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Numero 4 del 2011

Noi uomini sull'orlo di una crisi


Foto: Noi uomini sull'orlo di una crisi
PAGINA 5

Testi pagina 5

LA DONNA

DEL MESE

di Tiziana Bartolini

C C ella nostra storia ci sono
I \ | donne geniali che in diversi
periodi storici hanno avuto

un grande valore simbolico per il movi-
mento femminile, il loro pensiero e le loro
opere hanno aiutato il radicamento del
concetto di uguaglianza di genere in Sve-
zia”. Ebba Witt-Brattstròm, femminista e
storica dei movimenti delle donne, illustra
un lungo cammino che prese avvio... con
Santa Brigida, “la prima donna simbolo
svedese, oggi uno dei patroni d’Europa,
e unica santa della Scandinavia. La Sve-
zia, che divenne protestante nel 1500, ri-
scoprì Santa Brigida alla fine del 1800, pe-
riodo in cui lei e la nostra celebre scrittrice
Fredrika Bremer (1801- 1865) diventaro-
no il simbolo del movimento femminile
nella lotta per il voto alle donne e per la
parità dei diritti”. La cronologia delle leg-
gi sulla parità in Svezia racconta effica-
cemente la forza di quelle donne-simbo-
lo e la capacità delle svedesi di utilizzar-
ne il carisma: diritto all’eredità nel 1845
e maggiore età a 25 anni nel 1858, divie-
to della violenza contro la donna nel 1864,
diritto per le donne di accedere all’istru-
zione superiore nel 1870, riconoscimen-
to a gestire il proprio reddito dopo spo-
sate nel 1874. Il cammino continua nei pri-
mi decenni del ventesimo secolo: diritto
al voto nelle elezioni comunali nel 1919
e nel ’21 esteso a tutte le assemblee elet-
tive, nel 1935 il sistema pensionistico è
uguale per uomini e donne, nel 1938 è
consentito l’uso di anticoncezionali. Nel
1939 arriva la legge più significativa, in
contrasto con quanto avveniva nell’europa
fascista: il divieto di licenziamento a cau-
sa della gravidanza. Sul fronte della fa-
miglia, nel 1950 fu imposta la potestà ge-
nitoriale a entrambi i genitori, nel 1965 è
stato criminalizzato lo stupro coniugale e
dal 1971 è stata introdotta la tassazione in-

Ebba Witt—Brattstròm



dividuale del reddito in sostituzione del—
la tassazione congiunta. La conquista di
questi capisaldi normativi ha consentito,
successivamente, altri passi avanti, che si
sono realizzati anche grazie a delle mo—
dalità di tessere relazioni al femminile. “Il
femminismo svedese si distingue per la sua
strategia basata sul ‘networking’, capaci-
tà di creare una vasta rete di comunica—
zione. Molte riforme nei primi del 1900
sono state realizzate grazie alle donne che,
spesso di nascosto, collaboravano al di là
dell’appartenenza politica. Questa tradi—
zione fu riscoperta nel 1993, quando la
rete nazionale Stòdstrumporna (‘calze
contenitive’) cominciò a fare pressione per
ottenere maggiore uguaglianza nella po—
litica. I risultati sono arrivati, visto che nel
1994 la Svezia è stato il primo parlamen-
to e governo al mondo costituito per il
50% di donne. Oggi da noi la parità nel—
la politica è scontata, mentre al vertice del
mondo imprenditoriale o dell’università
le donne sono meno del 20% ”.

Nata nel 1953 in Svezia da genitori tede-
schi fuggiti dalla Germania nazista durante
la Seconda guerra mondiale, Ebba Witt-
Brattstròm è sempre stata una femmini-
sta. Negli anni Settanta è stata membro del
network femminista Grupp 8 e negli
anni Novanta tra le fondatrici del parti-
to Feministiskt Initiativ, prendendone
successivamente le distanze. Insegna Let-
teratura con indirizzo di genere all’uni-
versità di Sòdertòrn, vicino Stoccolma e
Visiting-Professor a1 dipartimento di Stu-

di Nordeuropei al-
l’università di Hum-
boldt di Berlino. Il
suo ultimo libro, nel
2010, è la storia del
movimento femmini-
sta svedese ‘À alla
kara systrar!’ (A tutte
le care sorellel). L’ab-
biamo incontrata a
Roma per la sesta edi-
zione del seminario
internazionale ‘Storie
e identità. L’Europa
degli intellettuali’, oc-
casione in cui abbia-
mo anche cercato di
capire quali sono le
differenze che, dal suo punto di vista, ri-
leva tra i movimenti femministi in Svezia
e in Italia.

“In Svezia le donne hanno raggiunto
traguardi più avanzati sul piano della pa-
rità, ma trovo nelle italiane ‘una fierezza’
del loro essere donne che a noi manca. A
voi lo Stato dovrebbe dare più sostegno,
come è garantito in Svezia. Questi tra-
guardi sono stati raggiunti anche grazie alla
nostra capacità di fare rete. Nel ‘93 ci ren-
demmo conto di aver perso terreno, ad
esempio in Parlamento la presenza fem-
minile era arrivata a circa il 30%, abbia-
mo reagito puntando sull’appoggio del-
le donne nelle tv oppure su quelle più
note, così abbiamo acquistato tutte più for-
za. Il movimento è trasversale e accomu-
na sia le classi sociali medio-alte sia le don-
ne che fanno riferimento ai sindacati”. Il
tasso di natalità in Svezia supera il 2.1
bambino per donna e la stessa Ebba
Witt-Brattstròm, con quattro figli, ha
sempre lavorato grazie “ad un marito che
ha condiviso sia il congedo parentale sia
il lavoro in casa, tutte cose considerate nor-
mali in Svezia”.

Le proteste delle donne, oggi, riguarda-
no richieste di pensioni più alte e, per le
giovani, protezioni in caso di separazio-
ne. Un terreno su cui c’è ancora molto da
fare è la parità salariale, che arriva fino ad
un meno 17% per le donne. “Le femmi-
niste lo chiamano snoppoa'ng“ (i vantag-
gi del pisello). . .. quando si dice che ‘tut-
to il mondo è paese....’!

2m... 320;?

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noidonne | aprile | 2011 o


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