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Numero 4 del 2014

Poker Doppio. Otto ministre su 16, ma non è democrazia paritaria


Foto: Poker Doppio. Otto ministre su 16, ma non è democrazia paritaria
PAGINA 14

Testi pagina 14

12 Aprile 2014
Il cammIno dIFFIcIle
ma InevItabIle verso
la deMocraZia
pariTaria
il proBleMa della rappresenTanZa di Genere nella nuoVa leGGe
eleTTorale non riGuarda le donne, Ma una MiGliore seleZione di chi ci
rappresenTa, la ViTaliTÀ e il FuTuro della deMocraZia e delle isTiTuZioni
doppIo poker | 1
la democrazia paritaria realizza la vocazione univer-salistica della democrazia che, se intrisa delle dif-ferenze, rappresenta tutte e tutti ed è a fondamento
di una società aperta e plurale. Nulla di più distante, dun-
que, per le donne delle associazioni e per le parlamentari
che hanno sostenuto le proposte per la democrazia pa-
ritaria, dalla mera rivendicazione subalterna di spicchi e
quote di vecchio potere, di frazioni di assemblee elettive.
Nel respingere le proposte per il 50 e 50 con argomenti
banali contro le quote rosa, non vi è stata solo incompren-
sione dell’obiettivo politico alto, unitario e traversale delle
donne. Vi è stata anche una mistifi cazione consapevole,
a difesa estrema di pezzi di potere usurato. È prevalsa
la preoccupazione, non tanto rispetto alla competizione
con singole donne ma, soprattutto, rispetto alle innova-
zioni complessive - queste sì meritocratiche! - che la de-
mocrazia paritaria reca con sé, costringendo a regole, a
trasparenza, a confronti su contenuti non routinari. Dietro
ai balbettii contro le cosiddette quote rosa e la loro in-
costituzionalità si nasconde la paura della competizione
con uomini più all›altezza del confronto con l›autonomia
e la capacità di innovazione delle donne? Insomma, il ti-
more è fondato: le trasformazioni legate alla democrazia
paritaria sono irreversibili e decisive. Meno prevedibile
era la faciloneria disinformata di parte della stampa, che
qualche problema di merito (vero!) apre anche da quelle
parti. Ma è accaduto. Il moto della democrazia paritaria
è sicuramente inarrestabile, ma il voto alla Camera sulle
di Daniela Carlà
regole elettorali della medesima ha segnato una tempo-
ranea sconfi tta.
Si è votato in prima lettura alla Camera e per la Camera.
Occorre ora guardare al Senato, auspicando l’assunzione
di responsabilità per rimediare alla viltà del voto segreto
e restituire fi ducia, trasparenza, confronto sui contenuti
nell’iter della riforma elettorale. Stiamo defi nendo le rego-
le elettorali per il futuro, non per una breve stagione, e
nel mezzo di una crisi senza precedenti. Non è risolutivo
che qualche Segretario suggerisca di compensare, im-
pegnandosi nel proprio Partito, a garantire nei fatti il 50
e 50, in assenza della piena attuazione dell›art. 49 della
Costituzione e dell’obbligo della vita interna democratica
dei Partiti. Si tratterebbe di - sia pur meritevoli - scorcia-
toie contingenti, paternalistiche, che alimentano il confor-
mismo e non incoraggiano l’autonomia, la valorizzazione
del merito, la diffusione di pari opportunità. Dalla revisio-
ne delle regole elettorali democratiche - per garantire con
equilibrio governabilità, stabilità autorevole, rappresen-
tanza effettiva - ci aspettiamo, invece, incentivi alla miglio-
re qualità della politica e degli eletti. E non è utile neppure
il ventilato ricorso alle primarie, volontarie o per legge.
Personalmente non credo alla funzione salvifi ca delle
competizioni primarie come Gange della politica italiana.
Anche per le primarie necessita l’attuazione dell›art. 49
della Costituzione, e servono regole chiare e qualità del
confronto. Non mi ha convinta l’esperienza del Partito De-
mocratico, che vi ha fatto ampio ricorso. Stimo molti tra gli


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