Numero 4 del 2014
Poker Doppio. Otto ministre su 16, ma non è democrazia paritaria
Testi pagina 8
6 Aprile 2014
Nel romanzo “ Amatissima” della scrittrice afroamericana Toni
Morrison una schiava fuggitiva, quando ormai comprende
che sta per essere catturata, uccide la figlia che aveva
con sé: perché non venga costretta a lavorare oltre le sue
forze, perché non subisca violenza (percosse e stupro),
perché non sia trattata come una “cosa”, anziché come un
essere umano. Un gesto sconvolgente oltre misura perché
viene compiuto da una madre, da “sua” madre. E reazioni
simili, provocate da un sentimento di raccapriccio ed in-
credulità, ha suscitato anche la proposta di legge votata in
Belgio che estende l’eutanasia ai minori. I quali se tormen-
tati da “una sofferenza fisica costante e non sopportabile,
che non può essere alleviata e che viene prodotta da una
malattia grave e in incurabile” possono chiedere di porre
fine alla vita, col consenso dei genitori e di uno psicologo
che attesta la loro libertà di decidere. Ma questa proposta
di legge, che ha scatenato un accalorato dibattito, viene
letta dai suoi detrattori come il tragico esito dell’alleanza
storica fra il materialismo socialista e l’individualismo del
pensiero liberista : il primo ha ridotto la dimensione umana
ad una massa indistinta senza volto, il secondo l’ha sem-
plificata nell’io individuale. Famose, fra le numerose e di-
verse citazioni, quella dell’economista liberale Stuart Mill:
“Su se stesso, sul proprio corpo e sulla propria mente l’in-
dividuo è sovrano”, parole che progressivamente e lenta-
mente, ma inesorabilmente, hanno guidato le donne sulla
strada della rivendicazione: “l’utero è mio e lo gestisco io”.
Ma su quell’utero la Chiesa cattolica ancora oggi afferma
la sua sovranità, come è accaduto per secoli quando la
fede religiosa, e dunque l’ossequio alla Chiesa, era tal-
mente compenetrato nelle coscienze e pervasivo nella so-
cietà da condizionare la vita privata e pubblica, il potere
politico, le forze economiche e persino le cognizioni scien-
tifiche (vedi Galileo). Oggi nella società secolarizzata le
cose sono profondamente cambiate e infatti le argomenta-
zioni dei religiosi contro l’eutanasia prendono spunto e si
fanno forza della cultura del welfare: se il mio corpo è mio,
se la mia vita è mia, l’io è ridotto ad una proprietà privata e
perde la sua qualità fondamentale di persona, di un io cioè
che entra in relazione con gli altri, si “prende cura”, si fa
compassionevole, solidale e dunque umano. E allora, se
Welby ha chiesto l’eutanasia, è lecito dedurne che Mina, o
per egoismo o per ragioni ideologiche, non ha avuto un
atteggiamento solidale verso il marito? Si chiede Galim-
berti: “Che cos’è la vita? La semplice animazione della
materia…o il rispetto dell’individuo, della sua coscienza,
della sua deliberazione che proprio il cristianesimo, e non
altri, ha eretto a valore indiscusso?”. Secondo Galimberti
infatti dobbiamo distinguere fra la “morte umana” e la
“morte biologica”, quando la vita è un puro processo orga-
nico e il paziente viene espropriato di quello che la vita
rappresenta per lui; e conclude: “l’argomento della Chiesa
cattolica è troppo generico, quando non addirittura deci-
samente materialistico, se riduce il concetto di ‘vita’ al
semplice prolungamento biologico dell’organismo”. An-
Eutanasia
la scelta tra vita e materia
In Belgio l ’eutanasia sui minori è prevista per legge.
Il dibattito si infuoca tra chi difende la vita e chi si interroga su che cosa è vita
di Stefania Friggeri