontaria: alla guerra di popolo
difensiva, ultima ratio se falliscono le
trattative diplomatiche, subentra una
guerra combattuta da volontari mossi
dalle motivazioni più varie. Anche la
guerra dunque ubbidisce al mantra
mediatico del neoliberismo: il priva—
to è bello. E mentre vengono ridotti
gli investimenti per il lavoro, la scuo—
la e la sanità , la crisi non impedisce
di spendere milioni di euro per com—
prare gli F/35 e altre armi d‘attacco.
Eppure le più alte cariche dello Stato
sono rappresentate da cattolici prati-
canti, figli di una cultura cristiana che
si è sempre interrogata sulla guerra.
È vero che i papi hanno bandito le
crociate e guerreggiato, ma la se-
colare storia della Chiesa conosce
AttualitÃ
molte discordanze. Ad esempio i pri-
mi cristiani rifiutavano di combattere
ma successivamente, dovendo di—
fendere dai barbari l‘impero divenuto
cristiano, dopo la battaglia dovevano
d'giunare e non potevano entrare in
chiesa per un certo tempo; la clu-
n'acense tregua di Dio (anno Mille)
vietava di combattere dal mercole-
d‘ sera al lunedì mattina durante la
Quaresima, I’Avvento e la vigilia delle
feste religiose; nel 1395 i Lollardi in-
g esi rifiutarono le armi appellandosi
passi del Vangelo; nel ‘600 i ge-
uiti del Paraguay evangelizzarono
i indios con la parola, non con la
olenza, e così via fino a don Milani,
rocessato per aver sostenuto l’obie-
one di coscienza. Ma nel mondo di
oggi (guerra atomica, chimica. batte-
riologica) anche l‘alto magistero si e
interrogato sulla liceità della “guerra
giustaâ€.
Dopo la “Pacem in terrìs†(Giovan-
ni XXIII, 1963), che ha segnato una
svolta nella storia della Chiesa cat-
mg
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NOIDONNE
Marzo 2016 7
tolica correggendo i giudizi negativi
sull'umanità corrotta dal peccato di
Adamo (riconosciuta l'irrazionalità e
la follia della guerra, “be/lum alienum
a ratione"), gli uomini, credenti e non
credenti, possono costruire la pace
con la fiducia reciproca e la buona
volontà . Papa Bergoglio, in linea con
la “Popu/orum progressio†(“Sviluppo
è il nuovo nome della pace", papa
Paolo VI, 1967), non esita a denun—
ciare il motore della guerra nello sfrut—
tamento e nella volontà di potenza.
Svelando il conformismo perbenista
delle classi dirigenti, che applaudono
ma poi tutto continua come prima. '3'
COSTITUZIONE
ARTICOLO 11
L’Italia ripudia la guerra
come strumento di
offesa alla libertà degli
altri popoli e come
mezzo di risoluzione
delle controversie
internazionali;
consente,
in condizioni di paritÃ
con gli altri Stati,
alle limitazioni
di sovranità necessarie
ad un ordinamento
che assicuri la pace
e la giustizia
fra le Nazioni;
promuove e favorisce
le organizzazioni
internazionali rivolte
a tale scopo.