Numero 3 del 2016
L'8 marzo allo specchio, interviste a Maraini, Nicolini, Urbinati
Testi pagina 50
423i
NOIDONNE
Marzo 2016
FRANCESCA
PERLINI
GLI ALBERI
DELLA POESIA
Un percorso di scoperta
del femminile
e di coesione fra natura
ed essere umano
di Luca Benassi
i sono libri di poesia che si
aprono e si chiudono come
un fiore nell'arco di una let-
tura, offrendo la dimensione di un
racconto, di un pensiero, di una
vita. Non sono ‘raccolte‘, perché
non raccolgono nulla, non mettono
insieme testi solo perché siano suf-
ficienti a farsi pubblicare; sono in-
vece Iibri necessari, cresciuti come
un organismo vitale, dove ogni
parte, ogni silenzio, ogni parola
appaiono essenziali. È questa una
caratteristica delle opere di Fran-
cesca Perlini, la cui densità e frutto
Approdi
di una ricerca umana e spirituale,
ancor prima che poetica a lettera-
ria. Perlini vive e lavora a San Co-
stanzo (PU), ha esordito con “Pri-
ma di partire" (Sigismundus, Ascoli
Piceno, 2013), per poi pubblicare,
nel 2015, “Dire casa†(Arcipelago
itaca Edizioni Osimo AN). Si tratta,
dunque, di una poetessa, parca,
attenta a distillare le esperienze, le
maturazioni, gli accadimenti dell'e-
sistenza per farne poesia. ll libro
del 2015 è diviso in due sequenze,
diverse dal punto di vista stilistico
e della lunghezza dei testi, ma uni—
te in un percorso sistematico che si
apre con la scoperta del femminile
e si chiude in una salda coesione
fra natura ed essere umano. E un
testo dalle venatura iniziatiche («se
mi perderò -e mi perderÒ—/ chiame—
rò un nome e/ la terra su cui avrò
posato l’ultimo piede/ sarà il primo
passo nel posto giusto./ e quando
i corpi s’incontreranno nel loro li—
mitare/ i canti verranno all'unisono
cantati per noi»), dove entrare nel-
la casa del corpo diventa scoperta
della propria natura generativa, ca-
pace di donare la vita e farsi terra
madre. La prima sezione è intitola-
ta “Gonneâ€, ed è composta da testi
brevi, frammenti sapienziali dove si
tessono, come la stoffa di una gon-
na, corpo e spirito in una dimensio—
ne corale, quasi si chiamassero a
raccolta le donne, le madri e le fi-
glie nel transitare dell’esistenza. La
seconda sezione reca il titolo “I’a-
more non si immagina si abbando-
na" e riporta come sottotitolo “spo—
salizio tra l’umano e la natura più
semplicemente fra me e il boscoâ€.
Questa sequenza ha un andamen-
to dialogico che ricorda il Cantico
dei Cantici, nel quale la femmina-
donna si rivolge al maschio—albero
e viceversa, in un tumulto dei sensi
fino allo sposalizio finale, di fronte
alla schiera del bosco, dove l’es-
sere umano sembra congiungersi
e trasformarsi in natura, in un rinno-
vato e profondo equilibrio primor-
diale, per accogliere il seme della
vita pronto a farsi germoglio.
torno a casa prima di partire,
pendono appesi come rami i rami
-gonne al vento-
brezze direzioni, chiusi nei cassetti i frutti
che raccoglierò a destinazione.
il limite è colmo. cadrà la gonna
dai fianchi delle montagne
in un mare che ha perso la superficie.
ciò che svela l’onda circolare.
Sposo
Innesto te come mio frutto
metto nelle tue mani il mio seme
nella raccolta e nella perdita
nel sano e nel mancante
in gravità e in leggerezza
in ogni stagione
che scioglie il tempo in terra fertile.
Sposa
Appoggio la guancia nelle tue cavitÃ
stendo le gambe sulla tua chioma
apro il ventre ai tuoi semi
in inondazione e in ariditÃ
nella chiarita e nell'oscuro
che trasmutano la lotta in nascite.
Canto corale, Sposo e Sposa
Hai la mia mano destra
in te custodisco la sinistra
unisci il mio corpo al tuo pensiero
congiungi la mia fine al tuo inizio,
Siamo Uno fatto due.