Numero 4 del 2011
Noi uomini sull'orlo di una crisi
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trina, tantomeno che l’obbligo del celibato fu introdotto
solo nell’ XI secolo da Papa Gregorio VII». Parole che de-
dichiamo a papa Ratzinger che forse saprà come l’obbli-
go suddetto sia largamente disatteso, e assai frequenti in—
vece le donne dei preti e i figli dei preti: conseguenza ine-
vitabile di un peso imposto e non sceltoâ€.
mai“Tra le tante chiese crollate a L’Aquila c’è quella del Suf—
fragio che si dice molto cara all’Opus Dei. E allora che que-
sta se la restauri da sola, che i soldi ce li ha e potrà anche
fare un’opera buona a sconto dei suoi molti peccatiâ€.
-.-}“Per lungo tempo abbiamo detto che il fine primario
del matrimonio è la procreazione, fino al punto di ne-
gare il sacramento a chi è impotente. Ma io credo che
il fine del matrimonio sia l’amore. E se ci sono due per-
sone del medesimo sesso che si amano, pur non chia-
mando la loro unione matrimonio, dobbiamo aiutarli a
stare insiemeâ€.
...}“In un mondo sempre più celermente in cammino ver-
so la pari dignità dei sessi, dove le donne occupano le
cariche più prestigiose, il permanente rifiuto cattolico
all’ordinazione femminile è una posizione di retroguardia
sempre meno comprensibileâ€.
O
1 E di Catia lori
LA GUERRA SOTTERRANEA
«a“Ormai è entrato nel linguaggio corrente il ridicolo ter—
mine «papa mobile»; non meno ridicolo della gabbia di
cristallo entro la quale viaggia il papa chiuso come in un
ostensorio. Ormai ci abbiamo fatto l’occhio e non ci stu—
piamo più di tanto...â€
—a“Mi domando quale interesse possa avere per il cri-
stianesimo un partito egoista, razzista, e perfino idola—
tra, che adora un fiume (il dio Po) e che disprezza tut-
ti coloro che non risiedono in Padania, cioè la maggio-
ranza degli uomini.â€
«-}“Ci sono beni che non si possono privatizzare perché
sono tutti elargiti gratuitamente da Dio... Tra questi beni
il sole che ci illumina e scalda, la terra che calpestiamo,
l’aria che respiriamo, l’acqua che beviamo. Ma c’è chi
vorrebbe privatizzare l’acqua (e meno male che non può
chiudere in un rubinetto l’aria, il sole, la terraâ€.
«4“1 vescovi assistono allo sfacelo morale del paese ciechi,
muti, afoni, sepolti in una cortina d’incenso che impe-
disce loro di vedere la verità . Perché non avete scon—
fessato Berlusconi quando ha respinto gli immigrati con-
dannandoli a morte certa? â€. E questa risale al 2009. Fi-
guriamoci come si sta arrabbiando adesso... I
uando sento parlare una donna auto-
revole percepisco che in lei c'è un alto
senso di maturità umana e di respon-
sabilità sociale. È come se la donna sentisse
il bisogno tutto inconsapevole di aver fatto
quadrare un cerchio interiore, prima che
pubblico, e fosse conscia della sua sete di
giustizia e di verità . Ecco perché laddove si
annida l'invidia maschile c'è sempre un con-
centrato di tenacia e intelligenza. Condivido
la suggestiva tesi di Lea Melandri che nel suo
ultimo saggio “Amore e violenza. Il fattore
molesto della civiltà †arrischia ipotesi nuove
e convincenti sul tema abusatissimo della
violenza sulle donne.
Il recente protagonismo di noi donne nella
vita pubblica che non necessariamente an-
cora si traduce in adeguata rappresentanza
ha fatto immaginare il tramonto del patriar-
cato. E ha provocato la nascita di un modello
femminile che mostra più che nel passato
una duplice funzione del corpo: quello “ero-
tico" di starlette ed escort che si vendono
per acquistare presunti status sociali e
quello “materno" inteso non solo come ca-
pacità generativa ma anche come valorizza-
zione del talento femminile. Partorire idee,
visioni e figli sono infatti sinonimo di creati-
vità estese, biologiche e mentali. Ma pur
sempre figlie di quella generosità tipica-
mente femminile che è appunto facoltà di
dare vita a qualcosa che prima non c'era.
Nella riduzione delle donne in questo dop-
pio, l'uomo tocca il suo potere ma segna
la sua condanna alla dipendenza da
eterno figlio e quindi a una perenne fra-
gilità psicologica ed emotiva. E in
quella che Melandri chiama “l'inermità ar-
mata dell'uomo figlio" irrompe la violenza e
il trionfo dell'odio sull'amore. Di qui l'au-
mento delle violenze e lo svilente tentativo
di continua sottomissione che si traveste
nella prigionia familiare, nell'esclusione dal
lavoro, nella continua svalutazione del pen-
siero e autonomia femminile. Il messaggio è:
sei libera di venderti, di procreare, ma non
di esprimerti per ciò che sei e che vuoi o di
camminare libera per strada. Ma questo stu-
pro, fisico o morale che sia, colpisce sempre
anche chi non lo subisce o ne
ammortizza i colpi. Perchè
oltre a limitare le libertà di
noi donne (si ha paura la sera
0 si cerca di non essere
troppo scomode col pensiero)
distrugge la fiducia nell’altro
sesso, che è poi la base di ogni
rapporto erotico e amoroso.
noidonne | aprile | 2011
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